Missioni Consolata - Aprile 2002

so il traghetto per Durazzo. Da lì u- na corriera li avrebbe portati a casa, in un villaggio tra le montagne. Un viaggio di 36 ore! «Avete qualche figlio adAsti? La- vora? Sta bene?...». Qui ogni diffi- coltà di lingua scomparve. Non sa- prei dire come, ma in un soffio riu- scirono a farmi partecipe del loro pianto e lutto. Sì, avevano un figlio ad Asti, con un buon lavoro e una bella famiglia: una brava moglie, an- che lei albanese e due ragazzi, Fati- ma di 17 anni e Aldi 12. L'estate scorsa i ragazzi, in attesa che ricominciasse la scuola, aveva- no trovato anch’essi un lavoretto. Ma una mattina, Aldi andando in bicicletta verso la pasticceria in cui aiutava, fu investito da un'auto e uc- ciso. Eccolo Aldi nella foto che la non- na mi porgeva: un viso sorridente di adolescente, che rinnovava negli oc- chi e nel sorriso quello così stanco del nonno. Prima di riporla nuova- mente nella busta bianca, la donna baciò a lungo l'immagine del ragaz- zo. Essi, i nonni, solo dopo quattro mesi avevano potuto andare a pian- gere, con quelli che restavano, sul- la tomba di Aldi. Ora, ancora in la- crime, tornavano in Albania con quel lutto così grande che non li a- vrebbe lasciati mai più. - Ritornerete in Italia? - No Italia! Lo dissero pacatamente, senza ri- sentimento. Poi non ci furono più parole tra di noi. Soltanto, prima ch'io scendessi alla stazione di An- cona, un forte e lungo abbraccio. Il dolore, tutti i dolori, ma soprattut- to quello per la perdita di una vita giovane, non ha confini di naziona- lità e non ha bisogno di parole. Parliamo tanto di immigrati, ma ci sfugge il carico di sofferenze che, in mille modi, l'immigrazione com- porta. Una morte, lontano dal pro- prio paese e dai propri cari, è un do- lore infinitamente grande. Quante famiglie immigrate attraversano l'e- sperienza della morte? Nel pianto dei nonni di Aldi c'e- ra anche questo: il rimpianto di una tomba lontana; l'impossibilità di parole e gesti verso i propri cari, an- ch'essi carichi di lutto e dolore. Si potrebbe cominciare anche da qui per sentirci uguali: dall'espe- rienza del dolore che, ahimé, non manca nella vita di nessuno, sotto qualsiasi cielo ci sia dato di vivere. QUASI TUTTI MIEI FIGLI F orse il più bel compleanno che ho festeggiato non è stato uno dei miei (ormai tanti e... grigi), ma quello di Victoria. Victoria Vicky viene dalla Nige- ria ed è una delle mie alunne più as- sidue nel corso di lingua italiana per stranieri. È graziosa e vivacissima; come quasi tutti i ragazzi africani, è pronta alla battuta di spirito e alla risata fragorosa. Parla di sé, ma lo fa con ritrosia; racconta della sua fa- miglia e della vita in Italia quasi per cenni, per lo più lasciando intuire. Un pomeriggio annunciò a me e ai compagni, con tutta la gioia pos- MISSIONI CONSOLATA 20 APRILE 2002 Un immigrato asiatico (accompagnato dal figlioletto) espone la propria mercanzia su un marciapiede di Torino.

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