Missioni Consolata - Aprile 2002
MISSIONI CONSOLATA 9 APRILE 2002 quando (anche allora) tut- ti i mali erano imputati a- gli americani. Moiola è giovane; non ha visto la seconda guerra mondiale, né può sapere di tutte le concessioni, fat- te dalle nazioni democra- tiche, a Hitler per non en- trare in guerra; quindi può «gridare che un’altra strada esiste per non far- la» ( Missioni Consolata , ottobre-novembre 2001 ). Monsignor Joseph Fio- renza, presidente dei ve- scovi Usa, afferma: «L’a- zione militare è sempre da deplorare, ma può essere necessaria per proteggere gli innocenti o per difen- dere il bene comune» ( Corriere della Sera , 10 ot- tobre 2001 ). In «Colloqui col Padre» Famiglia Cristiana ricorda che il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes af- ferma: «Fintantoché esi- sterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’au- torità internazionale... non si potrà negare ai go- verni il diritto di una legit- tima difesa». La maggior parte degli articoli di Moiola sono un attacco feroce all’Ameri- ca: cita un grande scrittore messicano, che definisce George Bush «un energu- meno ignorante» ( Missio- ni Consolata, ottobre/no- vembre 2001 ). È grande chi usa tale linguaggio? Moiola intervista S USAN G EORGE ( Missioni Conso- lata , dicembre 2001 ), «no- ta studiosa franco-statuni- tense», che dichiara: «Ho paura che Bush vorrà fare il cow-boy e farà cadere il mondo nella trappola del Far West ». Ma che studia costei? Insulti? Preciso: sono poche le cose del sistema sociale a- mericano che mi piaccio- no; in politica estera non sempre l’America si com- porta coerentemente. Ma non si può dimenticare che ha salvato l’Europa e (direi) il mondo più volte (nella prima e seconda guerra mondiale); ci ha scampati dalla fame con il piano Marshall (1948- 1952), dal comunismo e oggi dal terrorismo(temu- to da tutte le nazioni del mondo), che è la forma più odiosa per reclamare i propri diritti. L’America è la più grande nazione multietnica al mondo. Mi permetto di sussur- rare a Paolo Moiola: «Un po’ di umiltà non guasta». Rinaldo Banti Milano Certissimamente un po’ di umiltà fa bene. A tutti... Bravo padre Enzo! Carissimi missionari, devo aiutare la mia gente a passare dal solo dare al saper ricevere i doni di al- tre culture e chiese. Sto cercando del materiale con un linguaggio adatto. Sapreste indicarmi qual- cosa? Cari amici, niente paura delle critiche! Potete con- tare anche su moltissimi estimatori. p. Enzo Balasso (via e-mail) L’enciclica di Giovanni Paolo II Redemptoris missio; l’opuscolo Parroc- chia, comunità missiona- ria di D. Pecile (Elledicì, Torino 1989); il libro di A. Nanni Educare alla convivialità ( Emi, Bolo- gna 1994). Fondamenta- le, per i «nuovi stili di vi- ta», è il volume Guida al consumo critico (Emi, Bo- logna 2000). Eccetera. LE SPADE NEL FODERO H o letto con sgomento su Avvenire 8/2/2002 che la televisione Abc ha diffuso un reportage da Cu- ba (base USA di Guantanamo), dove si vedono i de- tenuti talebani ribellarsi agli agenti americani che rovesciano loro addosso feci e urine. È vero? Esistono testimonianze sufficienti per odiare la guerra (non i soldati, vittime essi stessi del vortice distruttivo, mai totalmente estinguibile dall’uomo). Qualcuno ha gridato: «Mai più la guerra!». Altri l’hanno bollata come «avventura senza ritorno». Si è pure detto: «Con la guerra tutto è perduto». Cosa ci serve ancora per accantonarla per sempre? La guerra è stata pure abolita da alcune costitu- zioni come mezzo risolutivo dei conflitti. E perché ri- torna sotto altri nomi? Ingerenza umanitaria, azio- ne di polizia internazionale, legittima difesa... È necessario un salto di qualità nella riflessione e nelle scelte quotidiane di ognuno di noi. Il Dalai La- ma, buddista, ha saputo dire «no» alla guerra e a qualsiasi violenza. E noi cristiani? Ad Assisi altri leaders religiosi (tra cui Giovanni Paolo II) hanno dichiarato di impegnarsi perché la religione non sia mai usata per uccidere, ma per in- staurare tra i popoli relazioni di giustizia e pace. Le intenzioni sembrano buone; ma, come cristia- ni, dobbiamo maturare le motivazioni per tale im- pegno. Come «cattolici» noi abbiamo il Concilio e- cumenico e il Catechismo degli adulti: ci consentono ancora di scegliere «con dolore» l’ extrema ratio , cioè la guerra, quando si è mostrata fallimentare ogni al- tra via (dialogo, diplomazia...). Nessuno è disposto a sopportare una «pace ingiusta», che può signifi- care sfruttamento, morte. Volendo essere «ragione- voli», non si dovrebbe scartare questa ipotesi. Gesù ci ha proposto un’altra via? Sì. Ci ha chiesto di credere nella forza dell’amore. È la proposta della croce nella prospettiva della risurrezione: dell’ab- braccio eterno del Padre, il quale non lascia che nes- suno dei suoi figli si perda. La testimonianza dell’a- more, che ci fa essere dono per tutti, porta a solu- zione i conflitti nei tempi che solo Dio conosce e che non sempre ci consentono di vedere «qui ed ora» i ri- sultati. Vorrei sapere da specialisti del Nuovo Testamento se le mie opinioni sono pure fantasie. È vero che l’a- more per i nemici, predicato da Gesù, dovrebbe di- sarmare qualsiasi soldato cristiano? Forse ci vorrà un nuovo Concilio ecumenico... F ILIPPO G ERVASI - C URSI (LE) Caro Filippo, in attesa degli specialisti, «accontenta- ti» di Gesù che comanda a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero» (Mt 26, 52). Tuttavia è un Gesù che non subi- sce passivamente la violenza. A chi lo schiaffeggia re- plica: «Se ho parlato male, dimostralo; ma, se ho detto la verità, perché mi percuoti?» (Gv 1, 23).
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