Missioni Consolata - Maggio 2002
MISSIONI CONSOLATA 7 MAGGIO 2002 I n merito alla lettera «Chi è im- becille?» e relativa risposta ( Mis- sioni Consolata , febbraio 2002), e- sprimo due considerazioni. L’autore indubbiamente è anda- to oltre le righe. È però evidente che il suo limite di sopportazione, di fronte al dilagante masochismo (in ogni aspetto della vita) e all’ap- pannamento dell’identità cristiana, tesa forse a capire più le altre i- dentità che la propria, palesa una abbondante saturazione. La lette- ra ha posto sul tappeto problemi non indifferenti, di fronte a gene- rale malessere ed apprensione. La risposta non fa onore al di- rettore, che si è defilato con bat- tute di dubbio gusto e che, forse, appaiono impertinenti. Che ne sa lui di chi fa le offerte?... E sorride- re sulle scuse (non dei mea culpa ) del papa non mi sembra tanto di- sdicevole, se penso alle strumen- talizzazioni che sulle stesse si so- no imbastite e che, pure recente- mente, dal rabbino capo di Roma continuano ad essere oggetto di biasimo. L UISA M ILANI - R OMA I missionari ricevono offerte da chi è «povero davanti a Dio». Se tale af- fermazione è stata impertinente, ce ne scusiamo... Mutatis mutandis anche Giovanni Paolo II ha riconosciuto gli errori dei cristiani e della chiesa e ha chiesto scusa. Il gesto non è stato gra- dito da alcuni, che hanno «sorriso» o strumentalizzato il fatto. A noi non piacciono né i sorrisi né le strumenta- lizzazioni. Riteniamo «verbale» la distinzione tra «mea culpa» e «scusa»: infatti entrambe, per essere salutari, esigono un com- portamento diverso rispetto al passato. È ciò che più conta. Psicologicamente la «saturazione» è comprensibile; ma non lo è nello spi- rito evangelico, soprattutto se diventa ritorsione. È necessario credere nel dialogo. Il papa afferma: «Il modo ap- propriato e più consono al vangelo, per affrontare i problemi che possono nascere nei rapporti tra popoli, reli- gioni e culture, è quello di un paziente, fermo quanto rispettoso dialogo». L a lettera dell’«imbecille» è ver- gognosa. L’autore offende il di- rettore della rivista «sapendo che, da bravo prete, cestinerà schifato» il suo scritto; ma si vanta di essere nipote di un grande prete, di avere una sorella e una figliamissionarie. Signor direttore, lei ha avuto la discrezione di non rivelare il nome del mittente... altrimenti zio, sorel- la e figlia arrossirebbero di vergo- gna; se defunti, certamente si ri- voltano nella tomba di fronte agli sragionamenti del loro parente. C ARLO M ANNINO - B RINDISI Signor Carlo, non cada in trappola usando gli stessi toni dell’«imbecille». Anche perché nessuno lo è del tutto. A pprezzo Missioni Consolata fin dal 1955. Caro direttore, con- tinui così, con una rivista sempre più ben fatta e ricca di articoli do- cumentati, con informazioni paca- te ed obiettive, che consentano ai lettori di controbilanciare una «ci- viltà» basata solo sull’apparenza, sui sondaggi e sulla ricchezza. Un plauso anche per essere di- ventati Missioni Consolata Onlus ; co- sì le offerte ai missionari si posso- no detrarre nella denuncia dei red- diti. Da ultimo, un commento alla let- tera «Chi è imbecille?». Mi sembra che l’autore ritenga che la storia si sia fermata all’Antico Testamen- to... con l’osservanza formale del- la legge. Egli forse dimentica che sono passati 2000 anni da quan- do un certo Gesù ha insegnato e dimostrato con la vita che ciò che conta è amare Dio e i fratelli. R ICCARDO C IGNETTI - C ALUSO (TO) S olidarietà, solidarietà, solida- rietà a lei, direttore, e «pollice giù» verso «Chi è imbecille?». L’au- tore ha tanti missionari in famiglia e vi attacca duramente. Io ne ho u- no solo e faccio parte di un grup- po di azione missionaria. Insegno anche italiano ai giova- ni extracomunitari che arrivano in città privi di tutto, persino di ma- nifestare il desiderio di condizioni di vita più umane rispetto a quelle che hanno lasciato. Senza retori- ca, la gioia che provo con questi ragazzi, la ricchezza che mi danno sono difficilmente raccontabili. La scorsa lezione eravamo 13, di 13 nazioni e 4 continenti. Religione? Non chiedo mai qua- le sia la loro. Ci sono anche Rachid e Adel: durante lo scorso ramadan , al tramonto, mi hanno chiesto con esitazione di uscire un attimo per mandar giù un boccone. Anche a nome dei miei amici im- migrati, non le dico «resista, resi- sta, resista», perché potrebbe sem- brare partigiano. Dico semplice- mente «grazie!». R ITA V IOZZI - A NCONA P enso che Missioni Consolata sia sempre un appuntamento con l’umanità. Ogni numero porta con sé un carico di gioia e dolore, di speranza e angoscia che allarga gli orizzonti e va oltre i soliti circuiti di notizie: le patinate serie di ov- vietà e le ciniche ricerche di que- sta o quella verità cui, i media «tra- dizionali» ci hanno abituato. Non ci sono giudizi, sentenze, né posizioni integraliste nei vostri ar- ticoli, ma piccole-grandi storie, che possono essere definite «micromo- delli di universalità»: parlano di per- sone e fanno parlare le persone. Uno dei vostri pregi è quello di rendere ordinaria (non occasiona- le) la voce dei semplici, di coloro che non hanno spazio nei network , senza per questo costruire barri- cate ideologiche contro ricchi e po- tenti. I paradigmi conflittuali non vi appartengono e chi li intravve- de ha forse gli occhi appannati. La scelta dei semplici non è i- deologia. Ricordarlo è un dovere della comunità-umanità cristiana. Amici, andate avanti così... G IANMARCO M ACHIORLATTI A LBANO (RM) Il signor Gianmarco termina con la seguente citazione: «Le gioie e le spe- ranze, i dolori e le angosce degli uo- mini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti quelli che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, i dolori e le ango- sce dei discepoli di Cristo» ( Gaudium et Spes, 1). Straordinario! Ma nessuno è imbecille « Pro » e « contro » una lettera
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=