Missioni Consolata - Aprile 2002

operazioni che, per motivi diversi, non era in grado di fare direttamen- te. Fu una collaborazione reciproca, leale e trasparente. ULTIMI 15 ANNI La seconda parte del trentennio di vita della Caritas Italiana è stata ca- ratterizzata da un crescente impegno nella formazione degli operatori al servizio della carità. Per sacerdoti e diaconi permanenti è stata inserita, nei programmi di seminari diocesa- ni, università e facoltà teologiche di- pendenti dalla Cei, una disciplina specifica: «Teologia e pastorale del- la carità». Per imprimeremaggior impulso ai rapporti con il territorio, sono state promosse le scuole socio-pastorali, analisi dei bilanci comunali, coope- rative di solidarietà sociale, osserva- tori delle povertà e centri di ascolto. Inoltre, lo sviluppo delleCaritas par- rocchiali ha contribuito ad accresce- re la partecipazione attiva di regioni e diocesi alla vita della Caritas Italia- na nella preparazione e gestione del convegno nazionale e sulle altre atti- vità promosse a livello nazionale e in- ternazionale. Unmomento problematico si è ri- velato l’avvio dell’operazione «8 per mille». Avevamo insistito perché le somme destinate alla carità, soprat- tutto per il terzo mondo, fossero ge- stite dalla Caritas, in conformità allo statuto datole dalla Cei, onde evita- re confusioni e conflittualità. La pre- sidenza della Cei ha preferito gestire direttamente tali aiuti. Anche questo fu provvidenziale: ha evitato il ri- schio di essere percepita come una centrale di potere finanziario. Nei rapporti con la società civile, la Caritas Italiana ha assicurato una presenza sistematica in varie com- missioni governative: povertà, mino- ri, Aids, immigrazione, pari oppor- tunità; ha offerto contributi alla pro- duzione legislativa: leggi quadro sui servizi sociali, immigrazione, volon- tariato, cooperazione sociale, riforma della legge sull’obiezione di coscien- za, servizio civile per tutti; ha contri- buito a promuovere sensibilità e so- lidarietà verso le fasce deboli, con la poderosa pubblicazione della Biblio- teca della solidarietà in 37 volumi. Negli ultimi 15 anni, inoltre, si so- no moltiplicate le emergenze in cui la Caritas è stata presente con consi- stenti aiuti: Eritrea edEtiopia, Israe- le-Palestina, Salvador, Sudan, Ar- menia, Romania, Iran, Urss e Litua- nia, Somalia, Bangladesh, Albania, Croazia e Serbia, Bosnia-Erzegovi- na, Kosovo, Rwanda, Angola. In tali emergenze la Caritas ha a- vuto anche i suoi martiri: Gabriella Fumagalli a Merca in Somalia, An- tonio Siriana e Roberto Bazzoni nel Kosovo. PER I PROSSIMI 30 ANNI Grazie alle numerose attività svol- te, la Caritas si è progressivamente modificata e ingrandita: ha dovuto ri- cercare nel tempo l’equilibrio tra l’es- senziale vocazione di animazione e la risposta a provocazioni molteplici per impegni concreti. Per costruire il futuro, essa dovrà affrontare con rea- lismo e lungimiranza il presente. Guardando la situazione attuale nella prospettiva del futuro, vedo uno scoglio per le Caritas diocesane, che rimangano sopraffatte dalla ge- stione di servizi, sotto la pressione dei bisogni emergenti. Inoltre, il bilancio storico di que- sti 30 anni mostra come la Caritas I- taliana e quelle diocesane hanno a- vuto un impensabile sviluppo; non si può dire altrettanto a livello di par- rocchie. È, quindi, urgenza indero- gabile promuovere Caritas parroc- chiali autentiche: animazione della carità e attuazione della funzione pe- dagogica non si realizzano né a Ro- ma, né nei centri diocesani, ma nelle singole comunità parrocchiali, dove si celebra l’eucaristia, dove vivono le persone e le famiglie. Può essere l’o- biettivo dei prossimi 30 anni. Vi sono altri due obiettivi da af- frontare con coraggio e competenza, sollecitando la collaborazione degli altri uffici pastorali interessati e dei gruppi e movimenti presenti nella comunità cristiana. Prima di tutto la tutela dei più de- boli nello sviluppo o involuzione delle politiche sociali. Bisognerà ri- chiamare costantemente i compiti e le responsabilità delle pubbliche i- stituzioni; affermare concretamente il valore della gratuità nel volonta- riato; animare i cristiani alla solida- rietà sociale, perché tutta l’economia mantenga al centro la persona. Sarà un lavoro contro corrente, per con- trastare l’attuale cultura dominante neoliberista, chemette al centro non la persona, ma l’economia a servizio degli interessi privati. Il secondo obiettivo consiste nel- l’investire nei giovani, aiutandoli a passare dall’obiezione di coscienza al servizio civile volontario. Ciò ri- chiede una forte educazione alla non violenza, alla pace e mondialità; aiu- tarli a superare la cultura della guer- ra e affrontare in senso positivo la sfi- da della globalizzazione; dare loro speranza e guida contro le strumen- talizzazioni di destra e di sinistra. La Caritas Italiana potrebbe offri- re un segno profetico di forte riso- nanza: orientare i giovani che deci- deranno di fare il servizio civile vo- lontario a compiere tale impegno nei paesi poveri, a fianco del volon- tariato internazionale e nei servizi assistenziali, sanitari, educativi del- le missioni. Sarebbe una forte espe- rienza educativa, che aiu- terebbe i giovani a cam- biare il mondo. (*) Mons. Giovanni Nervo è una figura storica della Caritas Italiana : ne è stato presidente per 15 anni (1971-1986). MISSIONI CONSOLATA 28 APRILE 2002 Mc

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