Missioni Consolata - Aprile 2002

caforti. «Dall’essere Anshé Emunim , uomini di fede, sono divenuti Gush Emunim , un bloc- co di fede... Perfino l’ebraico che molti di loro parlano è rozzo e su- perficiale e stereotipato. Nelle lo- ro case quasi non ci sono libri (al- l’infuori dei libri di religione) e il loro coinvolgimento nella vita culturale è in generale piuttosto basso». Sul fronte del mondo arabo Grossman registra sabotaggi, at- ti vandalici e atroci crimini, com- messi dai gruppi terroristici ara- bi, contro inermi famiglie ed in- nocenti bambini israeliani. I n questo suo «viaggio» fati- coso Grossman ha anche in- contrato persone dal volto «umano». Muni, «definito da tutti un vero uomo», è na- to nei quartieri ultrabene di Rehavia a Gerusalemme e «rappresenta l’insediamento sulla terra, la colonizza- zione delle zone aride, il fare del de- serto un giardino... Rappresenta l’o- nestà e il sacrificio, la semplicità, e anche una certa rozzezza di modi che però nasconde una grande ca- pacità d’azione». L’autore ha ottenuto informazio- ni attendibili nei villaggi grazie a NissimKrispil che, studioso di scien- ze naturali e della civiltà materiale degli arabi palestinesi, «parla arabo come un indigeno... cerca di aiutare i suoi amici in difficoltà con il governo militare e com- pie tante altre piccole azioni... il cui valore però è im- menso agli occhi degli arabi». C’è pure l’avvocatessa Leah Zemel, infaticabile nel difendere i diritti degli arabi, che dimostra «franchezza e spontaneità nelle relazioni e senso di uguaglianza, sen- za nemmeno un’ombra di pietismo; assenza di qualsia- si senso di inferiorità o di superiorità, e nessun pater- nalismo molle e remissivo». Tra gli arabi spiccano la figura di Abu Khatam per la sua «incrollabile nobiltà d’animo e radici profonde, na- turali e superbe» e Tohar, che ha studiato all’Università di Gerusalemme e ha due bambini sordomuti cui «par- la con amore, con molta semplicità, senza rancore con nessuno». Infine l’autore de «La terza via», l’avvocato Radja Shahadah, un cristiano discendente da «una delle più illustri famiglie della nobiltà araba», afferma: «Scrivo. Mi occupo delle ingiustizie legali commesse dalle auto- rità nei riguardi dei palestinesi... Faccio tante cose per non tacere. Se provo odio? Provo ripugnanza quando incontro degli scemi che dirigono gli affari qui e là. Non è odio, è compassione». Grossman termina questo lavoro importante con una esortazione profetica ed attualissima: «Già da vent’anni viviamo in una situazione falsa ed artificiale, basata su illusioni e sull’incerto equilibrio tra l’odio e il terrore, in un deserto di sentimenti e di coscienza, e il tempo che passa diviene pian piano un’essenza a sé, pe- sante e sospesa su di noi come un giallo e soffocante strato di polvere... Albert Camus ha detto che questo passag- gio obbligato, dal- la parola all’azione morale, ha un nome. Si chia- ma “divenire un essere uma- no”... Mi sono chiesto quante volte, durante gli ultimi 20 anni, sono stato degno di chiamarmi “essere umano” e quanti fra i milioni di parte- cipanti a questo dramma ne sono stati e ne sono degni...». R OMANZI DI D AVID G ROSSMAN , PUBBLICATI IN I TALIA DA M ONDADORI : L’uomo che corre, Il sorriso dell’agnello, Le avventure di Itamar, Vedi alla voce: amore, Il vento giallo, Il giardino d’infanzia di Riki, Il libro della grammatica interiore, Ci sono bambini a zig-zag, Un popolo invisibile, Che tu sia per me il coltello, Un bambino e il suo papà, Il duello. « Uno Stato in una situazione imbarazzante si reinventa un nuovo vocabolario. Israele non è il primo stato che fa ciò. Però coloro per i quali la lingua è qualcosa d’importante si ribellano nel vedere come la lingua si va pian piano deteriorando… Per me la precisione linguistica è simile ad un’azione di sminamento; le parole devono essere come bandierine poste su ogni mina localizzata: non devono neutralizzare gli esplosivi, ma dare atto della loro presenza in un certo posto, dichiarandoli col loro vero esatto nome. Le parole ingannevoli sono sabbia che nasconde le mine. Sono sabbia che ci è buttata negli occhi ». David Grossman, Il vento giallo , maggio 1987

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