Missioni Consolata - Febbraio 2002

È un onore per me rivolgere la parola ad un pubbli- co di missionari e medici, che condividono il pri- vilegio di essere al servizio del prossimo più sofferente e, quindi, più bisognoso di cure e solidarietà... Un giorno, durante la messa, una frase che faceva ca- polino da un vangelo semiaperto attirò la mia attenzio- ne. La frase era: «Voi avete occhi per vedere e non ve- dete, orecchi per sentire e non ascoltate». Ipoacusia a parte, l’avere «occhi per vedere e non ve- dere» per un radiologo può risuonare in modo com- pletamente diverso rispetto a chiunque altro, evocan- do situazioni in cui, di fronte ad una radiografia, si è incapaci di cogliere l’elemento essenziale diagnostico: un’esperienza che molti medici hanno fatto, nel tenta- tivo di porre una diagnosi clinica corretta. Ma se «il non vedere» è vero nella realtà lavorativa - mi dissi - quanto più profondo dev’essere il suo significa- to sul piano spirituale. «A ma il prossimo come te stesso» e «amate i vo- stri nemici»: sono affermazioni che abitual- mente vengono considerate come un consiglio, da va- lutarsi prendendo tempo, e non come impellente pos- sibilità di realizzazione. Sono frasi, comunque, che fanno tremare le gambe a chi le voglia prendere come il riferimento della propria esistenza spirituale. Vi è forse una chiave interpretativa che consenta di comprenderle nella loro giusta ottica? Certamente i missionari martiri hanno dimostrato di averle compre- se fino in fondo. Immaginiamo che Gesù, che si è realizzato ad un livel- lo infinitamente superiore al nostro, venga a spiegarci la legge dell’amore o, se preferite un termine più tecni- co, la legge dell’unità e dell’integrazione. Gesù ci dice: «Sulla terra le cose funzionano così: o ami il prossimo come te stesso e vivi nella gioia, o vai incontro alla sof- ferenza. Se in un pianeta impregnato di violenza, di sfruttamento e di morte riuscirai ad esprimere amore proprio dove l’amore non sembra esistere, allora sarai pronto per qualsiasi avventura. Tuffati con gioia nel mondo, perché il tuo momento migliore è qui e ades- so. Ogni sofferenza è frutto di un atteggiamento di- scriminatorio e separativo. La reale comprensione dell’“ama il prossimo come te stesso” implica quindi un’azione immediata, un salto di qualità esistenziale ben preciso...». Di fronte a questo avvertimento di Gesù, penso che ci sia una sola risposta. Ma, poiché la legge di amore con- traddice la vecchia consuetudine di aspirare alla feli- cità con schemi di pensiero inadeguati, legati alla pau- ra dell’esistenza, per la sua attuazione è necessario non solo un ragionamento, ma un atto di fede, uno slancio cardiaco, cioè il coraggio. Non a caso il fondatore dei missionari della Consolata, il beato Allamano, usava la parola «coraggio» come termine-chiave per spronare i suoi missionari. G iovanni Paolo II ha affermato: Cristo ci chiama ad una «coraggiosa disponibilità». E così l’avere «occhi per vedere» è una grandiosa pos- sibilità da cogliere adesso: unire la mente, portata ai li- velli più alti, ad un cuore generoso. Questa è senz’altro la lezione fondamentale che noi medici, abituati per formazione ad anteporre la ragione al cuore, possiamo trarre dall’esempio dei missionari. E, proprio nel rico- noscimento della loro capacità di esprimere coraggio, ai missionari va il nostro grazie. Nel comprendere che la testimonianza di fede dei mis- sionari è un salto nella dimensione verticale (dove re- gna un’apparente irrazionalità) ed è uno slancio nella accettazione totale di ciò che l’esistenza ci propone, noi ci sentiamo vicini a chi ci insegna che un compor- tamento, a prima vista assurdo, è a volte l’unico modo veramente saggio di agire. (continua a pagina 75) Torino: cena della riconoscenza MEDICI DEI MISSIONARI Particolare della facciata del «Koelliker» e sala-controllo della risonanza magnetica dell’ospedale. MISSIONI CONSOLATA 72 FEBBRAIO 2002

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=