Missioni Consolata - Marzo 2002
sociali o protestare di fronte a squi- libri e basso tenore di vita. Lo sceic- co di Dubai ha sottoscritto un tacito patto con i sudditi: il loro consenso in cambio di benessere generale e, in particolare (sogno di tutti i paesi de- sertici), della progressiva trasforma- zione del territorio in giardino. Gli abitanti autoctoni di Dubai sono una minoranza; non lavorano «materialmente», ma per lo più or- ganizzano i lavoratori stranieri, spe- cie asiatici. Gli stranieri, «padroni» in affari, possono soltanto essere so- ci con meno del 50% del capitale delle imprese. Quanto all’ambiente ed urbani- stica, Dubai è il fiore all’occhiello dell’emirato: per giardini, aiuole e parchi, con prati all’inglese, fiori e palme («oro verde» in una regione desertica). Le facciate dei moderni palazzi sono illuminate, con gusto ornamentale arabo-beduino, da col- lane e ghirlande di lampadine; lun- go le strade i lampioni hanno lo ste- lo cosparso di luci e (ultimo tocco di fiaba esotica) le palme si presentano con il fusto tempestato di lampadi- ne. La città vanta uno dei più bei pa- norami urbani della regione ed è la più vivace del Golfo Persico. Grazie al florilegio di spazi verdi, è aumentata anche la piovosità, in u- na regione naturalmente arida. Quali risorse permettono di af- frontare spese astronomiche per e- dificare palazzi e creare il verde sul- la sabbia? (Ci sono pure campi da golf - i primi del Medio Oriente - e il palazzo del ghiaccio in un clima che raggiunge i 50° a luglio-agosto). Risposta: soprattutto il petrolio, u- no degli ori di Dubai, oltre a gas na- turale, commercio e turismo, di cui l’emirato è leader nella regione. Fio- rente la pesca, che un tempo aveva un risvolto nobile e ardito: quello dei pescatori di perle. Il commercio mette a disposizio- ne numerosi articoli a prezzi conve- nienti: l’oro ha un mercato (il Gold Souk , luccicante di fittissime e sfar- zose vetrine), che è uno dei più gran- di empori mondiali per l’oro al det- taglio; offre dai lingotti ai gioielli più lavorati e ricercati. Gli antiquari di Dubai offrono anche monili e sup- pellettili arabo-beduine. Inoltre o- rologi, apparecchiature elettroniche e fotografiche, tessuti, tappeti (spe- cialmente persiani, che si acquista- no molto bene), profumi. Il profumo esala dai cosmetici e dal mercato delle spezie, tipico del- le città arabe, dove si sentono (in un dedalo di angusti vicoletti) gli in- tensi aromi dei chiodi di garofano, cardamomo, cannella, incenso. Dubai è una secondaMecca... de- gli acquisti. UN CROCEVIA DI POPOLI Dubai conta 700 mila abitanti, all’80% stranieri: quindi è assai co- smopolita. Numerosi gli indiani e i pakistani, mentre sono statunitensi e inglesi i tecnici delle imprese che hanno compiuto le più importanti o- pere industriali. Lingua ufficiale è l’arabo, ma ovunque è capito l’in- glese; si parla anche il parsi (lingua persiana) e persino l’ urdu, dati i paki- stani. La religione è l’islam al 95%, con un 3,8% di cristiani. Questi (quasi tutti stranieri) costituiscono una pre- senza discreta e godono di libertà di culto; ma è vietato il proselitismo. Negli altri emirati si registra il tenta- tivo di convertire tutti all’islam. I musulmani sono sunniti della scuola malikita o hanbalita . Molti hanbaliti sono wahabbiti , non rigo- rosi come in Arabia Saudita. Non mancano musulmani ibaditi e sciiti : gli ultimi discendono probabilmen- te dai mercanti e lavoratori giunti dalla Persia tra fine ’800 e inizi ’900. La criminalità è pressoché inesi- stente. Pertanto si respira aria di be- nessere nella sicurezza e, tenendo conto dellamodernità, c’è un’atmo- sfera alla «Montecarlo» con fascino arabo. L’atteggiamento verso l’occiden- te non è improntato a nazionalismo o ad una religiosità fanatica e intol- lerante, ma è favorevole, maggior- mente dopo la guerra del Golfo nel 1990-91, quando gli Emirati forni- rono truppe alla coalizione anti-ira- chena. Ciò non di meno, Dubai in- trattiene buoni rapporti con l’Iran, che risalgono a livello culturale ed e- conomico alla metà del 1700. In complesso gli Emirati, dall’in- dipendenza ad oggi, sono stati uno dei più stabili e tranquilli paesi del mondo arabo. La stessa posizione geografica, in un golfo per 5mila an- ni teatro di intensi commerci, ha fa- vorito la mescolanza di culture ed etnie e, quindi, la tolleranza per al- MISSIONI CONSOLATA 63 MARZO 2002 La nuova moschea di Dubai. Pagina accanto: la sede commerciale nella città vecchia.
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