Missioni Consolata - Aprile 2002

45 APRILE 1998 CONSOLATA MI SS IONI 45 APRILE 2002 CONSOLATA MI SS IONI H o seguito, a debita distanza, il convegno di Porto Alegre. I temi trattati sono grosso modo lavoro minorile, sfruttamento sessuale, assenza di tutele sindacali, fame e denutrizione, istruzione/ignoranza, insensibilità alla tutela ambientale, malattie endemi- che, assenza di protezione sanitaria e altri analoghi. Qual è la differenza tra me e i compagni? Essi im- maginano per ognuno di questi problemi competen- ti organismi internazionali (dell'Onu, della Fao, dei ministeri...), adeguati aiuti economici e ancora più stringenti apparati normativi, a garanzia di adeguati controlli in tutto il pianeta, affinché in ogni angolo della terra si imponga il buon agire e il buon fare... Io ragiono diversamente e parto da una domanda: quanti di quei problemi allignano in Italia, in Europa e in genere nei paesi ricchi d'Occidente? Qualcosa in verità alligna anche da noi, ma si tratta di fenomeni da decenni ridotti a percentuali lusinghiere. Allora viene la seconda domanda: perché da noi tutto som- mato bene e nei paesi del Terzo mondo tutto som- mato male, anzi malissimo? È ovvia e facile la rispo- sta: da noi lo sviluppo e livelli capillari della libera iniziativa economica, cioè del capitalismo, ha pro- dotto benessere di massa. Altrove manca del tutto o non riesce, per i più disparati motivi, ad impiantarsi stabilmente e utilmente, con ciò favorendo il perma- nere di ogni arbitrio ed abuso. In definitiva penso che lo sforzo a favore dei popoli del Terzo mondo (sforzo sia nostro che loro) sia quel- lo di rielaborare/inventare grosso modo gli stessi meccanismi sociali (economici, politici, culturali) che a noi hanno giovato molto. Altro che «fermare i mo- tori», come postula il confuso piagnisteo dei no glo- bal ! Si tratta, al contrario, di farli girare molto e nel migliore dei modi. Lo sviluppo più equilibrato possi- bile del capitalismo e del mercato porta in sé l'elimi- nazione o, quanto meno, la drastica riduzione dei problemi elencati all'inizio. Non è una differenza da poco, cari compagni. Spero di sbagliarmi, ma se davvero foste tornati dal Brasile con l'idea di prendere a pretesto le sofferen- ze del mondo per gonfiare le burocrazie internazio- nali (un posticino non si nega a nessun militante...), sappiate che questa pretesa è più oscena del turismo sessuale. Luigi Fressoia È stato questo il tema della seconda edizione del «Forum sociale mondiale» (FSM), svoltosi a Porto Alegre (Rio Grande do Sul) dal 31 di gennaio al 5 feb- braio 2002. Decine di migliaia di persone, venute da 131 paesi, 16 mila delegati, migliaia di Ong, entità, movimenti sociali, associazioni, chiese, partiti: in- somma un’ampia rappresen- tazione nazionale e interna- zionale (...). Il FSM è più che uno spazio aperto al dialogo e al dibattito. Oltre ad essere un incontro tra persone ed idee, culture ed esperienze, l’evento è un cammino per la costruzione collettiva di un modello alternativo di so- cietà . I partecipanti all’unisono, at- traverso conferenze, dibattiti e seminari, hanno sollevato critiche contundenti alla glo- balizzazione neoliberale, qua- le modello accentratore ed escludente. Nello stesso tem- po, hanno cercato di indicare le vie per una nuova civiltà : giusta, solidaria e fraterna. Una civiltà sociale ed ecologicamente sostenibile, pluralistica, democratica e senza esclusione. Se il «Forum economico mondiale», a New York, si è concentrato sull’uso delle ricchezze accumulate, delle risorse del pianeta e del lavoro umano, a Porto Alegre il fulcro del dibattito è stata la globalizza- zione della giustizia, della soli- darietà e della pace , in un mon- do ricreato dall’intelligenza umana. (...) Seminari, conferenze, dibattiti hanno fatto di Porto Alegre la capitale del «pensiero politico alternativo» contrapposto al «pensiero unico». Il FSM, sia nella prima che nel- la seconda edizione, ha rappre- sentato un vero segno dei tem- pi. Segno del quale si può dire a gran voce e non in termini in- terrogativi, ma affermativi: um outro mundo é possível! («un altro mondo è possibile!»). Conferenza episcopale brasiliana (Brasilia, 7 febbraio 2002) Battitore Libero / Una lettera da Perugia «Io e i compagni» «Um outro mundo é possível!» La Conferenza episcopale brasiliana ( Cnbb )

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