Missioni Consolata - Maggio 2002
pere chi sono stati i suoi veri geni- tori. Ho potuto parlare direttamen- te con lui, senza che lui conoscesse chi ero veramente. Ho avuto questa occasione e l’ho sfruttata». E come si è presentata? «Con il mio nome. All’inizio lui non ha capito. Abbiamo parlato un po’. Poi mi sono presentata meglio, ma lui non ha voluto proseguire la conversazione». Quindi, lui considera i genitori a- dottivi come i suoi veri genitori... «Sì, perché sono quelli che gli hanno dato amore, educazione e tutto quello che ha». Sono dei militari? «No, spero proprio che non lo siano. Sarebbe un dolore ancora più grande. Io non posso dimenticare quello che i militari hanno fatto. Per me il dolore è lo stesso del primo giorno, quandoMariaMarta sparì». I suoi nipoti conoscono la storia di Maria Marta e di suo figlio? «La conoscono. Un giorno li ho convocati qui da me, tutti e 13. E ho raccontato ogni cosa». LA VIOLENZA DELL’IMPUNITÀ «Sotto il presidente Alfonsin si fe- ce un processo molto grande a tut- ti i militari. Poi però il governo de- cise che era giunto il momento di chiudere con il passato e varò la leg- ge “ de punto final ”, che però non accontentava abbastanza la casta militare. Si inventò allora la legge “ de obediencia debida ”, secondo la quale tutti avevano obbedito a or- dini superiori e, dunque, non erano punibili. Soltanto gli alti gradi furo- no giudicati e condannati». Almeno loro... «Poi arrivò Menem e fece l’amni- stia. Anzi, ne fece due, la seconda nel dicembre del 1990, come rega- lo di fine anno... Per noi fu un altro colpo molto MISSIONI CONSOLATA 55 MAGGIO 2002 Sopra: l’«edificio Kavanagh». Sotto: poliziotti davanti alla «Casa Rosada». Altra pagina: «Plaza de Mayo».
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