Missioni Consolata - Aprile 2002

71/ I MISSIONI CONSOLATA GENNAIO 1998 II APRILE 2002 pena successo. Siamo da poco ritornati da Gerusa- lemme, dove abbiamo seguito un pellegrinaggio im- portante al tempio di Dio, con altri abitanti di Naza- ret. Ma a Gerusalemme il nostro adorabile Gesù ci ha giocato un brutto scherzo. Ci ha piantati in asso senza dirci nulla, lasciandoci nel panico... Però, poi, che or- goglio per una madre sapere che il figlio ha tenuto te- sta ai dottori del tempio! Gesù ha solo 12 anni, ma già conosce bene tutte le sa- cre scritture. Di lui non capisco tutto; non compren- do quale sarà il suo futuro; ma diventerà certamente un uomo importante e farà parlare di sé fra qualche anno. Ora stiamo abbastanza bene. Mio marito fa il falegna- me: è un lavoro abbastanza buono. Ma, 13 anni fa, quando sono rimasta incinta, non è stato facile, vi as- sicuro. L a nascita di Gesù ha del misterioso. È opera di Dio. E non vi dico la difficoltà di spiegare agli al- tri tutto questo. Comunque la fede mi ha aiutata ad intuire che sono parte di un «disegno» più grande di me. Anche Giuseppe mi ha aiutata molto. Per fortuna che, poco prima della nascita di Gesù, c’è stato il censimento. Siamo andati a Betlemme, per far- ci registrare, proprio nei giorni del parto e così abbia- mo evitato le molte dicerie del paese. Gente scono- sciuta ci è stata vicina, per superare i problemi dei pri- mi giorni dopo la nascita di Gesù. E quanti regali! Ma abbiamo ricevuto anche della mirra. Chissà perché... Otto giorni dopo la nascita a Betlemme, c’è stata la circoncisione a Gerusalemme, che per noi ebrei è co- me il battesimo per voi cristiani. Successivamente sia- mo fuggiti in Egitto. Il nostro re Erode aveva paura di Gesù. Ma come si fa ad avere paura di un bambino? Sono morti numerosi bimbi innocenti e ho pregato tanto che Dio aiutasse quelle povere madri. Come le capisco! Dopo circa 3 anni, ci siamo stabiliti a Nazaret, dove o- ra viviamo e facciamo crescere la nostra famiglia. Non è facile vivere ogni giorno secondo i valori che Dio, che la nostra religione ebraica cerca di tradurre con regole precise. Una volta la vita era diversa: più povera, ma anche le- gata alla religione in modo profondo. Era più facile il dialogo, la solidarietà familiare e comunitaria, nonché la pratica religiosa. In ogni caso, cerchiamo di essere fedeli a Dio e ai nostri fratelli, aiutiamo chi è in diffi- coltà e ci vogliamo bene. Ma non mancano i problemi: la dominazione romana, le tasse, il pane che a volte manca, il lavoro dall’alba al tramonto per poter vivere in modo dignitoso. E voi, sebbene ricchi e con tante como- dità, perché spesso siete tristi? Che co- sa vi manca? Vestite con eleganza, viag- giate molto... Ma perché da voi ci sono tanti bambini abbandonati e famiglie divise? Ogni società ha i suoi «poveri»: nella nostra si chiamano donne, lebbrosi, stranieri, samaritani, pubblicani, e- marginati per motivi sociali. E nella vostra? Forse voi i poveri li chiamate in modo di- verso: disoccupati, anziani soli, portatori di handicap , tossicodipendenti, donne e uo- mini separati o divorziati... La nostra povertà è soprattutto materiale, mentre la vostra è spesso morale. Mio fi- glio Gesù ha cercato di insegnarvi una strada per essere veramente felici, ma voi non sempre lo ascoltate. Ora vi lascio, perché Gesù sta tornando dal catechismo in sinagoga e Giuseppe mi sta aspettando a tavola. Sapete, per noi mangiare insieme è molto impor- tante. Spero che lo sia anche per voi. A tutti shalom ! Maria di Nazaret Adattamento di «M ILAICO » (Missionari laici della Consolata, Nervesa della Battaglia - Treviso)

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