Missioni Consolata - Aprile 2002
sibile, che aveva ottenuto finalmen- te il permesso di soggiorno. Un'al- tra volta ci disse che fra una setti- mana, il 14 di aprile, sarebbe stato il suo compleanno. Avrebbe com- piuto 20 anni. Non potevo dimenticarlo: Victo- ria è nata nel 1980, esattamente 11 giorni prima di mio figlio Luigi. Co- sì, quel 14 aprile, comprai un rega- lino (troppo piccolo, solo ora me ne rendo conto), scelsi un biglietto con una scritta beneaugurante e andai a scuola. Quel pomeriggioVictoria era non solo graziosa, ma anche elegante: sul capo, una cascata di treccine artifi- ciali (un po’ bionde) alleggeriva o- gni suo movimento, quasi come in una piccola coreografia. Naturalmente incominciammo la lezione d’italiano, scrivendo a lette- re di scatola sulla lavagna: «Buon compleanno, Victoria!». E si conti- nuò sul tema. Ognuno volle dire co- me si celebra il compleanno nel suo paese, con piccole frasi, alcune più corrette, mentre altre rimandavano a strutture linguistiche inglesi, spa- gnole, arabe, bengalesi, cinesi, rus- se, polacche, albanesi. Quante cose da imparare e con- dividere! Zhara inMarocco non fe- steggia compleanni, perché questo non fa parte della tradizione islami- ca; in Inghilterra, John finisce la sua festa in un pub con gli amici; in Per- sia, Faime inizia i festeggiamenti u- na settimana prima; a Santo Do- mingo, Daniel prepara salsa e me- renghe in casa, ma anche all'aperto; a Lima, in Perù, non è facile per la madre di Roxana festeggiare i com- pleanni dei suoi 15 figli. A Duala, in Cameroun, la mam- ma di Martin prepara cibi tradizio- nali; in Bangladesh, la casa di Za- man e di Nasrim si riempie di tan- tissimi fiori... Così, tra frasi scritte, correzioni, letture ad alta voce ed e- sercizi, anche in quel pomeriggio la MISSIONI CONSOLATA 21 APRILE 2002 S ono 1.388.000 gli immigrati registrati e 1.688.000 quelli effettivamente residenti in Italia. L’inciden- za è di quasi il 3% sulla popolazione nazionale. La diffusione investe l’intero paese, con maggiori con- centrazioni nel nord (55%); centro, sud e isole accol- gono rispettivamente il 31, 10 e 4% degli stranieri. La composizione è variegata: europei 40%, africani 28%, asiatici 20%, americani 12%. Quanto a religio- ne, cristianesimo 48%, islam 37%, religioni orientali 8%, varie 7%. Forte è la tendenza all’inserimento stabile . Il 61% è presente per lavoro, il 27% per la famiglia, il 12 per altre ragioni. Si tratta in prevalenza di giovani e individui mediamente effi- cienti. In maggioranza sono sposati (676.000); però solo un quarto ha la prole con sé e spesso non ha il coniu- ge vicino. Dati i figli sempre più nu- merosi che nascono in Italia (25.000) e di quelli provenienti dal- l’estero, i minori sono aumentati (278.000) come anche quelli iscrit- ti a scuola (140.000). L’ immigrazione richiama processi di integrazione. In Italia ci sono segnali positivi, ma anche intoppi. I matrimoni mi- sti sono 13.000 (pochi rispetto ad altri paesi). I 9.500 «cittadini italiani» rappresentano, rispetto alla media europea, un tasso tre volte inferiore. L’as- sociazionismo ha subìto uno stop dai primi anni ’90. La ricerca di una casa riserva amare sorprese. Nel 2000 contro gli immigrati si è commesso un atto di violenza ogni 25 ore. È cresciuto il peso degli immigrati sul mercato la- vorativo: gli 840.000 autorizzati a lavorare costitui- scono il 3,6% della forza-lavoro italiana (23,5 milio- ni); dimostrano disponibilità allo spostamento geo- grafico; c’è grande bisogno delle loro prestazioni, dato che in un anno ne sono stati assunti 512.000, contro 410.000 licenziati. In Italia ogni 10 nuovi lavoratori assunti 1 è immigrato. È consolante constatare che i disoccupati sono meno di 90.000, cioè 1 su 10 (circa il tasso fra gli i- taliani); inoltre sono meno numerosi quelli che per- dono il posto di lavoro rispetto a quanti lo trovano. Ma non bisogna dimenticare gli immigrati che lavora- no in nero (350-400.000), una grave anomalia tipi- camente italiana. L’ Italia è divisa di fronte agli immigrati: c’è chi li rifiuta e chi li accetta. Alle due visioni si intrec- ciano pure le contrapposizioni tra gli schieramenti partitici. Tuttavia «sull’immigrazione non siamo all’anno zero e sono molti i punti da consi- derare patrimonio comune». Un progetto valido deve porre le differenze in un quadro unitario di valori fondamentali, che salvaguardi la sostanza della no- stra cultura e religione e riesca ad accettare altre culture e religioni chiedendo a tutti di inserirsi, senza contrapposizioni, in un quadro plu- ralista. È questo il concetto di «so- cietà laica», aperta a tutte le diffe- renze. Per alcuni la convivenza è possibile, però non con i musulmani: l’«11 settem- bre» e i proclami di Bin Laden sembrano a- ver accentuato tale convinzione. Ma c’è chi pensa che la comune umanità possa unire i vari po- poli con valori, doveri e diritti condivisi da tutti e che dell’islam si possa dare un’interpretazione non chiusa al confronto: questa, ad esempio, è la posi- zione di Giovanni Paolo II. Si spera che i leaders mu- sulmani, formatisi nell’immigrazione, contribuiscono a ridimensionare le spigolosità. È in esame IL DISEGNO DI LEGGE DEL GOVERNO B ERLUSCONI «Modifica alla normativa in materia di immigrazione e asilo». Il disegno, proposto da Fini-Bossi e appro- vato dal senato il 28 febbraio scorso, desta gravi preoccupazioni. Il tema esige un’analisi dettagliata, che ci augu- riamo di poter offrire prossimamente. Gli immigrati in Italia secondo la Caritas («dossier 2001») MA NON SIAMO A A L L L L ’ ’ A A N N N N O O ZERO
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=