Missioni Consolata - Marzo 2002
S tatura media, esile, volto terro- so, malaticcio, ma con un’irre- frenabile carica di vitalità e riso contagioso; delicato e gentile con tut- ti, quanto esigente e duro con se stes- so: così i contemporanei descrissero il giovane Francesco Solano. Oggi è chiamato il Saverio delle IndieOccidentali, l’apostolo dell’A- merica meridionale, il taumaturgo del Nuovo Mondo. «A CENA CON GESÙ» Era nato a Montilla (Cordova) il 10 marzo del 1549 da agiati agricol- tori: il padreMatteo ricoprì la carica di sindaco della città. A15 anni entrò nel collegio dei ge- suiti di Cordova, privilegio derivan- te dalla posizione del padre e dalla benevolenza della marchesa di Prie- ga. Parlava poco e cantava sempre, ri- cordano i compagni. A 20 anni vestì il saio francescano nel convento del paese, una comu- nità di 30 frati appartenenti a unmo- vimento di rigida osservanza. Chiese ai superiori di essere mandato in A- frica, ma fu spedito all’eremo di Lo- reto (1572), presso Siviglia, per stu- diare filosofia e teologia. Tornò alla carica per essere incluso nella spedi- zione destinata al « Río de la Plata », insieme al compagno di studi, il sud- diaconoLuis deBolaños, futuro fon- datore delle «Riduzioni» del Para- guay. La richiesta fu ignorata. In compenso fu nominato cantore del coro conventuale. Nel 1576 cantò la prima messa. Continuò gli studi di morale o dei «casi di co- scienza», come si diceva allora. Nel 1579, per stare vicino alla ma- dre cieca e al padre gravemente in- fermo, tornò al convento di Montil- la, dove nel frattempo scoppiò la pe- ste. Francesco correva da una casa al- l’altra per assistere i malati e confortare i moribondi. Si cominciò a parlare dimiracoli: unbambinoda- to per morto fu da lui baciato e resti- tuito alla madre sano e vegeto. Nel 1581 fu nominato maestro dei novizi del convento di Arrizafa, poi a san Francesco al Monte, nella Sierra Morena. La solitudine conciliava la sua sete di ascesi e contemplazione. Ma anche lassù arrivò la peste. Insie- me a un confratello, Francesco ripre- se a prodigarsi per aiutare gli appe- stati della città di Montoro. Sempre di corsa e trafelato, il volto smagrito e livido dalla stanchezza, nascondeva con la solita gaiezza il suo segreto: era statocontagiato.Ungiornoqualcuno
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