Missioni Consolata - Marzo 2002
vità commerciale tra le due nazioni ed assicurare gli interessi america- ni in Asia attraverso la cooperazio- ne dei suoi alleati. Da quell’anno le prospettive so- no molto cambiate. Anche se l’atti- vità commerciale tra Stati Uniti e Filippine rimane sempre una prio- rità, ora la parte principale del no- stro lavoro consiste nell’assistere i nostri immigrati e fare sì che acqui- stino sempre più importanza politi- ca, economica e sociale in questo paese. Inoltre, ci siamo assunti un altro importante impegno: dato che i filippini provengono da oltre 7.000 isole, il consolato vuole esse- re una forza unificatrice tra tutti. Non ultimo, il consolato solleci- ta i filippini che risiedono a New York a fornire personale, finanzia- menti e contatti politici per allevia- re la povertà delle Filippine, che colpisce soprattutto i giovani pri- vandoli così di un futuro». L’altro giorno, mentre visitavo un malato all’ospedale Mt. Sinai a Manhattan, ho incontrato il suo medico, Demetrio Cordero, un fi- lippino. Questi mi ha spiegato che andare in America è da sempre la più grande ambizione della mag- gioranza dei filippini che studiano medicina a Manila. Per loro gli Stati Uniti sono «la terra del latte e del miele» dove vengono in cerca di una utopia, una terra promessa che soddisferebbe ogni loro sogno e ripagherebbe an- ni di stenti e sacrifici. Un suo com- mento, dottoressa? «Tra il 1970 e il 1980 gli Stati Uniti hanno sperimentato una scar- sità di medici, che hanno superato approfittando dell’aspirazione fi- lippina. D’altronde, chi non vor- rebbe avere nel proprio ospedale o clinica un medico a paga modesta? I filippini, infatti, non costavano troppo, non pretendevano tanto e si adattavano facilmente. Già dagli anni Sessanta l’emigra- zione negli Stati Uniti di medici e studenti filippini di medicina iniziò ad aumentare, anche se a quel tem- po pochissimi lo notavano. Poi con l’approvazione della legge sull’im- V i sono circa 3 milioni i filip- pini negli Stati Uniti, con- centrati soprattutto in due grandi California e New York. Mentre i filippini in California svol- gono svariati lavori, a New York si concentrano i professionisti (avvo- cati, medici, manager, specialisti in computer, infermieri, maestri, tec- nici). Nella «Grande mela» i filippini sono presenti specialmente nei quartieri di Manhattan, Woodside, Hillcrest, Jackson Heights, Jersey City e Ridgewood. Di loro abbia- mo parlato con il console generale delle Filippine, la dottoressa Linglingay Lacanlale, nel suo uffi- cio presso le Nazioni Unite. Lei ha menzionato che nella zo- na metropolitana vi sono più ome- no 400.000 filippini. Come conso- le, quale ruolo si prefigge di rag- giungere con loro? «Il consolato generale filippino a New York ha aperto una sede nel 1946, quando le Filippine e gli Stati Uniti erano appena usciti vittorio- si dalla guerra nel Pacifico. A quel tempo lo scopo principale delle Filippine era promuovere un’atti- (continua a pag. 58)
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