Missioni Consolata - Febbraio 2002
71/ I MISSIONI CONSOLATA GENNAIO 1998 Q uando i missionari della Consolata arrivarono in Argentina (1947), dovettero faticare non poco per far conoscere la loro identità e non essere presi per semplici predicatori di missioni popolari o «tappabu- chi» in situazioni di emergenza. Una delle prime comunità stabili, dopo anni di servizi precari, fu Machagai, nella provincia del Chaco. Ora, alla fine del 2001 abbiamo ripiegato le tende, salutato la gente e... ripreso a remare: contenti, siamo passati all’«altra sponda». Abbiamo lasciato un «pezzo di vi- gna» ripulito, arato, seminato, fornito di strutture, che con sincera soddisfazione abbiamo consegnato alla diocesi di Saenz-Peña. Dal centro di Machagai i missionari hanno percorso (a piedi, a cavallo, in carretta, in pick up ) i 2.383 chilome- tri quadrati del Departamento 25 de Mayo , corrispon- dente alla parrocchia. Oggi le sue 25 comunità, accan- to alla scuola rurale e al pronto soccorso, possono con- tare sulla propria cappella, la visita mensile del sacerdote, le feste patronali, la catechesi dell’iniziazio- ne cristiana, la visita alle famiglie, agli ammalati e su un gran numero di attività di promozione umana. I segni più vistosi dell’opera dei missionari della Con- solata a Machagai sono: la monumentale chiesa par- rocchiale in stile coloniale e le cappelle di sant’Anto- nio, san Gaetano, Rosario e Milagro... tutte chiese che identificano le zone periferiche della parrocchia. Ac- canto ai luoghi di culto sorgono saloni parrocchiali, il centro Caritas, il dispensario medico, la mensa per bambini, la casa di riposo per anziani, ecc. Dietro a ogni struttura appare l’impegno dei missiona- ri che lavorarono. Essi seppero guidare l’aspirazione della popolazione di condividere la propria fede in modo visibile, attraverso opere a favore di tutta la co- munità. Nel 1986 il lavoro acquistò maggiore efficacia, grazie all’arrivo delle missionarie della Consolata. M eritano di essere ricordati i protagonisti che han- no «servito» la parrocchia in più di 50 anni di la- voro. La memoria di p. Enrico Arneodo, che concluse la costruzione della chiesa e fu il primo parroco, rima- ne come una benedizione per Machagai che gli ha de- dicato una strada. Venerato è p. Carlito Motta, l’amico di tutti; p. Angelo Burati per lo spirito giovanile e l’at- tenzione ai giovani; p. Luigi Lorenzetto, ispirato deco- ratore della chiesa. A costoro si aggiungono i confratelli, che hanno con- tribuito alla crescita e maturazione della parrocchia: p. Gianfranco Testa, imprigionato e torturato durante la dittatura militare; p. Giuseppe Auletta nelle comunità degli indios toba; e tanti altri che hanno lasciato orme indelebili nel cuore della gente, riservando la loro at- tenzione ai più poveri e dedicandosi alla formazione di catechisti, animatori di comunità. Accanto alla pastorale tradizionale, sono apparse le novità della chiesa postconciliare: la catechesi, il Movi- mento familiare cristiano, i cursillos de cristiandad , i gruppi biblici e liturgici del Rinnovamento nello spiri- to, la pastorale sociale e della salute. Anche le vocazio- ni alla vita religiosa e sacerdotale sono state curate con risultati soddisfacenti: nove suore e due preti (uno dio- cesano e il nostro p. Rafael Del Blanco, oggi in Corea). Abbiamo consegnato Machagai con «soddisfazione», ma anche con rimpianto. Con spirito evangelico dicia- mo: «Siamo servi inutili, abbiamo fatto solo il nostro dovere!». L’Allamano ci renda meno doloroso il di- stacco e ci aiuti a passare all’«altra sponda», dove l’a- ratro ci aspetta per dissodare un nuovo campo. p. Ermenegildo Crespi Argentina MACHAGAI, ADDIO L’imponente chiesa di Machagai. Sotto: padre Carlito Motta, l’amico di tutti, nella «stanza della carità» verso i poveri. 71 F BBR I 2002
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=