Missioni Consolata - Maggio 2002

taliana, in collaborazione con una piccola, ma efficientissima Ong lo- cale. Ma il Mental Hospital non è solo un manicomio. Rappresenta la pa- rabola di un paese, racconta la sto- ria di una guerra che ha sconvolto gli equilibri, anche mentali, di una nazione. «La guerra, in fondo, è una follia. E quando la guerra finisce, spesso, rimane solo la follia», ci spiega uno dei responsabili dell’Ong. I manua- li di psichiatria li definiscono «trau- mi da guerra». È la paura che cre- sce ogni giorno di più. Che prima ti fa nascondere, poi scappare, poi ti gela e ti rende incapace di reagire. Ti annienta il cervello. Colpa dei ka- lasnikov , dei caccia che sfrecciava- no sulla testa, delle razzie dei vinci- tori di giornata e delle vendette de- gli sconfitti del giorno prima. Il Mental Hospital non è né bello, né accogliente, né adatto ad assol- vere il suo compito. È un luogo fe- tido, chiuso al mondo. Eppure ai nostri occhi sembra un posto uma- no. «Facciamo quello che possiamo - raccontano -; l’emergenza non è fi- nita. Le priorità del paese sono al- tre. Noi cerchiamo di garantire un minimo di assistenza e di pulizia». Gli inglesi nel 1944 trasformaro- no questa, che già era una prigione, in un campo di concentramento per i soldati italiani. «Per gli standard occidentali que- sto posto può solo essere definito “inconcepibile”- ci dicono i coope- ranti di Coopi -. Invece questo è un esempio, unico in Africa, di ospe- dale psichiatrico che si è aperto al- la comunità esterna. I problemi so- no enormi, ma la gente di Berbera si è fatta carico, per come può e sa, di questi pazienti. Per quanto pos- sa sembrare assurdo, questo è un o- spedale moderno». Mentre Liborio riprende questo carcere trasformato in manicomio, dietro di noi il medico procede con le visite. Una visita assolutamente fuori del comune, in perfetta sinto- nia con il luogo. Avete mai assistito ad una seduta di «coranoterapia»? Servono un i- mam (nella parte del medico), un megafono (nella parte della siringa), un corano (nella parte del medici- nale) e un paziente (nella parte di sé stesso). La terapia è semplicissima: MISSIONI CONSOLATA 24 MAGGIO 2002 SOMALIA, SOMALILAND E PUNTLAND S ituata nel Corno d’Africa, estremità orientale del continente nero, la Somalia conta su una popolazione di circa 9 milioni di abitanti, di religione islamica al 95%. Ex colonia italiana indipendente dal 1960. Un colpo di stato, nel 1969, guidato dal generale Siad Barre, conduce il paese in un vortice di guerre (contro l’Etiopia) e violenze (contro gli oppositori) senza fine. Anche negli anni più bui del gover- no di Siad Barre, l’appoggio politico, economico e militare italiano (in particolare di Bettino Craxi) non viene mai meno. Mentre la popolazione soffre le conseguenze di siccità e carestia, nel 1991 Siad Barre viene deposto. È l’anarchia che dilania il paese costringendo le Nazioni Unite all’intervento (1992, operazione Restore Hope ). L’emergenza umanitaria viene superata, quella politi- ca no. L’intervento Onu è un fallimento militare, raccontato dal recen- te film di Ridley Scott «Black Hawk Down». Dal 1992 la Somalia è abbandonata a se stessa. Dilaniata dalla guer- ra civile, lo stato non esiste più. La Somalia, di fatto, è una nazione fantasma, dove il potere è in mano ai «signori della guerra», finanziati per lo più da capitali arabi. Negli ultimi anni, nel nord del paese, due regioni (Somaliland e Puntland) hanno dichiarato unilateralmente la propria indipendenza. Nel 2001 un consiglio di anziani ha eletto, a Gibuti, un presidente della repubblica, Moahamed Abdim Kassim. La sua autorità non è stata riconosciuta dai clan più importanti. Mogadiscio, la capitale, è una città isolata dal resto del mondo. Scheda geopolitica

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