Missioni Consolata - Marzo 2002

MISSIONI CONSOLATA 21 MARZO 2002 un milione di abitanti: è una popola- zione cosmopolita, composta da stra- nieri di molte nazionalità africane e tutte le etnie autoctone del paese. In questi 10 anni abbiamo accelerato l’organizzazione pastorale con la crea- zione di nuove parrocchie: ora sono 13. Abbiamo un buon numero di agenti di pastorale: missionari stranieri, preti fi- dei donum , tre sacerdoti autoctoni e numerose suore: tutti, missionari e missionarie, religiosi e clero locale la- vorano insieme in perfetta comunione. Inoltre abbiamo trasferito la cattedra- le dalla città in questa zona, poiché la cappella costruita nel primitivo quar- tiere era troppo piccola e non c’è spa- zio per sviluppare altre opere. In que- sta zona, ribattezzata quartiere catte- drale, abbiamo ottenuto un grande terreno in cui sono stati già costruiti un centro di formazione, l’episcopio, una scuola cattolica e un grande salo- ne, che per ora funge anche da chiesa parrocchiale. La cattedrale è ancora in fase di pro- gettazione; ma un giorno riusciremo a realizzare anche quest’opera. Quali problemi e quali speranze per San Pedro? La regione del sud-ovest è stata tra- scurata prima e dopo l’indipendenza. La diocesi è molto estesa e buona par- te è foresta. Fino a una dozzina di an- ni fa una pista congiungeva Abidjan a San Pedro e Tabou. Ora abbiamo la stra- da asfaltata che lega la capitale alla frontiera con la Liberia. Ma le vie di co- municazione con l’interno sono ancora costituite da piste e sentieri impratica- bili, specialmente durante i mesi delle piogge. Speriamo che, con lo sviluppo economico della regione, sia possibile estendere l’evangelizzazione anche a quei villaggi che non hanno ancora in- contrato un missionario. Inoltre le strutture (scuole, chiese...) sono scarse e mancano mezzi e perso- nale per costruirle. La pastorale vocazionale è una priorità della diocesi. Le vocazioni ci sono; bi- sogna seguirle e formarle per avere pre- ti autoctoni. Abbiamo due diaconi dio- cesani; presto saranno ordinati preti. La carenza maggiore riguarda le co- municazioni sociali, indispensabili per l’evangelizzazione: abbiamo bisogno di una radio cattolica, giornali e pubbli- cazioni di vario genere per trasmette- re il messaggio del vangelo anche ai vil- laggi più isolati. Quali sono le iniziative più si- gnificative nel campo della pro- mozione umana? La Caritas è attiva in tutte le parroc- chie. Religiosi e religiose sono impe- gnati in numerose iniziative di promo- zione umana, come le varie attività di formazione umana e religiosa che i pa- dri della Consolata hanno intrapreso nella baraccopoli di San Pedro; un fra- tello della Consolata si occupa della sa- lute, con il dispensario di Grand Béréby e la formazione di agenti di pastorale sanitaria nelle comunità della foresta. In molte comunità esistono scuole di alfabetizzazione. Un’ultima domanda, monsigno- re: cosa si aspetta per il futuro dai missionari della Consolata? Prima di tutto li ringrazio per aver por- tato nella diocesi uno spirito veramen- te missionario e un entusiasmo di cui abbiamo bisogno. Grazie soprattutto per la disponibilità: hanno scelto di la- vorare nella baraccopoli del Bardot, la zona più difficile della diocesi; hanno aperto una missione a Sago, nel cuore della foresta; hanno accettato una ter- za missione a Grand Béréby. Per il futuro? Auguro loro di continua- re a lavorare come sanno fare. Se apris- sero una nuova missione, non potrei chiedere di più.

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