Missioni Consolata - Marzo 2002

«Una parte degli immigrati filip- pini, consci della loro preparazione accademica, vuole essere indipen- dente e creare qualcosa in proprio. I più decisi si staccano dalle impre- se dove lavorano come dipendenti e diventano imprenditori. Secondo l’ultimo censimento eco- nomico condotto nel 1997, gli ame- ricani di origine asiatica posseggono il 3,8 per cento di tutte le aziende commerciali statunitensi, cioè un to- tale di 476.711 ditte. Di queste, i fi- lippini sono proprietari di sole 50 mila, che danno un incasso di tremi- lioni di dollari annui. Se California e Hawaii mantengono il record più elevato, New York, Pennsylvania e New Jersey vengono subito dopo. Nel complesso, le minoranze re- sidenti in Usa attualmente hanno la percentuale più bassa come pro- prietari di compagnie, e i filippini in particolare. Le ragioni di questo ri- tardo, a mio avviso, dipendono da vari fattori: divisioni tra gli stessi connazionali, carenza di cultura tecnologica, corruzione, scarsa pre- parazione nel marketing e nella pia- nificazione. Sovente mancano an- che un po’ di coraggio e la perspi- cacia di cogliere le opportunità e affrontare i rischi. In questo noi fi- lippini dobbiamo imparare molto dagli americani». Come in tutte le parti del mondo, i genitori e i nonni tendono a se- guire il destino dei loro figli e ni- poti. Una volta emigrati in USA, come si adattano gli anziani filippi- ni e come spendono il loro tempo? «Sono in America perché vengo- no chiamati dai loro figli. Dapprima sono felici di essere qui, ma poi di- ventano scontenti, anche se stanno con le loro famiglie. Amio avviso le ragioni di questa insoddisfazione sono principalmente tre. Per prima cosa, la classe media delle Filippine ha sempre della ser- vitù che vive con la famiglia e che svolge moltissime mansioni: lava, cucina, pulisce la casa, accudisce i bambini. Qui in America questo la- voro lo svolgono gli anziani, mentre i figli vanno a lavorare e comunque qui non potrebbero permettersi di avere del personale di servizio. Una seconda ragione, più profon- da, riflette le differenze tra le due culture. I figli e nipoti cresciuti in America hanno unmodo di vedere, pensare ed agire sovente opposto a quello dei loro genitori e nonni. Per esempio, nelle Filippine si mangia- no tre pasti regolari, consumati con calma, ad orario fisso e in casa. Qui i pasti si consumano in fretta, ad orari differenti e fuori casa. I giovani nelle Filippine sono ri- spettosi ed ossequienti verso i loro genitori ed anziani, mentre qui si credono indipendenti ed agiscono di conseguenza, anche in campo morale: non praticano la loro reli- gione in modo fedele come avviene nelle Filippine; molti non si sposa- no neppure in chiesa e il divorzio diventa sempre più accettato. Nel mondo esistono solo due paesi do- ve il divorzio non è ammesso: Malta e le Filippine. Una terza difficoltà è che non si adattano a vivere con persone di cultura e razza diversa. Le evitano rimanendo isolati nelle loro case, frequentando i loro connazionali, e interessandosi solo del loro paese di origine attraverso la lettura di gior- nali e riviste, programmi televisivi e radiofonici e il contatto telefonico con le famiglie rimaste in patria. Sono particolarmente interessati al- le vicende politiche del loro paese. A volte sarebbero tentati di ritor- narvi, ma non lo fanno perché l’e- conomia non migliora e la corru- zione non si riduce. Quando leggono i giornali ameri- cani, di solito corrono subito a ve- dere quanto valgono i loro pesos ri- spetto al dollaro e cosa dice il loro presidente. Sono amareggiati, per esempio, che ora ci vogliono 50 pe- sos per fare un dollaro. Però sono anche compiaciuti che il precedente presidente, Joseph Estrada, corrottissimo, sia stato fi- nalmente rimpiazzato dal nuovo, Gloria Macapagal Arroyo, che ap- prezzano, perché è una donna che si batte per i poveri. E non solo a parole». MISSIONI CONSOLATA 59 MARZO 2002 Una donna in carriera Il console generale delle Filippine, Linglingay F. Lacanlale, ha un'espe- rienza di ben 20 anni di servizio al- l'estero. Inizia la sua carriera nel 1978 passando tutti gli esami summa cum laude. Dopo alcuni anni a Manila, nel 1983 viene promossa alla missione permanente delle Filippine presso le Nazioni Unite, a New York. Tre anni più tardi è tra- sferita all'ambasciata filippina di Vienna, in Austria, dove è console generale e rappresentante delle Filippine per varie agenzie delle Nazioni Unite. Nel 1993, al suo ri- torno a Manila, viene promossa di- rettore esecutivo dell'ufficio delle Nazioni Unite e, un anno dopo, di- rettore del personale del segretario degli affari esteri. Mantiene tale compito fino al 1996, quando è no- minata rappresentante del suo pae- se alla missione filippina delle Nazioni Unite a New York. È la pri- ma donna a ricoprire tale incarico. Il console generale Lacanlale è sposata al dottor Eric Lacanlale, consulente delle Nazioni Unite, da cui ha avuto quattro figli.

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