Missioni Consolata - Marzo 2002

tri stili di vita. Qui si sono incontrati popoli pro- venienti dal Mediterraneo e dal Mar Rosso con egizi, greci, romani, afri- cani orientali; da nord sono giunte le civiltà medio-orientali della Me- sopotamia e da est la Persia, il Paki- stan, la Valle dell’Indo e la Cina. VECCHIO E NUOVO Pur con gli standards urbanistici e le imprese occidentali, all’interno di Dubai hanno ancora autorevolezza i vecchi capi, i cui antenati apparte- nevano ai Bani Yas , detentori del po- tere fra le tribù beduine fino al 1971. Oggi rappresentano la famiglia re- gnante di Dubai e Abu Dahbi, l’e- mirato più vasto e ricco di petrolio, dispensatore di aiuti ai paesi arabi poveri. La città di Dubai colpisce per i grandi alberghi, che fanno a gara in comodità ed eleganza, ma anche in estro architettonico e arredi: la hall di uno accoglie l’ospite con una sce- nografia che ricorda l’oasi (moder- namente e tecnologicamente inter- pretata) e un ristorante ruota lenta- mente su se stesso, consentendo in un’ora la vista completa della città. L’aria condizionata è al massimo, al punto da sentirsi a disagio. Visitando Dubai vecchia, si sco- pre che il condizionamento dell’aria era già un successo del passato. Nel Golfo Persico, ad esempio, «le tor- ri del vento» erano «campanili», che nella parte superiore catturavano il vento, diminuendo in quella infe- riore (abitata) la temperatura di 10- 15°. L’arieggiamento della casa si a- veva, negli anni ’50, anche nelle abi- tazioni barasti , di canne e foglie di palma, dove il vento non penetrava, ma la circolazione dell’aria dava fre- scura. Se si vuole però conoscere il pas- sato tradizionale e il recente svilup- po di Dubai, bisogna recarsi al mu- seo, molto ricco e ottimamente rea- lizzato nel vecchio forte Al Fahidi. È possibile vedere reperti archeolo- gici di 4 mila anni, immagini di vec- chi pescatori di perle, delle fasi del- l’ exploit petrolifero, nonché una completa emeticolosa ricostruzione della vita dei beduini nel deserto: a- bitazioni, abiti, utensili e persino... sabbia, palme, cielo stellato. Incu- riosiscono gli animali di questa cul- tura nomade; le attività consisteva- no nell’allevamento di dromedari, nell’agricoltura oasica, nei saccheg- gi tribali e nella protezione (dietro pagamento) delle carovane di mer- canti che attraversavano il territorio. Un aspetto caratteristico di Dubai è anche il creek , un’insenatura del golfo nell’abitato, che divide in due il capoluogo. Le rive pittoresche so- no punteggiate da dhows , antiche imbarcazioni in legno che da gene- razioni salpano verso i porti del Golfo Persico, dell’India e dell’A- frica Orientale. Il creek , che si con- figura come un porto-canale, è oggi attraversabile anche con gli abra , i taxi acquatici di Dubai. A ROMPICOLLO SUL DESERTO L’ hinterland di Dubai è un basso- piano desertico, che permette inte- ressanti ed esotiche escursioni. Si parte in fuoristrada e ci si av- ventura verso le dune. Per strada, dove l’ambiente è più aperto e sab- bioso, si incontra il «dromedario- MISSIONI CONSOLATA 64 MARZO 2002 LA SVOLTA DEL PETROLIO Si chiamano «Emirati Arabi Uniti» e sono sette: Abu Dah- bi (l’emirato maggiore), Dubai, Sharjah, Ajman, Umm Al Qaiwain, Ras Al Khaimah, Fujayrah. Il paese, come altri nel Golfo Persico, è oggi all’avanguardia della modernità, una modernità raggiunta negli ultimi 30 anni grazie al pe- trolio. Il contrasto tra «vecchio» e «nuovo» è la caratteristi- ca preminente e peculiare di questi paesi, che sono però di antico insediamento umano. Gli emirati furono abitati (anche nell’entroterra) fin dal- l’età del bronzo, nel terzo millennio A.C. Allora il clima era molto più temperato di quello attuale. Le popolazioni rice- vettero importanti influssi culturali anche da altri popoli. La regione si riaffacciò alla storia nel 635, l’anno della totale islamizzazione della penisola araba: l’ islam adotta- to fu quello sunnita . Già nei secoli precedenti l’economia era legata alla posizione di crocevia commerciale. Duran- te il Medioevo gli Emirati fecero parte del regno di Hormuz, che controllava l’ingresso nel Golfo Persico e i relativi com- merci. Agli europei la regione fu per la prima volta descritta dal navigatore portoghese Vasco da Gama nel 1498, quando dominava l’emirato di Julfar. I connazionali si installarono nel basso Golfo Persico, tassando il fiorente commercio con l’India e l’Estremo Oriente e sostituendo l’onnipresente Com- pagnia britannica delle Indie orientali. Dopo il loro ritiro, nel 1633 subentrarono gli imam Al-Ya’ribi dell’Oman, men- tre dalla metà del XVIII secolo la zona finì sotto l’influenza della Persia. In questo periodo divenne nota come «la co- sta dei pirati». Dopo il protettorato britannico (1892-1971), si fece stra- da l’idea di federazione. Intanto, a partire dagli anni ’60, sulla regione zampillava l’oro nero. E la modernizzazione fu rapida. Ondate migratorie da Egitto, Pakistan, ecc. for- marono una popolazione eterogenea. Nel 1993 gli arabi erano appena un quarto del totale. Nel conflitto tra Iran e Iraq (anni ’80) gli Emirati appog- giarono l’Iraq, per scongiurare l’iranizzazione del loro pae- se. Nella successiva guerra del Golfo Persico si schieraro- no con gli Stati Uniti e alleati contro Saddam Hussein. Nel 1994 fu imposta la legge islamica ( sharia ). Non so- no mancate violazioni dei diritti umani. Nel 2000 l’emira- to di Fujayrah condannò un’indonesiana alla lapidazione: un castigo raramente somministrato nel paese. Gli Emira- ti, con Arabia Saudita e Pakistan, riconobbero il regime dei talebani in Afghanistan... Sono retti dal Consiglio supremo, composto dai sette e- miri dei rispettivi emirati. Primo ministro è Maktum Bin Ra- shid-Al Maktum, sovrano anche di Dubai. A. C. Note storiche

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