Missioni Consolata - Maggio 2002

portamento sembrano giustifica- re tale considerazione. Ma come vivono il rapporto con il proprio corpo? «In Somalia, come ginecologo e sessuologo, ho cercato di capire co- me le donne si rapportavano alla propria sessualità: l’unica risposta che ne ho dedotto è che essa ha una pura funzione riproduttiva. La loro grande sensualità non è genitale, perché da quegli organi ricavano so- lo molto dolore. Dal punto di vista ginecologico, hanno sempre mal di pancia e problemi vari. Per loro il be- nessere non è vivere bene la sessua- lità nel matrimonio, bensì avere un marito che le mantenga. Le bambine di soli cinque anni, che sanno di essere infibulate, aspet- tano con ansia il momento di pas- saggio all’età adulta. Se una ragazzi- na grandicella non ha ancora subìto tale operazione, viene emarginata dal gruppo di amiche. Il corpo della somala è un corpo doloroso. Infatti i racconti sui primi rapporti sessuali sono agghiaccian- ti, traumatici: lei si presenta a lui “cucita”. Sono poche le mogli che, d’accordo con il marito, si fanno scu- cire. In genere lui vuole constatare di persona che lei sia chiusa. La re- gola è quella del grano di mais: se passa un grano è ben cucita. Da quel foro fuoriescono urine e mestruazio- ni, ma con gran ristagno di liquidi. Al momento della penetrazione sorgono i problemi: la cucitura deve essere aperta o con il pene o un og- getto qualsiasi (un coltello, una la- metta, la parte superiore di una lat- tina di coca-cola ). L’atto sessuale, più che un rap- porto intimo, è un gesto di valoriz- zazione sociale delle velleità ma- schili: io, uomo, la posso penetrare anche se è difficilissimo. È una pro- va, mentre alla donna è richiesta una superverginità. Spesso questa ha il primo rapporto in modo strumenta- le, non naturale: vetri, coltelli, for- bici, frammenti di latta che lacera- no le suture. Una donna facile da avere è vista come una prostituta, con sospetto. Una donna non infi- bulata può essere ripudiata imme- diatamente. Se il marito non riesce a deflorare la moglie, può sempre di- re di aver sposato una donna ben cu- cita, quindi di grande moralità. In Somalia si porta ad estreme conseguenze questo aspetto antro- pologico: “io sono così preziosa che sono inaccessibile; però quando mi conquisti mi dai tutto”. È un rap- porto tra schiava e padrone, in cui, in accordo a schemi primitivi, si do- na tutto e si riceve tutto. Il rispetto per le donne è zero. Esse non valgo- no nulla. Se l’orgasmo femminile è sedu- cente per l’uomo in un contesto oc- cidentale, è superfluo, negativo, pri- vo di interesse in società maschili- ste e sadiche. “Perché una donna mi deve sedurre? Faccio io quello che voglio di lei.” Innamoramento, amo- re non esistono. La donna è un mez- zo attraverso il quale l’uomo realiz- za la propria discendenza. Comunque, a livello sessuale, don- na e uomo hanno strategie diverse: la prima deve essere prudente, poi- ché ne può conseguire una gravi- danza; il secondo invece cerca di se- durre più donne possibile, perché la poligamia è la forma di famiglia più diffusa nel mondo (come numero di culture, non di persone). In Occi- dente si espleta attraverso numero- si rapporti extraconiugali, che coin- volgono l’80% delle persone». Ci sono donne somale che chie- dono di essere deinfibulate perché sono fidanzate ad italiani? «Dove sono? Si sposano solo tra loro. Da me arrivano donne con com- plicazioni mediche... Un somalo non sposerebbe mai una connazionale, anche se infibulata, arrivata qui mol- to tempo fa, perché pensa che abbia ormai assunto la mentalità occiden- tale. Tutte le donne che hanno avu- to “contaminazioni” con l’Occidente non si sposano più». Tutte le giovani somale in Italia sono qui sapendo che perdono la possibilità di trovare marito? «Se non trovano subito un fidan- zato somalo, con il passare del tem- po perdono la propria accettabilità sessuale». A bbiamo brevemente intervi- stato anche il ginecologo R O - BERTO B RACCO . Dottore, in certi contesti cultu- rali l’infibulazione è considerata un’usanza igienica, che rende più bello e pulito il corpo della donna. Cosa ne pensa? «L’infibulazione non è una prati- ca igienica. In tutti i casi che ci so- no capitati, quando abbiamo riaper- to la ferita, abbiamo trovato l’as- senza totale di igiene. L’urina e il sangue mestruale ristagnano all’in- terno della cucitura». Come intervenite? «Introduciamo una pinza a becco e tagliamo i punti. In certi casi è ne- cessario operare con anestesia to- tale». Come definire allora l’infibula- zione? «Un intervento mutilante che, dal punto di vista sanitario, non ha nul- la di igienico. È un rito iniziatico: l’a- sportazione della parte erettile del- la donna. La clitoride, infatti, ha la 35 MAGGIO 2002 CONSOLATA MI SS IONI Si prepara la festa

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