Missioni Consolata - Maggio 2002

stabile. Una operazione, quella dei tagiki , che i russi oggi possono spendere all’interno del nuovo go- verno afghano. Certo la Russia esce malconcia da questa guerra, dato che molte ex repubbliche sovieti- che ora si possono considerare co- me colonie americane. Ci sarà pace in Afghanistan? Alla domanda si può rispondere dicen- do che dovrà reggere una politica di equilibrio tra Usa, Russia, Pakistan ed Iran». È una guerra keynesiana? ( 2 ) «La linea americana della totale deregulation del mercato non fun- ziona più. Allora, un neokeynesismo di guerra può essere la soluzione. Duecento miliardi di dollari da investire in campomilitare ( 3 ), pos- sono rimettere in piedi le grandi compagnie industriali e la finanza a- mericana. In questo modo è possi- MISSIONI CONSOLATA 18 MAGGIO 2002 U n riquadrino sul quotidiano «La Repubblica». I media europei hanno ignorato quella che, a buon diritto, si può considerare una delle notizie più inquietanti, a livello mondiale, di questo già inquietante 2002. Mary Robinson non ripresenterà la propria candida- tura alla carica di responsabile dell’«United Nations High Commissioner for Human Rights» (UNHCHR), l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani. Normale avvicendamento? Stress? È bene ricordare chi sia Mary Robinson e soprat- tutto cosa abbia fatto nella vita. Irlandese, avvocato, ha coperto la carica di presidente della Re- pubblica d’Irlanda dal 1990 al 1997, anno in cui è stata chia- mata a presiedere l’UNHCHR. Dal giorno della nomina Mary Robinson ha iniziato a battersi (con campagne di pressione e denuncia) contro le gravi viola- zioni dei diritti umani in moltissi- mi paesi del mondo. Ad esempio, in Sierra Leone e in Congo, dove i signori della guerra erano col- pevoli d’atrocità verso la popola- zione civile. E poi ancora le fortissime pres- sioni sul governo russo, accusato di portare avanti, nel silenzio as- soluto, una furiosa guerra etnica in Cecenia ; i richiami per il ri- spetto dei diritti umani in Cina ; le denunce di violenze e torture du- rante le elezioni presidenziali del 1999 in Messico ; le critiche al governo colombiano, colluso con le squadracce di paramilitari che scorrazzano impunemente per il paese. Luoghi lontani, problemi lontani, dei quali in fretta si perdono le tracce nel tourbillon di notizie da cui tutti i giorni lo spettatore occidentale viene sommerso. Ma dichiarazioni di fuoco Mary Robinson non le ha usate solo verso paesi sostanzialmente «innocui», ma anche nei confronti di «pesi massimi», quali Stati Uniti ed Israele . Dissenso e condanna verso gli Stati Uniti, che con le nuove leggi antiterrorismo volute da Bush sarebbe- ro autorizzati a prelevare segretamente qualsiasi cit- tadino del mondo e, una volta portato in territorio USA (inclusa una nave), a processarlo ed eventual- mente condannarlo a morte senza appello; e poi ancora uno scontro con il governo statunitense, quando Mary Robinson ha richiesto la cessazione dei bombardamenti sull’Afghanistan, causa di innu- merevoli vittime fra i civili. Da ricordare, inoltre, i problemi sorti durante la Conferenza mondiale contro il razzismo , svoltasi a Durban in Sud Africa nel settembre 2001 ed orga- nizzata dall’UNHCHR con la presenza di 160 paesi. Nelle bozze del testo da usare come piattaforma programmatica Israele veniva definito, senza giri di parole, come un paese «razzista colpevole di atti di genocidio nei confronti del popo- lo palestinese». Nel medesimo documento si definiva la schiavitù come «crimi- ne contro l’umanità» e si chiede- va agli stati occidentali, in parti- colare ai membri del G7 «plasma- ti da secoli di razzismo», di ricono- scere le proprie colpe e di scu- sarsene. La sdegnata reazione da parte di Israele e Stati Uniti (ovvero il boi- cottaggio dei lavori, definito de- plorevole dallo stesso Kofy Annan, segretario generale dell’Onu) ha portato all’annacquamento del do- cumento finale, con i paragrafi sco- modi semplicemente cancellati. «Sarò la voce delle vittime», disse nel 1997 appena nominata re- sponsabile dell’UNHCHR. Ed ora Mary Robinson, voce dei senza voce, paga il conto. «Non mi aspetto di avere rappor- ti facili con i governi. Questo fa parte del mio mestiere. Un ruolo difficile che richiede un approc- cio globale, perché deve mante- nere un equilibrio non solo tra le diverse regioni del mondo, ma anche nei rapporti con i governi, con i quali bisogna lavorare senza però aver paura di denun- ciare, quando necessario, le violazioni dei diritti umani. È una delle sfide del mio mandato, ma ricom- pensa grandemente della fatica», disse ai giornalisti che la intervistarono nel 1997 quando vinse il pre- mio «Europeo dell’Anno». Oggi gli Stati Uniti, facendo pressione direttamente sul segretario generale Kofi Annan, hanno ottenuto la non-riconferma della Robinson, attraverso la for- mula della «rinuncia volontaria» (!). Una sconfitta per tutti, non solo per la signora Mary Robinson. Ma.Pa. MARY ROBINSON LICENZIATA (senza giusta causa) Ex presidente dell’Irlanda, già « Europeo dell’anno », la signora Robinson non sarà più alto commissario Onu per i diritti umani. È una donna che parla troppo ... Su pressione degli Stati Uniti

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