Missioni Consolata - Marzo 2002
giungere, vista la vastità e capillarità della Rete sul territorio italiano. Il cammino decisionale è iniziato a settembre dello scorso anno, con il dibattito all’interno di ogni singo- lo «nodo» della Rete, che ha visto u- na prima sintesi negli incontri re- gionali. Questi si sono svolti a Mila- no, Firenze e Roma, rispettivamente per i «nodi» del nord, centro e sud della penisola; hanno prodotto dei documenti che sono stati portati al- l’Assemblea di Marina di Massa e discussi in un apposito gruppo. Nel gruppo si sono confrontati i referenti di ogni «nodo», tutti ac- compagnati da un osservatore. Il ri- sultato è confluito in un documento di 11 punti, che raccolgono i princi- pi basilari e i criteri condivisi da tut- ti gli aderenti alla Rete. Fra questi: la non-violenza, il rifiuto del persona- lismo, la professionalità nell’impe- gno politico, la fiducia reciproca, l’e- sauriente e rapida circolazione del- le informazioni. Si è definito il «punto» di Lilliput, che rappresenta il primo momento di incontro per le realtà locali, dove non esiste ancora un «nodo» artico- lato. L’evoluzione dei «punti» è rap- presentata dai «nodi», elementi fon- danti della Rete: essi sono luoghi di incontro per associazioni, gruppi e singoli, aventi il compito di esten- dere la Rete nelle realtà locali, por- tandovi contemporaneamente la di- mensione nazionale e quella inter- nazionale. Ogni «nodo» gode di una propria autonomia e non è auspica- bile l’adesione ad esso di partiti po- litici o sindacati. Vi è poi l’ Assemblea nazionale (come quella di Marina di Massa), cui è affidato il compito di verifica- re il percorso fatto e di proporre i- niziative per l’anno successivo. L’As- semblea si tiene con decorrenza an- nuale ed è aperta a tutti. A livello nazionale esistono pure i «gruppi tematici di lavoro», aperti a tutti, con il compito di approfon- dire gli argomenti ritenuti impor- tanti per la Rete (non-violenza, eco- logia, economia di giustizia); inoltre propongono iniziative concrete. Infine, a Marina di Massa, la Rete ha raccolto i temi delle campagne di mobilitazione generale del passato. Si sono organizzati gruppi di lavoro, per fare il punto sulle attività pre- senti e discutere gli impegni da pri- vilegiare quest’anno. ECOLOGIA E BANCHE ARMATE Ebbene, che sta facendo e cosa in- tende fare la Rete di Lilliput? Circa la cosiddetta «impronta e- MISSIONI CONSOLATA 24 MARZO 2002 L a Rete di Lilliput è nata nel 1998 dall’incontro tra alcune associazioni nazionali (Aifo, Ctm, Mani Te- se, Pax Christi, Beati Costruttori di Pace, Wwf Italia, Re- te Radiè Resch, Centro nuovo modello di sviluppo, ecc.), la rivista Nigrizia e diversi promotori di campagne na- zionali di pressione e sensibilizzazione (Chiama l’Africa, Sdebitarsi, Campagna per la riforma della Banca Mon- diale, ecc.). Il nome e il significato di «Rete di Lilliput» derivano da un’analogia ed una riflessione. Nella favola «I viag- gi di Gulliver» (1725), dello scrittore e politico irlan- dese Jonathan Swift, i minuscoli «lillipuziani», alti ap- pena pochi centimetri, catturano Gulliver, il gi- gante molto più grande e potente di loro, legandolo nel sonno con centinaia di fili. Gulliver avrebbe potuto schiacciare qualsiasi «lillipuziano» sotto il suo sti- vale, ma la fitta rete di fili lo immobi- lizza e lo rende impotente (cfr. Mis- sioni Consolata , gennaio 2000). D i fronte a poteri schiaccianti e i- stituzioni globali, cittadini e asso- ciazioni possono usare le forze modeste di cui dispongono ed unirle a quelle di altri in- dividui e movimenti in vari luoghi. Il sogno è che tanti gruppi, presenti in ogni angolo del paese, diven- tino una grande voce, capace di farsi sentire e incidere sulle scelte economiche che stanno alla base dei gravi problemi sociali e ambientali che affliggono il pianeta. In concreto, la Rete di Lilliput crea collegamenti con tutte le realtà locali e nazionali che già operano nell’e- conomia di giustizia, nella non-violenza, nella difesa dell’ambiente e nei diritti umani, per rendere più effi- cace la promozione di nuovi stili di vita, la denuncia dei rischi sull’ambiente di scelte politiche (che dovrebbero invece contribuire allo sviluppo sociale). La Rete pro- muove pressioni su governi e istituzioni nazionali e in- ternazionali, affinché intraprendano iniziative concre- te per la pace e il benessere dei popoli. I «lillipuziani» non sono mancati alle principali mo- bilitazioni: per esempio, durante il vertice dei G8 a Ge- nova, quello di Mobilitebio nel 2000, la marcia per la pace Perugia-Assisi nel dicembre scorso. I «lillipuziani» hanno partecipato ad entrambe le edizioni del World So- cial Forum di Porto Alegre (Brasile). O ggi in Italia esistono 69 «nodi» del- la Rete di Lilliput: sono il riflesso di una presenza omogenea sulla nazione e la prova di un forte incremento nu- merico nel corso di questi anni (in particolare si è registrata una crescita alta in occasione dei G8 di Genova). Nei «nodi» operano gruppi, associazio- ni e individui, che non si sono dati re- gole scritte o un’organizzazione formale, ma decidono secondo il consenso generale in assemblea. Esistono «gruppi tematici di lavoro» che hanno carattere nazionale; ad essi partecipano perso- ne aderenti a un «nodo» e particolarmente interessate all’argomento. Il gruppo tematico più «antico» è quello sull’«im- pronta ecologica e sociale». È già attivo uno nuovo, che si occupa di non-violenza e conflitti. Altri gruppi sono stati promossi durante l’assemblea di Marina di Massa. Morale di una favola IL GIGANTE IN TRAPPOLA
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