Missioni Consolata - Maggio 2002
città hanno una qualità di vita supe- riore, le persone non verranno ad in- vadere o assaltare altri quartieri. Un esempio concreto: nella zona dell’ Avenida Ipiranga , cioè in una zona centrale di Porto Alegre, c’era una favela . Per i governi precedenti la soluzione era: prendere la favela e spostarla fuori città. Noi abbiamo invertito questa logica. Le persone abitavano lì da più di 30 anni e quindi abbiamo scelto di migliorare le condizioni abitative in loco. Abbiamo costruito alloggia- menti temporanei in attesa di ulti- mare case e palazzi definitivi. Spo- stare tutta la gente della favela a- vrebbe reso necessario una nuova fase di adattamento, che a volte è molto difficile. Non si cacciano le persone dall’ambiente in cui stanno: si migliora l’ambiente». Il metodo del bilancio partecipa- tivo è stato implementato dà un par- tito di sinistra. Cosa dice la chiesa su questo sistema? «In Brasile abbiamo una chiesa cattolica progressista. Basti ricorda- re le varie pastorali della terra, dei neri, degli indios, dei bambini. Ci sono inoltre le comunità ecclesiali di base, i pastori della chiesa luterana coinvolti con i movimenti sociali... In generale, la chiesa cattolica dà un grande appoggio al sistema; per esempio, incentivando la gente a partecipare alle assemblee. Il coor- dinamento nazionale della Caritas ha molte persone coinvolte diretta- mente nel bilancio partecipativo. In- somma, tutta la chiesa che lavora con la base ci aiuta. Quante volte le nostre assemblee si tengono nei sa- loni parrocchiali!». E Brasilia? Come sono i rapporti con il governo federale? «Brasilia non ci ama. È ovvio che, se avessimo dalla nostra il governo federale, le cose sarebbero più sem- plici. Ma i motivi di contrasto non sono soltanto politici. I soldi che ci arrivano da Brasilia sono pochi an- che perché gran parte dei fondi fe- derali sono utilizzati per coprire il debito estero del paese. C’è un pro- blema reale di disponibilità». MODELLO ESPORTABILE? Nel paese latinoamericano, il bi- lancio partecipativo è stato applica- to a Porto Alegre (dal lontano 1989 ad oggi), nello stato di Rio Grande do Sul (dal 1999). Si sta lavorando per portarlo anche nella megalopo- li di San Paolo (15 milioni di abi- tanti). È fattibile un’applicazione del bilancio partecipativo fuori del Brasile? «Sì, anche se non c’è un modelli- no esportabile tale e quale. Però ci sono dei princìpi fondamentali at- torno ai quali è possibile costruire. Il primo è l’universalità del sistema: tutti possono partecipare, proporre, votare. Il secondo è la discussione del bilancio preventivo. Il terzo è la presentazione del consuntivo. Il quarto è l’autoregolamentazione, cioè il processo può essere corretto o perfezionato in corso d’opera die- tro intervento dei cittadini. Infine, c’è un principio non scrit- to né codificabile. È il senso di soli- darietà che il metodo risveglia in o- gnuno. In Brasile, ciò può fungere da collante. Per 500 anni questo paese è stato governato da ristrette élites . Questo processo di parteci- pazione alla gestione della cosa pub- blica è una sorta di riscatto degli e- sclusi». Un successo, insomma. «Ma stia- mo attenti - avverte Iria -. Non creia- mo illusioni: il sistema non è magi- co. Non risolve i problemi da un an- no all’altro. Non fa crescere i soldi sugli alberi. Certo, più cittadini par- teciperanno più il metodo si conso- liderà. E soprattutto crescerà una società formata da persone pensan- ti e coscienti delle possibilità che questo sistema offre. Né va dimenticato che il sistema è un efficace antidoto contro la cor- ruzione, il paternalismo, il cliente- lismo. Perché genera un forte con- trollo sociale sulle azioni del go- verno». COMUNISTI? RioGrande do Sul è uno stato co- munista? RioGrande do Sul è uno stato do- ve si sta sperimentando una via al- ternativa per la convivenza umana. Uno stato dove il principio del libe- ro mercato convive con un sistema che chiede alla gente di partecipare in prima persona (e non soltanto at- traverso i rappresentanti eletti) alla costruzione di una società più equa e solidale. Un tempo un simile progetto sa- rebbe stato stigmatizza- to con una sola parola: utopia. Mc Iria Charão nel suo ufficio. A lato: il logo del «bilancio». Pagina accanto: si preparano i cartelloni con le tematiche.
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