Missioni Consolata - Maggio 2002

MISSIONI CONSOLATA 8 MAGGIO 2002 di studiare e farsi curare, mogli e figlie dipendenti dalla volontà insindacabi- le dell’uomo, ecc.). Il vostro compiacimen- to solleva dubbi su ciò che vi anima: compiacimento nel dare largo spazio a o- pinioni antidemocratiche, antifemministe, reaziona- rie, nostalgie di un mondo premoderno, tribale e fe- roce, senza concedere a- nalogo spazio a precisa- zioni e doverose confuta- zioni. Il cristianesimo ha il merito di aver permesso all’occidente la conquista più grande: una società dove, pur tra disugua- glianze e mali, nessuno è ucciso per le sue idee poli- tico-religiose; dove la don- na ha acquisito pari diritti e dove c’è netta separazio- ne tra religione e stato; dove è permesso il dissen- so, che si esprime nel voto e nel manifestare le pro- prie opinioni. Non è così nei paesi arabo-islamici, che nutrono rancore, mi- sto ad invidia, verso il mondo moderno. Silvia Novarese Torino Riteniamo di avere ri- sposto alla sua lettera, commentando quella di Maurizio Altemani e una «lettera firmata» ( MC , marzo 2002; aprile 2002). Circa la «condizione femminile», il dossier di questo mese ci pare elo- quente. Spaventevoli errori Gentile direttore, sul numero di gennaio 2002 C INZIA V ACCANEO , di Torino, ritorna sulla mia lettera, che ho riletto e che, tolti due punti di sarcasmo, riconfermo. Le distanze sono al mo- mento incolmabili: quan- do un’economista scrive che «spesso le nuove a- ziende non nascono per dare nuovi posti di lavoro, ma per creare nuovi ric- chi», vuol dire che la ma- lattia che v’ha preso e spargete a piene mani è molto grave. Non altri- menti potrebbe spiegarsi come e perché, a confron- to di molte vostre tesi, Bertinotti appaia un tran- quillo signore con idee un po’ blasé. Allora non ha senso parlare, perché siamo su pianeti diversi; meglio ta- cere e attendere. Molto meglio meditare con cal- ma. Pacatezza ci vuole, che non sussiste scriven- do sulla posta di un gior- nale o parlando in tivù, es- sendo ognuno troppo pre- so dall’assillo di vincere il duello. Ricordando certi vostri commenti sui fatti di Ge- nova, allego «Profezie di Genova», che cominciai un anno fa, presago e si- curo di quel che sarebbe successo a luglio. Da una vita sono circon- dato da «compagni»... Ho la presunzione di cono- scere bene il vostro senti- re, da dove viene, come è penetrato e s’è fatto forte, su quali equivoci poggia. Ma conservo verso i vostri spaventevoli errori tutta l’umanità e civile com- prensione. Il mio prossi- mo lavoro metterà a fuoco il rapporto tra comunismo e cattolici. Missioni Conso- lata mi è indispensabile. Saluti e salute. Luigi Fressoia Perugia Salute pure a lei e gra- zie per «l’umanità e civile comprensione» verso i nostri «spaventevoli erro- ri». A proposito, forse ne ha commesso uno anche lei, non spaventevole co- me i nostri: la citazione dell’economista Vacca- neo, staccata dal contesto della lettera, ne inficia il pensiero. Intanto continuiamo a pubblicare le sue lettere critiche, come quella nel dossier di aprile. I benpensanti che fanno? Cara Missioni Consola- ta, non mollare! Trovo in- trisi di valori cristiani, cioè rispondenti a quanto dice Gesù, i tuoi articoli e le sa- gaci risposte a chi ti accu- sa di essere una rivista fat- ta da «miscredenti»! Criticare le multinazio- nali o il governo america- no crea nemici, perché la gente si aggrappa dispera- tamente a ciò che ha: teme che chi non ha niente glie- lo possa togliere. E dire questo dà molto fastidio. Perciò ci si trincera dietro l’essere dei «benpensan- ti»... che ben pensano, ap- punto, ma niente fanno, arroccati nei propri averi e incattiviti contro chi fa loro notare l’evidente in- giustizia. Cara rivista, un’altra co- sa apprezzo molto di te (che non mi aspettavo es- sendo tu cattolica): è il ri- spetto per le altre religio- ni. Anche per questa tua mancanza di «evangeliz- zazione» alcuni ti critica- no, come se si dovesse aiutare il prossimo in cambio della sua conver- sione! Il tempo delle cro- ciate, di cui anche il papa si è scusato, è ancora vici- no per troppi! Che cosa dovrebbe es- sere, allora, la solidarietà? Aiutare il prossimo, per- ché non è giusto che chi ha avuto la fortuna di na- scere nel ricco occidente diventi sempre più opu- lento sulle spalle di chi vi- ve in altre parti del mon- do. So che è brutto sentir- selo dire. Ma sappiamo tutti che, se possiamo ave- re il videoregistratore o la lavastoviglie, è perché in uno sperduto villaggio a- fricano qualcuno si fa a piedi decine di chilometri al giorno per avere una ta- nica d’acqua e... prendersi il tifo o l’epatite, da cui non può guarire perché non ha soldi: soldi, invece, che noi usiamo contro la caduta dei capelli o sma- gliature. Non è giusto che la maggioranza delle perso- ne si ammazzi di fatica per sopravvivere (non di- co «vivere»), mentre qui si parla di fitness e celluli- te, mentre si porta il cane a limarsi le unghie! E ma- gari avendo pure l’inso- lenza di pensare che la no- stra religione (che è pure la mia e mi ha fatto cono- scere tanti valori inopina- bili) sia migliore delle al- tre. Questo è un pretesto per lavarsi i sensi di colpa. Cara rivista, accanto ai cattolici benpensanti che ti rifiutano, hai anche una «non molto cattolica» che ti apprezza molto. dott. Silvana Rocchetti Milano Dalla città della Fiat Caro direttore, sono abbonata a Missioni Consolata da molti anni. I suoi articoli fanno riflette- re. Commento la lettera «Lo struzzo e noi», di Te- resa C. F RIGIERI di Mara- nello (settembre 2001). Abito a Torino, la città della Fiat ... che in questi

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