Missioni Consolata - Maggio 2002
NONNA E NIPOTE E suo nipote? «Mio nipote oggi ha 25 anni». Sa dov’è, cosa fa? «Iniziai a cercarlo assieme a mio marito. Qualche anno fa indivi- duammo un ragazzo che sembrava corrispondere alle caratteristiche di mio nipote». E dopo, che è successo? Che si fa in una situazione tanto delicata? «Finora non siamo riusciti a con- vincerlo a farsi le analisi per vedere se veramente è lui. Prima c’era il papà che ostacolava la cosa, adesso è lui che non ne vuole sapere. È u- na situazione difficile, molto dura che fa male sia a noi che a lui. Ma io vorrei morire sapendo che mio ni- pote conosce la verità. Vorrei po- tergli spiegare chi era la sua vera madre, mia figlia». Ma, secondo voi, lui sa di essere stato adottato? «Adesso lo sa. Però non vuole sa- MISSIONI CONSOLATA 53 MAGGIO 2002 I l 30 aprile 1977, un anno dopo la presa del potere da parte dei militari, un gruppo di 14 madri (a cui lo stato aveva sequestrato i figli) si riunì per protestare in Plaza de Mayo, di fronte alla Casa Rosada, sede del governo nazionale. Le guidava Azucena Villaflor de Devincenti (a sua volta sequestrata pochi mesi dopo, l’8 dicembre 1977). Le donne stavano in gruppo. Di lì a poco la polizia, che controllava la piazza, avvertì le convenute di disperdersi in quanto erano proi- biti gli assembramenti di 3 o più persone. Allora le madri iniziarono a camminare attorno alla Piramide di Maggio, posta al centro della piazza. Da quel primo gruppo nacque il movi- mento delle «Madres de Plaza de Mayo», che raccolse sempre più adesioni in tutto il paese. Da quel giorno, ogni giovedì , dalle 15.30 alle 16.00, un gruppo di madri si riunisce in Piazza di Maggio per reclamare verità e giustizia e per manifestare a favore dei diritti umani, in Argentina e nel mondo. N el gennaio 1986 si costituirono due orga- nizzazioni delle Madri di Piazza di Maggio: « Madres de Plaza de Mayo Línea Fundadora » e « As o c i a c i ón Madres de Plaza de Mayo ». Dopo aver affron- tato assieme gli anni della dittatura, il movi- mento si scisse a causa di alcune profonde diversità. Una parte delle madri, la maggior parte di quelle che fondarono il movimento (da qui il nome di «linea fundadora»), conside- rava necessario un cambio nella metodologia di lotta in seguito al ritorno di un governo costituzionale. Inoltre, era contestata l’attitu- dine autoritaria e il marcato personalismo della presidente, signora Hebe de Bonafini . Oggi il gruppo della Línea Fundadora accetta le esumazioni come prova dei crimini com- messi e «perché nessuno può proibire a una madre di recuperare i resti di suo figlio». Accetta la legge ( n. 24.321 ) in base alla quale il «detenido-desaparecido» assume la configu- razione legale di «persona assente per spari- zione forzata», lasciando la «presunzione di morte». Rispetta le madri e le famiglie che hanno adottato la decisione di accettare l’in- dennizzo economico pubblico (legge n. 24.411 ), riconosciuto dal governo argentino dietro sollecitazione della «Commissione inte- ramericana per i diritti umani» ( Cidh ). Con questa legge, dicono le madri della Línea Fundadora, si riconosce il genocidio e gli orrori compiuti dal terrorismo di stato. «Con Hebe - spiega Marta Vasquez - oggi ci divide quasi tutto: i metodi di lotta, la manie- ra di parlare, i modi di fare. Tuttavia, c’è una cosa che ci terrà unite per sempre: la perdi- ta dei nostri figli. A lei la dittatura portò via due figli e una nuora. A me una figlia e un genero». Pa.Mo. «MADRI DI PIAZZA DI MAGGIO» La storia del movimento Manifesto con i volti di alcuni scomparsi («desaparecidos»). Pagina accanto: nome e descrizione di alcuni dei 365 centri di detenzione. Taty Almeida, una delle madri.
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