Missioni Consolata - Aprile 2002
EVENTI INCORAGGIANTI La celebrazione del primoConve- gno nazionale delle Caritas diocesa- ne nel settembre 1972 era già un’in- coscienza: di Caritas diocesane non ne esisteva ancora neanche una e i delegati erano gli stessi che gestiva- no gli uffici diocesani della Poa. Provvidenzialmente, alla fine del- l’incontro, il vicepresidente della Cei, mons. Castellano, dichiarò for- malmente che nelle diocesi la Cari- tas doveva essere una cosa nuova, di- versa dalla Poa. Fu un punto di chia- rezza fondamentale per il futuro della Caritas. Un altro fatto provvidenziale fu l’udienza papale alla fine del Conve- gno. Quando andai dal maestro di camera per chiedere l’incontro, que- stimi chiese se avevamodesideri par- ticolari di cui il santo padre tenesse conto nel suo discorso. Mi venne spontaneo chiedergli che ci com- mentasse lo Statuto che ci aveva da- to la Cei. Il papa ne fece l’interpreta- zione autentica, sottolineò natura, funzione, attualità, metodo della Ca- ritas ( vedi riquadro ), con una ric- chezza e lungimiranza di contenuti che non potevamo né prevedere né aspettarci. E fu la nostra forza, anche di fronte a incertezze e pareri che in- contravamo lungo la strada. Un’altra circostanza provviden- ziale ci aiutò a dare l’impronta alla Caritas: avevamo ricevuto il manda- to di avviarla, ma nessuno aveva pen- sato a un fondo per le spese: siamo partiti nella povertà. Per raccogliere offerte al tempo della fame inBiafra (Nigeria), mons. Freschi aveva messo in piedi una ri- vistina di 4 facciate: Italia Caritas . Da quel rivolo ci venne il necessario per il primo anno di vita. Ciò che tratte- nevamo lo consideravamo un presti- to che ci facevano i poveri, perché potessimo servirli; quando avessimo avuto più risorse lo avremmo resti- tuito. Ciò che facemmo negli anni successivi. Fu una grande lezione che ci fece comprendere che vivevamo con i soldi dei poveri e che in tutto dove- vamo avere uno stile di sobrietà e po- vertà. ARRIVA IL VOLONTARIATO Intanto emergevano le prime pun- te del volontariato: Gruppo Abele , Comunità di Capodarco , gruppi di punta delle periferie urbane. Ci in- terrogavamo sul significato di tale fe- nomeno e sul come comportarci con MISSIONI CONSOLATA 26 APRILE 2002 Paolo VI ai delegati del I Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Qualificazione istituzionale: «Sen- za sostituirsi alle istituzioni già esi- stenti in campo assistenziale nelle va- rie diocesi, la Caritas si presenta co- me l’unico strumento ufficialmente riconosciuto a disposizione dell’epi- scopato per promuovere, coordinare e potenziare le attività assistenziali nel- la comunità ecclesiale italiana». Funzione: «Creare armonia e unione nell’esercizio della carità, di modo che le varie istituzioni assistenziali, senza perdere la propria autonomia, sappiano agire in spirito di sincera collaborazione, superando individua- lismi e antagonismi e subordinando gli interessi particolari alle esigenze del bene generale della comunità». Mezzo di rinnovamento conciliare: «La crescita del popolo di Dio nello spirito del Vaticano II non è concepi- bile senza una presa di coscienza da parte di tutta la comunità cristiana delle proprie responsabilità nei con- fronti dei bisogni dei suoi membri. La carità resterà sempre per la chiesa il banco di prova della sua credibilità nel mondo». Funzione pedagogica: «Al di sopra dell’aspetto materiale della sua atti- vità, emerge la funzione pedagogica della Caritas , l’aspetto spirituale, che non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensi- bilizzare chiese locali e singoli fedeli al senso e dovere della carità, in for- me consone ai tempi e bisogni. Met- tere a disposizione dei fratelli energie e mezzi non è frutto di slancio emoti- vo e contingente, ma conseguenza lo- gica di una crescita nella comprensio- ne della carità che scende necessaria- mente a gesti concreti di comunione con chi è in stato di bisogno». Metodo: «È indispensabile superare i metodi empirici e imperfetti, nei qua- li spesso si è svolta l’assistenza, e in- trodurre nelle nostre opere i progres- si tecnici e scientifici della nostra e- poca. Di qui la necessità di formare persone esperte e specializzate; pro- muovere studi e ricerche per una mi- gliore conoscenza dei bisogni e delle cause che li generano e per una effi- cace attuazione degli interventi. Ol- tre a giovare ai fini di una program- mazione pastorale unitaria, la Caritas servirà a stimolare gli interventi del- le pubbliche autorità e un’adeguata legislazione». Connotati CARITAS In alto: mons. Giovanni Nervo rievoca a Roma i 30 anni della Caritas Italiana . Sopra: uno scorcio dell’uditorio.
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