Missioni Consolata - Maggio 2002

nostro autista. È un prodotto ecci- tante di cui gli uomini sono accani- ti consumatori. Si consuma nell’ar- co di tutto il pomeriggio, fino alla chiamata del muezzin , che arriva verso le cinque. Il chat , se serve, fa passare la fame e fa combattere. Ti tiene sveglio e può mandare l’adre- nalina alle stelle. Il nostro autista, per fortuna, si accontenta di sogna- re beatamente all’ombra di un al- bero. Controllare il mercato del consu- mo del chat significa poter contare su una quantità enorme di denaro. Denaro indispensabile, a sud, per mantenere le milizie armate; a nord, più prosaicamente, per arricchirsi. Il chat arriva clandestinamente dal Kenya e dall’Etiopia. Dall’alba fino alle 11 tutti i mercati della So- malia vengono raggiunti dal chat . Tutti lo masticano, quasi tutti ne abusano. Costa caro: una mazzetta di erba (per poco più di un giorno) vale alcuni dollari. Il bello è che il chat è formalmen- te illegale. Per riprenderne la ven- dita al mercato ci appelliamo ai buoni uffici di Coopi. Alla fine ce lo offrono anche. Ovviamente il dove- re dell’ospitalità ci impone di as- saggiarlo. Non è male... Il clan è la cellula su cui si fonda la società somala. Sia essa il Somali- land indipendente o quel che resta della Somalia unita. Il clan è, so- stanzialmente, una grande famiglia allargata, ma che ha potere assolu- to nella zona in cui vive. Senza l’as- senso del clan, nessuna decisione governativa può sperare di essere attuata. Il parlamento del Somaliland, che in tutto conta meno di 2 milioni di abitanti, è formato da 600 persone. Al di là del fatto che l’elezione dei parlamentari avviene per coopta- zione da parte dei clan, ciò rende l’i- dea di quanto sia diverso il concet- to di «rappresentanza politica». Gli «elders», gli anziani, rappre- sentano all’interno del parlamento, l’intero scacchiere dei clan presen- ti sul territorio. Poi nascono allean- ze, convergenze, programmi comu- ni, ma l’instabilità è sempre in ag- guato. A tenere insieme il puzzle c’è Egal, il presidente, «il padre della patria», colui che ha dato fuoco al- le polveri nella seconda metà degli anni Ottanta, iniziando a incalzare Siad Barre fino a farlo cadere. LABORATORIO Il Somaliland è uno spicchio di mondo sospeso tra realtà e finzione. Sicuramente degno di essere «sco- perto» dalle telecamere. Credo si possa affermare che siamo in pre- senza di un «laboratorio», tanto più significativo in quanto sorto in un contesto di caos politico-militare as- soluto. La scommessa in atto è di quelle da far tremare i polsi. Di fronte al- l’anarchia, il Somaliland ha scelto di dotarsi di un governo, di strutture e di darsi una prospettiva economica. A noi, visitatori occasionali, questo coraggio è piaciuto. Il continente a- fricano attraversa una crisi che sem- bra senza fine. In quella fetta di Corno d’Africa si sono cercate e, forse trovate, risposte a quella crisi. MISSIONI CONSOLATA 28 MAGGIO 2002 Mc (*) S ANTE A LTIZIO , nato a Torino nel 1966, lavora come programmista e regista presso la «Nova-T», società di produzioni televisive di Torino. È spe- cializzato in reportage su temi socia- li, con particolare attenzione per le realtà dei paesi del Terzo mondo. Ha firmato lavori su Capo Verde, Etiopia, Guinea Bissau, Brasile, Argentina, El Salvador, India, Russia. Tra l’autunno 2000 e la fine del 2001 è stato insignito di vari riconoscimen- ti: documentari da lui firmati sono stati premiati ad «Anteprima Spazio» di Torino, al «Festival Internazionale del Cinema» di Salerno, al «XXX Premio Guidarello» di Ravenna. *** (**) Il C OOPI , «Cooperazione interna- zionale», è un’associazione italiana di volontariato internazionale che opera dal 1965. Attualmente interviene in 36 paesi del Sud del mondo con 106 progetti. La sede centrale è a Milano. Volti di bambini. A lato: Sante Altizio e Liborio L’abbate (in piedi) durante alcune riprese.

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