Missioni Consolata - Aprile 2002

36 APRILE 2002 CONSOLATA MI SS IONI voto» . Apparentemente un sistema democratico, soprattutto se para- gonato ad altre realtà come la Ban- ca mondiale e al Fondo monetario in cui ogni voto corrisponde ad una quota di capitale investito nella Banca e nel Fondo. C’è però un dettaglio: non c’è mai stato un vo- to all’interno del Wto. Se non c’è voto, allora come si ar- riva ad un consenso? Ecco come. C’è una divisione in gruppi di la- voro sui temi principali di discus- sione: agricoltura, ambiente, aspet- ti sociali, investimenti, sviluppo... Ogni gruppo è diretto da una per- sona scelta dal presidente o segre- tario del Wto. Dopo lunghe di- scussioni si arriva a un documento finale, nonostante le critiche al me- todo di lavoro. La novità di Doha rispetto a Seat- tle è che c’è stata una resistenza più organizzata da parte del Sud del mondo. C’è stato un risultato posi- tivo in tema di medicine. Per quan- to riguarda l’agricoltura, si è riusciti a far passare l’idea dell’eliminazio- ne dei sussidi, senza fissare però al- cuna data. Mentre, in tema am- bientale, l’Europa voleva ottenere qualcosa, ma si è dovuta fermare per il parere contrario degli Stati Uniti. Sulle tematiche sociali (introdu- zione di tutele dei lavoratori e del- l’ambiente) c’è stata l’opposizione dei paesi del Sud del mondo, per- ché vedono in questi temi una ma- niera di proteggere i mercati del Nord; sul piano delle differenze di sviluppo tra paesi diversi si sta fa- cendo strada il principio in base al quale alcune economie si possono proteggere, ma solo provvisoria- mente. Insomma, c’è stato un gran- de mercanteggiamento su tutto, ma nessun passo in una direzione po- sitiva. Cosa si può fare davanti a scena- ri tanto negativi? Ci sono delle al- ternative fattibili? RIFORMA O ABOLIZIONE DEL WTO? Ci sono differenti tipi di alterna- tive. Il documento dell’Egitto, per esempio, chiede che si riconoscano le differenze tra i diversi partners; un trattamento uguale è pratica- mente un’ingiustizia. Secondo, bi- sognerebbe riconoscere il diritto dei paesi più deboli a difendere le loro economie e che c’è un rappor- to tra debito e mancato sviluppo di alcune economie. Terzo, il Wto si prenda l’impegno di osservare e criticare quelle pratiche dei paesi più sviluppati che impediscono lo sviluppo dell’economia dei paesi poveri. Un’altra corrente di pensiero ar- riva a dire: bisogna abolire il Wto, perché non può essere riformato. Poiché la filosofia stessa del Wto è la causa dei problemi, non si può risolvere questo problema mante- nendo l’organismo in vita. Tutta- via, io credo che occorra essere rea- listi: è evidente che non riusciremo domani a cancellare o sconfiggere il Wto. Occorre disegnare un avvenire più credibile... UN ALTRO MONDO È POSSIBILE! Bisogna avere il coraggio di usa- re le utopie di fronte a realtà ingiu- ste. L’utopia non è sinonimo di il- lusione, ma al contrario rappresen- ta la base di qualunque alternativa. È una spinta all’innovazione, a cercare, a fare e a gridare che, come abbiamo detto qui a Porto Alegre, « un altromondo è possibile» . Pro- prio il contrario delle parole della signora Thatcher: non c’è alterna- tiva (secondo il famoso acronimo Tina: «There is no alternative»). L’utopia è dire: c’è un’altra logi- ca, diversa da quella capitalista per costruire l’economia; c’è un’altra logica, rispetto a quella del merca- to, per fare l’educazione; c’è un al- tro modo di fare comunicazione che non il mercato, altrimenti fini- remo tutti sotto l’egida mondiale di personaggi come Berlusconi ... So- no possibili molti obiettivi. Per questo vale la pena di lottare, an- che se sappiamo che sarà un pro- cesso lungo. A parte il livello più alto dell’u- topia, abbiamo anche vari livelli a medio e breve termine. Per esem- pio, il grande obiettivo politico, economico, ecologico di dichiara- re l’acqua patrimonio dell’umanità e non un mercato. E ancora, l’o- biettivo di difendere i servizi pub- blici , che sono privatizzati a tutta velocità e in tutto il mondo, facen- do dimenticare l’idea stessa di ser- vizio pubblico. Un altro obiettivo è quello di cambiare rotta all’agricoltura, oggi indirizzata verso l’agro-business dagli appetiti delle multinazionali. Per fortuna, i movimenti più orga- nizzati sono proprio quelli conta- dini. Possiamo chiedere, a medio termine, anche le riforme delle or- ganizzazioni internazionali a co- minciare dalle Nazioni Unite e al- cune loro costole come la Fao, co- me l’Ondp, che sono oggi in pericolo. A breve termine, c’è la regolazio- ne dei movimenti di capitali attra- verso, ad esempio, l’introduzione della Tobin tax . Non è sicuramen- te questa che sconfiggerà il capita- lismo, ma è un passo in avanti per arrivare ad una trasformazione del sistema. FERMA LA SPECULAZIONE FINANZIARIA «S velare l’ingiustizia del neolibe- rismo in uno dei suoi cardini, il funzionamento dei mercati finanzia- ri, e porvi rimedio». Questo l’ambi- zioso obiettivo della campagna per l’adozione della «Tobin tax», promos- sa da Attac Italia con l’adesione di numerose realtà (tra cui Pax Christi, Peacelink, Unimondo, ecc.). Lo scorso 26 gennaio è iniziata la raccolta di firme per la presentazio- ne di una proposta di legge di inizia- tiva popolare sull’argomento. Per informazioni: - www.tassatobin.it - info@tassatobin.it (*) Sacerdote e sociologo, François Houtart ha insegnato per anni all’Università cattolica di Lovanio, in Belgio, una delle più vecchie univer- sità del mondo. Attualmente è segre- tario del «Forum mondiale delle al- ternative» e direttore del «Centro Tricontinentale»: Centre Tricontinental (CETRI) Avenue Sainte Gertrude, 5 B-1348 Ottignies Lauvain-La-Neufe (Belgio) Per altre informazioni biografiche si veda l’intervista pubblicata in questo stesso dossier. Firma per la TOBIN TAX

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