Missioni Consolata - Maggio 2002
34 MAGGIO 2002 CONSOLATA MI SS IONI A bbiamo interpellato il dottor F RANCO M ASCHERPA , medico presso la clinica ginecologica universitaria di Torino, a suo tempo impegnato in Somalia, sulle mutila- zioni genitali femminili. Dottore, cosa s’intende per mu- tilazione sessuale femminile? «Attualmente sono circa 130 mi- lioni le donne che hanno subìto pra- tiche di mutilazione sessuale. Sono interventi laceranti, che si effettua- no sui genitali esterni delle bambi- ne prepubere. Sono possibili tre tipi di operazio- ne. La più diffusa è quella sudanese o faraonica (infibulazione), che ri- sulta la più mutilante e dà origine a tanti problemi medici e psicologici. Essa consiste nell’asportazione della clitoride e delle piccole labbra, nella cruentazione (con incisioni vertica- li, scarnificare) della parte interna delle grandi labbra, della parte me- diana della vulva e nella cucitura del- le labbra. Le tecniche di sutura sono diverse: nelle zone rurali si possono usare spine di acacia, tenute insieme da fili di cotone. La clitoridectomia (escissione) è meno diffusa: prevede l’asportazio- ne della clitoride e della parte supe- riore delle piccole labbra. La ferita non viene mai suturata, bensì tam- ponata con erbe. Le bambine ven- gono fasciate con le gambe strette. La sunnah (circoncisione), diffusa nei paesi arabi, ma anche in Soma- lia) è una pratica meno cruenta del- la clitoridectomia: comporta minori conseguenze permanenti sul piano fisico. Consiste, nei casi più radica- li, nella asportazione di una parte della clitoride. Nelle varianti minori vengono prodotte piccole ferite su- perficiali nella regione paraclitori- dea. Lo scopo di tale pratica è di pro- durre una fuoriuscita di sangue. So- litamente viene utilizzato un coltello rituale, oppure una lametta da bar- ba. Vengono anche impiegate so- stanze anestetiche. Dopo l’intervento, le gambe delle bambine vengono saldamente lega- te con fasce all’altezza delle caviglie, delle ginocchia e delle cosce, e man- tenute in questa posizione per dieci giorni, durante i quali seguono una particolare dieta. Talvolta cospargo- no la ferita con una sostanza a base di incenso e mirra, che ritengono svolga un’azione antisettica e cica- trizzante. Un altro aspetto del fenomeno è la reinfibulazione post partum . Una missionaria mi raccontò che, in So- malia, la praticavano alle donne che avevano appena partorito per evita- re tensioni familiari». Come sono considerate le donne non circoncise? «In Somalia le donne non circon- cise sono ritenute orfane, meticce e fanno di mestiere le prostitute: que- sto perché perdono dignità, valore sociale ed economico; non sono più sposabili e hanno perciò poche spe- ranze di sopravvivenza. In un paese povero come la Somalia, infatti, le poche risorse sono legate alla pre- senza di un uomo. Le donne, se non c’è un maschio a fianco che abbia qualche attività commerciale, da so- le non possono sopravvivere. Per la stessa ragione vogliono essere sem- pre incinte: il marito, che ha mogli sparse qua e là, è più propenso ad andarle a trovare spesso e portare lo- ro da mangiare. Se la donna è steri- le, rischia di non ricevere mezzi di sussistenza». In Occidente consideriamo affa- scinanti le somale: la loro bellez- za, la fierezza e la sensualità del Il parere medico sulle mutilazioni Igiene? C’è ben altro! «L’infibulazione è un rapporto tra schiava e padrone, dove, in accordo a schemi primitivi, si dona tutto e si riceve tutto. Il rispetto per le donne è zero. Esse non valgono nulla» (dott. Mascherpa). «È un rito iniziatico: la donna rimane un oggetto e, nello stesso tempo, viene allontanata da lei ogni tentazione» (dott. Bracco). E le conseguenze sono clamorose. Le più giovani ascoltano
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