Missioni Consolata - Aprile 2002
30 APRILE 2002 CONSOLATA MI SS IONI 1 - Il sistema economico attuale «Un mondo ingiusto non è un mondo sicuro» È sotto gli occhi di tutti che il tanto decantato sviluppo ha riguardato soltanto una piccola parte del mondo. Eppure, la potente «Organizzazione mondiale del commercio» continua ad attribuire poteri salvifici al libero mercato, che però è un rapporto sociale fondato sulla disuguaglianza. Nel frattempo anche il finanziere-speculatore George Soros comincia a nutrire dei dubbi... di François Houtart (*) L’ obiettivo fondamentale dell’«Organizzazionemon- diale del commercio» (Wto) è quello di liberalizzare il commercio e la giustificazione è il benessere dell’umanità. Qualche anno fa, Renato Ruggiero (il mini- stro degli esteri licenziato da Berlu- sconi, ndr ), allora direttore delWto, disse che l’umanità raggiungerà la felicità nel primo quarto del ventu- nesimo secolo, se ci sarà una libera- lizzazione totale del mercato. Oggi noi constatiamo che, per ora, la realtà ha mostrato esatta- mente l’opposto: 20 anni di storia neoliberale hanno portato esatta- mente all’opposto, cioè ad una ri- duzione dello sviluppo da parte del mondo. A questo punto dob- biamo chiederci perché questo è accaduto. IL MERCATO È UN RAPPORTO SOCIALE Qual è la filosofia dell’Omc e quali sono le sue contraddizioni? Secondo la teoria neoliberista, il mercato è un regolatore universale. Questo significa che, se noi lascia- mo piena libertà ad esso, tutti i pro- blemi trovano una soluzione, per- ché c’è sempre un equilibrio che si forma tra domanda e offerta. Inol- tre, secondo questa filosofia, il commercio è il motore dello svi- luppo. Dal punto di vista pratico, questa teoria è funzionale ad un preciso obiettivo: l’accumulazione del ca- pitale. E, di conseguenza, non pro- duce una regolazione generale, ma un vantaggio privato. Ci possiamo domandare: cosa manca a questa teoria? Qual è l’er- rore ideologico alla base? Per esse- re semplici, diciamo che l’errore sta nel fatto che non si riconosce che il mercato non è un regolatore, ben- sì un rapporto sociale. Sul mercato agiscono due sog- getti, l’offerta e la domanda, che teoricamente sono uguali, ma nella realtà non lo sono. E nel rapporto sociale del capitalismo non posso- no essere uguali perché, in base al- la logica della concorrenza, c’è sempre una parte più forte o più corrotta che prevale sull’altra. L’ac- cumulazione capitalistica è possi- bile solo se c’è una differenza. In al- tri termini, il capitalismo non può che riprodursi nella disuguaglian- za. Riassumendo: il mercato è un rapporto sociale e il rapporto so- ciale è ineguale. Due anni fa, a Washington, in- contrai Michel Camdessous, l’ex direttore generale del «Fondo mo- netario internazionale» (Fmi), e di- scutemmo sugli effetti delle politi- che dell’organizzazione. Io gli chie- si se ciò non derivava dal fatto che il mercato è un rapporto sociale. Egli mi rispose in modo netto: no. Pertanto, se il mercato non è un rapporto sociale, allora è un fatto naturale, una volontà di Dio. Se ac- cettiamo questa definizione, non si può mettere in dubbio nulla: le dif- ferenze tra offerta e domanda, tra acquirente e venditore, eccetera. Il mercato non è nato con il capi- talismo, ma molto prima. Ciò che lo ha trasformato è il rapporto ine- guale, necessario per poter genera- re accumulazione. Inoltre, quando si dice che il mercato è il regolato- re tra offerta e domanda, in realtà bisognerebbe precisare che esso è il regolatore della domanda cosid- detta solvibile . Soltanto una do- manda di questo tipo può entrare nel mercato. Per intendere questo punto faccio un esempio. L’India è l’ottava potenza mon- diale. Ha uno sviluppo industriale
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