Missioni Consolata - Maggio 2002

la pelle. Ma nel 1893, tutta la Costa d’Avorio era sotto il controllo fran- cese, col titolo di colonia indipen- dente. San Pedro riprese quota: con materiale portatodalla Francia, il go- verno vi fece costruire un padiglione per la dogana, la residenza dell’am- ministratore e un faro, il primo della Costa d’Avorio. Nel 1900 il governo donò alla compagnia Kong quasi 3 mila kmq di foresta attorno a San Pedro, per indennizzare il patriota Verdier de- gli sforzi sostenuti per mantenere la presenza francese sul territorio. Co- minciava la corsa allo sfruttamento del legname e alle coltivazioni di caffè, cacao e caucciù. Nel 1968, otto anni dopo l’indi- pendenza, il governo dichiarò la re- gione sud occidentale secondo polo di sviluppo del paese, lanciando un vasto programma chiamato Arso ( Aménagement de la région du Sud Ouest ). San Pedro cominciò a cam- biare i connotati: fu dotato del por- to autonomo, insieme a varie strut- ture commerciali e industriali. Inpo- co tempo il piccolo borgo diventò una città moderna e polmone eco- nomico della regione circostante. Incremento di colture da esporta- zione nelle zone rurali, costruzioni di infrastrutture e industrie per la lavo- razione del cacao, caffè e legname at- tirarono manodopera in continua- zione. Ai gruppi etnici locali ( kru , bakué , néyo) si aggiunseroquelli pro- venienti dall’internodellaCosta d’A- vorio ( baoulé , wobé, guéré, yakouba, malinké, mahou, senoufo, koulango, abron, agni ) e dai paesi circostanti. Oggi San Pedro conta circa 200 mila abitanti; è una città cosmopoli- ta con grosse colonie di burkinabé, maliani, liberiani, guineani, ghania- ni, nigeriani, mauritani e alcuni eu- ropei e libanesi. REGNO DELLE ZANZARE Dalla cité torniamo al Bardot, la più grande bidonville dell’Africa oc- cidentale. Nata spontaneamente co- me quartiere provvisorio per la ma- no d’opera impiegata nella realizza- zione di infrastrutture urbane e portuali, è cresciuta a dismisura con l’arrivo di masse disperate in cerca di lavoro, fino a contenere i due terzi della popolazione di San Pedro. Padre Armando mi fa visitare una piccola parte della sua parrocchia, per rendermi conto della situazione. « Wabù! Wabù! » (bianco) ci saluta- no i bambini, correndoci incontro per stringerci la mano. «Quando racconto chemi chiamano “bianco”, i miei compaesani si mettono a ride- re» racconta sorridendo il padre, la cui carnagione sembra caffè espres- so. Qualcuno, pochi in verità, saluta dicendo « mon père » (padre), segno che sono cristiani. Padre Armando scherza con tutti, mentre osservo con costernazione le lunghe file di baracche di legno, ad- dossate le une alle altre, facendo be- ne attenzione dove posare i piedi. Tutte le stradette, infatti, assomiglia- no a letti di torrenti, con ciottoli frammisti alle immondizie domesti- che buttate a casaccio davanti alle a- bitazioni. L’assenza di fognature, poi, fa sì che le vie si trasformino in fogne a cielo aperto, con tratti di li- quame ristagnante. In fondo a molte strade, in un av- vallamento acquitrinoso, ci imbat- tiamo in mucchi di immondizia in cui ruspano galline, grufolanomaia- li e capre e giocano i bambini. Tutto ciò favorisce la proliferazio- ne di zanzare, che al Bardot regnano sovrane. Si sono fatte varie campa- gne per combatterle, ma la gente sembra abituata e rassegnata a con- vivere con esse e alle relative febbri malariche. Ma i centri sanitari sono sempre pieni. Più della metà dei pa- zienti accolti nelle strutture sanitarie di San Pedro viene dal Bardot, in maggioranza conmalattie legate alla malaria. Tutti ne sono colpiti; ma i più vulnerabili sono i bambini al di sotto dei 5 anni. Il degrado ambientale porta con sé quello sociale. Oltre che nido di zan- zare, Bardot è anche covo di brigan- ti di strada: assenza di pianificazione stradale e di elettrificazione, fa di al- cune zone del Bardot un rifugio i- deale per i malviventi e un rischio per chi si azzarda ad entrarvi. Il 30 a- prile 2001, un commissario di poli- zia, sulle tracce di una banda di mal- fattori, fu abbattuto con una pallot- tola al cuore. Una di queste zone, la parte sud del Bardot, è soprannominata Co- lombia, nome dato non a caso: vi si concentrano i più grandi spacciato- ri e narcotrafficanti; la droga è con- sumata sotto gli occhi dei passanti. Il settore chiamato Zimbabwe è tristemente famoso per il numero di aggressioni a mano armata, di gior- no e di notte. Al commissariato di polizia vengono segnalati almeno 35 casi di furti, aggressioni e violenze giornaliere: più di mille al mese. Insalubrità emalattie, aggressioni, crimini e droga fanno vittime tutti i giorni. Il Bardot è il quartiere di tut- ti i pericoli. Per evitarli, siccome il so- le sta per tramontare e le tenebre ca- lano in fretta, ci affrettiamo a rinca- sare. A LUME DI CANDELA Il complesso della missione è mol- to semplice: la chiesetta in muratu- ra, dedicata alla Madonna d’Africa, un fabbricato in mattoni addossato MISSIONI CONSOLATA 44 MAGGIO 2002 Mercato di San Pedro (sopra) e monumento simbolico della Costa d’Avorio (accanto).

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=