Missioni Consolata - Aprile 2002

i volontari, finché decidemmo di a- scoltarli, per sentire cosa facevano e pensavano. Nell’autunno del 1975 organizzammo a Napoli il primo Convegno nazionale del volontaria- to. Fu una scoperta per il numero, qualità di esperienze, carica ideale e politica. Decidemmo di coltivare tale mo- vimento, distinguendo però i ruoli: la Caritas avrebbe esercitato la sua prevalente funzione pedagogica di promozione, formazione e coordi- namento, lasciando ai cristiani laici il compito di organizzarsi per l’a- zione. Nel maggio 1976 ci fu il terremo- to del Friuli: era la prima grave e- mergenza che la Caritas affrontava. Insieme agli oltre 10 mila volontari, era presente anche la Caritas Italia- na. Ci venne una ispirazione: verrà l’inverno, gli studenti andranno a scuola, gli operai torneranno al lavo- ro, questa gente rimarrà sola; è il mo- mento della presenza della chiesa. Proponemmo alle diocesi e alle ri- spettive Caritas che stavano forman- dosi di farsi carico ciascuna di una parrocchia colpita, assicurando per tre anni una presenza continuativa: 80 diocesi da Aosta a Otranto rispo- sero all’appello, gemellandosi con al- trettante parrocchie friulane: fu un’esperienza forte di condivisione che, oltre a promuovere e sviluppa- re molte Caritas diocesane, divenne poi unmetodo costante, adattato al- le diverse situazioni negli interventi della Caritas. Nell’ottobre 1976, durante il pri- mo Convegno ecclesiale su « Evan- gelizzazione e promozione umana », svolsi la prima relazione sul tema «E- vangelizzazione ed emarginazione», documentando la situazione della chiesa italiana su tale argomento e mons. Pasini portò nella sesta Com- missione i principali contenuti che portavamo avanti come Caritas: im- plicitamente avvenne la presentazio- ne ufficiale della Caritas Italiana da- vanti a un centinaio di vescovi e un migliaio di delegati delle diocesi. Al termine del Convegno l’assem- blea approvò con un lunghissimo applauso la mozione presentata dal- la Commissione, con cui si chiedeva «al Convegno di fare propria la pro- posta di farsi carico della promozio- ne del servizio civile, sostitutivo di quello militare, nella comunità ita- liana, come scelta esemplare e prefe- renziale dei cristiani, e di allargare le proposte di servizio civile anche alle donne». Così entrarono nella Caritas il ser- vizio civile degli obiettori di co- scienza e l’anno di volontariato so- ciale per le ragazze. NUOVI ORIZZONTI All’inizio del 1980 i giornali parla- vano dei profughi del Vietnam, del «popolo delle barche». Durante un viaggio in India, per un progetto di ricostruzione di capanne distrutte da un ciclone, insieme a mons. Motole- se approfittai per fare un salto inMa- lesia e renderci conto della situazio- ne: il paese aveva già 70 mila profu- ghi vietnamiti e non ne voleva altri: impediva l’approdo delle barche e le ributtava in mare. I capi religiosi della Malesia, cat- tolici e protestanti, ebrei, musulma- ni e buddisti, avevano lanciato un appello a tutti i credenti del mondo perché premessero sui loro gover- nanti affinché accogliessero i profu- ghi vietnamiti. Insieme a gruppi e movimenti fa- cemmo forti pressioni sul governo che, in prossimità delle elezioni nella primavera del 1981, cedette, a con- dizione che trovassimo preventiva- mente lavoro e abitazioni. Un appel- lo alle Caritas diocesane offrì lavoro e alloggio per 10mila famiglie, utiliz- zati solo per 3mila profughi, a causa di resistenze burocratiche. Lo statuto della Caritas prevede interventi nel terzo mondo. Ad al- largare l’orizzonte della carità furo- no le grandi calamità che hanno col- pito i paesi poveri: siccità nel Sahel, carestia in Ghana, Uganda e Mo- zambico, guerra e fame inSomalia ed Eritrea, alluvioni inBangladesh e In- dia, terremoto in Guatemala, guerra civile e carestia in Salvador. Situazio- ni che ho vissuto di persona con tre momenti successivi: intervento im- mediato, presenza di solidarietà da chiesa a chiesa e progetti di ricostru- zione e sviluppo. Molti dei progetti sono stati rea- lizzati in collaborazione con lo stato italiano: accoglienza dei profughi vietnamiti, installazione dell’ospe- dale di Tha Praja in Thailandia, in- vio di aiuti inGhana, Algeria ed Eri- trea, costruzione dei Centri sociali in Umbria, attuazione del programma Fai (Fondo aiuti internazionali) su ri- chiesta del ministro Forte. Lo stato si assumeva la spesa delle MISSIONI CONSOLATA 27 APRILE 2002 Manifesti della Caritas Italiana , relativi ad alcune Campagne nazionali di informazione e solidarietà.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=