Missioni Consolata - Aprile 2002
maggioranza di religione tradiziona- le; i musulmani sono divisi in tre o quattro gruppi, con relativi iman e moschee, si fa per dire, trattandosi di costruzioni più scalcinate delle abi- tazioni. Ce n’è una per gli avoriani provenienti dal nord del paese, un’altra per i burkinabé , altre anco- ra per i differenti gruppi stranieri. Solo i cristiani sono sparsi dapper- tutto, come il lievito evangelico, de- stinato a fermentare tutta la massa. Ma le diversità linguistiche e cultu- rali costituiscono un’altra sfida per l’evangelizzazione. BABELE DI LINGUE E CULTURE È domenica. Accompagno padre Victor nella comunità di Chartier, a una ventina di chilometri dal centro. Alle nove inizia lamessa. Il padremi presenta alla piccola comunità, par- lando in francese; i catechisti Alfon- so e Bernard traducono rispettiva- mente in godié, per i fedeli locali, e in moré, per quelli del Burkina Faso. La celebrazione procede con lo stesso ritmo per quasi tre ore: letture, o- melia e avvisi finali in tre lingue; gli stessi idiomi si alternano nei canti. Alle 12 ci sediamo davanti a un pentolone di riso e un tegamino di salsa e pesce, insieme ai responsabi- li della comunità: una dozzina di uo- mini e due donne. L’atmosfera è cor- dialissima. Si ride e si scherza. Mi sforzo di sorridere anche quando non capisco. Ma non posso fare a meno di ammirare e ringraziare la gentilezza della gente, quando mi viene offerto un bel gallo ruspante, come segno di ospitalità. «Le due signore sedute assieme a noi sono godié - mi bisbiglia a un cer- to punto padre Victor, per farmi no- tare un dettaglio culturale -. Le don- ne del Burkina, invece, dopo aver servito cibo e bevande, sono scom- parse per mangiare tra di loro. Ciò avviene anche il giorno delle nozze dei burkinabé: lo sposomangia e be- ve con gli amici; la sposa fa festa in- sieme alle altre donne: è il risultato dell’influsso che l’islam ha esercita- to per secoli in quel paese, ma non ancora penetrato nella società avo- riana». COSTRUIRE LA FAMIGLIA Per costruire l’unità della famiglia, i missionari insistono che genitori e figli mangino insieme. A forza di bat- tere, qualcosa sembra cambiare, co- me posso constatare a Bobodou, una piccola comunità a 25 km da Sago, dove si celebra il matrimonio di tre coppie burkinabé: al momento del pranzo, sposi e spose mangiano alla stessa mensa. Padre Zaccaria gon- gola di gioia, anche se le mogli sem- bravano sedere sulle spine. A ren- derlo ancora più felice è il matrimo- nio del catechista. «È la prima volta che due giovani vengono all’altare direttamen- te dalle proprie case, senza previa coabita- zione e prole appres- so» mi confida. Formare famiglie cristiane, una sfida in tutta l’Africa, è una priorità per i tre mis- sionari, che sfruttano ogni occasione a tale scopo. Così, le coppie regolarmente sposate con rito cristiano del- la comunità di Sago, appena una dozzina, diventano centro di attenzione nella festa della Famiglia di Na- zaret, la domenica dopo natale: ben ve- stiti e fiori all’occhiel- lo, gli sposi entrano in chiesa in pro- cessione e si siedono in prima fila; dopo l’omelia ogni coppia si scam- bia anelli e promesse di amore e fe- deltà, come il giorno delle nozze, tra gli applausi dei presenti. Anche dopo lamessa si continua a celebrare: la comunità ha preparato il pranzo per tutti i membri delle fa- miglie festeggiate e si prosegue sino a tardo pomeriggio con giochi, can- ti e danze. Finalmente anche le don- ne burkinabé si sbloccano, improv- visando danze tradizionali, in cui perfino suorMaria Pia azzarda qual- che piroetta. CAPRETTI «A DUE ZAMPE» «Siamo in un ambiente di prima e- vangelizzazione», afferma padreVic- tor. «Anzi, di pre-evangelizzazione - incalza padre Joseph sorridendo -, almeno per quanto riguarda la po- polazione locale». La maggior parte dei cattolici e ca- tecumeni della missione di Sago, in- fatti, sonodi origine burkinabé;men- tre gli autoctoni, pur simpatizzando per la chiesa, sono lenti ad abbrac- ciare i valori del vangelo. A frenarli è un groviglio di superstizioni che sfo- cia in sacrifici umani, offerti agli spi- riti della foresta per placarne l’ira o attirarne i favori a beneficio della co- munità o del singolo individuo. Quando Sago fu promossa sotto- prefettura, la gente iniziò a sognare strade asfaltate, elettricità, telefono... e gli anziani dissero che, prima di av- viare tali progetti, bisognava fare sa- crifici agli spiriti. E si sentì racconta- re di scomparse misteriose. Padre Flavio Pante, allora parroco di Sago, e padre Zaccaria tuonarono dentro e fuori della chiesa. A innescare la reazione dei missio- nari fu anche l’avventura di Rebecca, una gemellina cristiana di 4 anni, vit- tima designata per favorire il succes- so di un commerciante. La bimba fu rapita da uno sconosciuto;ma la tem- pestività della ricerca da parte di pa- renti e vicini non diede tempo al ra- pitore di allontanarsi e permise alla bambina di approfittare del trambu- sto per fuggire e tornare in braccio a sua madre. Pochi giorni dopo, lo sconosciuto era seduto al chiosco gestito dalla madre di Rebecca per consumare al- cune frittelle; la bambina cominciò a MISSIONI CONSOLATA 16 APRILE 2002 M A L I G H A N A GU INEA L I B E R I A BURK INA FASO C O S T A D ' A V O R I O Grebo Tabou San Pedro Grand Béréby Sago Gagnoa ABIDJAN Odienne Dianra Yamoussoukro
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