Missioni Consolata - Maggio 2002

causare anche la morte), a cui si ag- giunge il pericolo costante delle im- boscate da parte dei ribelli, che li as- salgono per derubarli. Nel vederli così stremati, costretti a svolgere ta- le lavoro (unico mezzo di sostenta- mento per loro e la loro gente), quan- ta pena! Una profonda commozione mi assale e non riesco a trattenere le lacrime. Eppure, provo compassio- ne anche per i ribelli, spesso bambi- ni-soldato che, armati di fucili a vol- te più grandi di loro, ricorrono alla violenza per sopravvivere in mezzo ad una situazione di caos e dispera- zione. Quante volte padre Oscar ci ave- va descritto questa realtà; quante vol- te ci aveva invitato alla solidarietà! Ora che non c'è più, mi chiedo con quale stato d'animo entrerò nella sua casa, nel «suo» ospedale, nel villag- gio dei suoi mangbetu. Nella mente scorrono ricordi di descrizioni, epi- sodi, personaggi, progetti rimasti in sospeso; percepisco anche il timore di non riuscire a vivere pienamente un'esperienza che da molto tempo desideravo fare. Cerco di non pensare e tento di la- sciarmi trasportare, libera, in mezzo a quella strada di terra rossa, che ta- glia la foresta, attraverso piantagioni di caffè, cotone, riso... abbandonate per sempre: segni tangibili di un pas- sato fiorente e ora scomparso a cau- sa della guerra, l'instabilità politica e gli interessi economici internaziona- li. Le guerre provocano vittime (so- prattutto donne e bambini) e soffe- renze di ogni tipo, purtroppo desti- nate a prolungarsi nel tempo. Questo l'abbiamo potuto consta- tare soprattutto aWamba, a 130 chi- lometri da Neisu (otto ore di viag- gio), centro un tempo ricco e lussu- reggiante. Questa città costituisce il simbolo della decadenza dell'intero paese: non vi è più la linea elettrica, le pompe di benzina sono state a- sportate, niente banche, il treno non passa più, l'ospedale è fatiscente e di molte case coloniali non restano che gli scheletri, perché poche sono so- pravvissute ai saccheggi e all'abban- dono. Unico forte punto di riferi- mento sono le strutture della chiesa locale e di quella missionaria, a cui la gente, cristiana o no, può rivolgersi per ogni bisogno, sapendo di non es- sere abbandonata. Sono gli «agenti pastorali» (ve- scovo, preti, suore, missionari, cate- chisti) che stanno cercando di ripri- stinare le vecchie costruzioni e pro- porne di nuove. Con una fede chemi commuove, persistono nella loro o- pera, anche senza la certezza che do- mani ci saranno abbastanza denaro e tranquillità per continuare. Con lucidità respiro le ingiustizie e provo tanta tristezza. Il Congo, che nel sottosuolo custodisce preziose pietre (oro, uranio, cobalto, diaman- ti e ogni altro ben di Dio) è caduto in una povertà indescrivibile. Neppure i più elementari servizi qui vengono assicurati. Dopo 17 anni di viaggi in Tanza- nia, pensavo di essere collaudata a tutto; mi accorgo, invece, che qual- cosa di nuovo nasce dentro di me, sento crescere inquietudine, rabbia e, contemporaneamente, desiderio di fare di più per questa popolazio- ne: cordiale, gentile, ricca di dignità e ancora capace di lottare. GIÀ DIPINTO TRA I SANTI Ecco Neisu. L'atmosfera che tro- vo all'arrivo stabilisce istintivamente un rapporto di calda simpatia; mi colpisce il sorriso dei mille bambini che ci stringono le mani sussurran- do: «Mbote!» (saluto in lingua lin- gala ). I loro volti sono entrati per sempre nel mio cuore. È quasi una visione: come in un «paradiso terrestre», le abitazioni or- dinate tra le piante gigantesche di o- gni genere, che farebbero invidia ai più grandi vivaisti del nostro mondo occidentale. Tutto è equilibrato, pu- lito, tranquillo. Al centro, sorge l’e- legante ospedale con 120 posti letto, costruito in piena foresta per i mang- betu , popolazione del nord-est di questo enorme paese, che vive anco- ra in capanne di legno, paglia e fan- go. Il loro modo di aggregazione è semplice, ma ben organizzato. Piero, mio marito architetto, nota ammirato: «Questo ospedale si strut- tura in forme organizzative semplici, ma adeguate alla gente che serve, pensato e costruito come elemento stabile e duraturo. Il sistema costrut- MISSIONI CONSOLATA 14 MAGGIO 2002 è un organismo di volontariato, la cui sigla significa: S o- lidarietà - O rganizzazione - S viluppo. Nasce a Padova nel 1989, gra- zie all’entusiasmo di S ONIA B ONIN (nella foto sotto) e di un gruppo di amici, con lo scopo di creare ponti di solidarietà con i paesi meno fortunati dell’Africa, in particolare il Tanzania. Contatti e progetti si in- tensificano sempre più, sostenuti da un’intensa opera di sensibilizza- zione a Padova e... dintorni. Dopo aver conosciuto PADRE O SCAR , l’Associazione si è impegnata ad aiutare l’ospedale di Neisu, donandogli anche, poco prima della sua morte, un prezioso (e costoso) microscopio. Il viaggio di Sonia, rac- contato nell’articolo, avrebbe dovuto realizzarsi prima della scom- parsa del missionario... SOS

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