Missioni Consolata - Marzo 2002

MISSIONARIO CANTAUTORE Il Tucuman era una regione im- mensa e inospitale, che abbracciava parte dell’attuale territorio della Bo- livia, nord dell’Argentina, Paraguay e Cile. Terra fertile e ricca, in cui era iniziata da una quarantina d’anni la colonizzazione spagnola. I france- scani vi erano arrivati nel 1538. Solano fondò lamissione (riduzio- ni) di Magdalena di cui fu doctrine- ro (parroco). In 15 giorni apprese il complicatissimo dialetto dei tecono- tes ; poi il « kalkam e un’altra ventina di idiomi della regione, diversi tra lo- ro più che il greco dal latino» affer- ma Francesco daVittoria, vescovo di Tucuman. Nel 1592 fu nominato custode o visitatore delle missioni del Tucu- man, estendendo così l’apostolato a tutta la regione. Per cinque anni mol- tiplicò i viaggi dallemontagne del Ci- le alle sconfinate pianure del Gran Chaco per incontrare gli indios , i- struirli e convertirli alla fede, difen- derli dai soprusi dei bianchi, e per fondaremissioni, costruire cappelle, soccorrere poveri e bisognosi, cura- re infermi e scongiurare liti. Tanta attività non lo distoglieva da contemplazione e penitenza. Per proteggere la solitudine nella pre- ghiera tracciava attorno alla capan- na un cerchio di 100 passi di raggio, che a nessuno era consentito oltre- passare. Ancor oggi, a Santiago del Estero e altre località dove visse il santo, sono mostrati ai visitatori i luoghi privilegiati dei suoi incontri con Dio. In fatto di penitenza, poi, solo Dio sa come riuscisse fare tanta strada. «Sia in viaggio che in con- vento - afferma un testimone - si nu- triva di erbe e altri alimenti di poca o nessuna sostanza». Oltre che con la sua austera santità, Francesco Solano affascinava con la bontà e dolcezza d’animo, l’eloquen- za appassionata e l’estro musicale. Ora col flauto, ora col violino traeva tali melodie, inventando musiche e parole, da fare impallidire i nostrani cantautori. Gli indios non si stanca- vano di ascoltarlo. Tra una musica e l’altra, egli sollevava in alto il croci- fissoper far capire che cantava per lui e solo per lui danzava. L’amore per gli indigeni gli meritò sul campo il titolo di «protettore de- gli indios ». «Con pazienza e soave e- nergia» ammoniva i coloni che li maltrattavano; si recava di persona dalle autorità per chiedere giustizia «con l’umile audacia dell’inviato di Dio». Ma non sempre gli riusciva. Più fortunato era col Padre Eter- no. Le testimonianze del processo di beatificazione sono zeppe di raccon- ti di fatti singolari: guarigioni istanta- nee, apparizioni provvidenziali, ac- que nel deserto, come le «fonti di santo Solano» a san Gioacchino di Trancas, ancora zampillanti. Come il santo di Assisi, fra’ Solano amava gli animali ed era riamato. A SanMiguel del Tucuman, per esem- pio, durante una corrida, un toro in- furiato saltò la staccionata, minac- ciando sfracelli per la strada dove stava passando il santo. La gente ri- mase a bocca aperta nel vedere l’a- nimale rabbonirsi e accostarsi al cor- done del Solano come per baciarlo. Nessuna meraviglia, quindi, se in cinque anni san Francesco Solano battezzò 200 mila indios. PROFETA VULCANICO Nel 1595 Solano fu richiamato a Lima. Era in corso la riforma della chiesa avviata dal vescovoToribio da Mogrovejo. Anche i 200 frati del convento di san Francesco avevano bisogno di spolverare gli ideali della povertà e umiltà francescana. Per lanciare la riscossa spirituale, il commissario generale dell’ordine fece erigere una casa di ritiri, il con- vento di S. Maria degli Angeli, detto poi « de los descalzos ». Solano fu no- minato superiore. E contagiò tutti con musica e santità. Ma le pratiche burocratiche lo facevano sentire co- me un pesce fuor d’acqua; deperiva a vista d’occhio. Fu mandato a Trujillo; ma anche lì, suo malgrado, dovette fare il superiore. Elevata a diocesi nel 1577, Trujillo rimase per 30 anni senza vescovo: co- me gregge senza pastore, i cristiani a- vevanopersoogni ritegno. Solano ar- ringava le folle con la forza persuasi- vadella sua fede vissuta integralmente e con austerità. A volte, per chiedere perdono al Signore per i peccatori, si flagellava a sangue davanti alla gente, in chiesa e nelle piazze. La sua vulcanica eloquenza sfocia- va a volte in profezie catastrofiche: il 12 novembre 1603 predisse un terre- moto che avrebbe distrutto la città, come di fatto avvenne nel 1619. Nel 1604 Solano era di nuovo a Li- ma e riprese a predicare nelle chiese, piazze e teatro, invitando tutti a con- versione. Memorabile fu il discorso tenuto la vigilia di natale di quell’an- no in Piazza Maggiore, piena come un uovo. Diceva che Lima era la be- stia dell’ Apocalisse, piena di concu- piscenza e dei suoi tre terremoti: cu- pidigia, superbia e lussuria. Come tre diluvi incombevano sulla città e quel- la stessa notte l’avrebberodistrutta se la gente non si fosse convertita. Il santo parlava di terremoti mora- li; ma gli ascoltatori pensavano a quelli reali, così frequenti in un pae- se vulcanico come il Perù. Per tutta la città si diffuse in un baleno la noti- zia di una catastrofe imminente. La gente invase chiese e conventi per a- vere l’assoluzione dei peccati; i con- fessori non bastavano. Molti si con- fessarono pubblicamente: le mada- me rivelarono i peccati più segreti; i signori le propri bravate e angherie. Per le strade si formarono cortei di flagellanti che invocavanomisericor- dia. Fra’ Solano era contento come il giovedì santo. Non lo erano altrettanto le auto- rità civili ed ecclesiastiche, compre- so il Tribunale dell’inquisizione, che si radunarono per esaminare l’ope- rato del frate e lo chiamarono a una MISSIONI CONSOLATA 52 MARZO 2002 F in dagli inizi della conquista, gli ordini religiosi hanno giocato un ruolo fondamentale nell’evangelizza- zione dell’America in generale e nella fondazione della chiesa nel viceregno del Perú in particolare. Lima, metro- poli politica, era anche centro di irra- diazione del vangelo nelle regioni su- damericane. Cinque ordini religiosi vi hanno col- laborato: domenicani, francescani, a- gostiniani, mercedari e gesuiti. Arrivati nel 1540, i francescani fonda- rono tre conventi: Quito, Cuzco e Li- ma. Nella capitale venne formata (1553) la provincia detta «dei 12 apo- stoli». Da qui i missionari s’irradiarono presto verso il sud: nel 1541 erano a La Plata, a nord di Potosí; nel 1547 nella stessa città di Potosí; dal 1549 a La Paz; nel 1586 avevano già cinque case nel Tucuman, con una quindicina di religiosi, e nella regione del Rio de la Plata (Bolivia e Paraguay). Le ultime due regioni furono teatro delle epiche imprese missionarie di san Francesco Solano. Ordini missionari

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