Missioni Consolata - Febbraio 2002
Ne fanno fede le tante encicliche che papa Leone, più avanti del suo tempo, scrive nei suoi 25 anni di pontificato: ad esempio sull’aboli- zione della schiavitù ( In plurimis, 1888); sull’istituzione di seminari per i sacerdoti autoctoni e la crea- zione della gerarchia ecclesiastica locale ( Ad extremas Orientis oras, 1893). Il papa scrive pure sulle devozio- ni care all’Allamano: il Rosario ( Su- premi Apostolatus , 1883), San Giu- seppe ( Quamquam pluries, 1889), la Santa Famiglia ( Novum argumen- tum, 1890), il Sacro Cuore ( Annum Sacrum, 1899). La questione socia- le, che esplode tra poco con la pub- blicazione dell’enciclica Rerum no- varum , è uno dei tanti temi passati al vaglio da Leone XIII. C’è un altro argomento al centro del magistero leoniano, «la missio- ne della chiesa», destinato ad apri- re vasti orizzonti sul mondo. È su di esso che il pensiero dell’Allamano si identifica con quello di papa Pec- ci: «La città santa di Dio che è la Chiesa - scrive Leone XIII, - non es- sendo circoscritta da alcun confine di regioni, ha la forza trasfusale dal fondatore di “allargare ogni giorno lo spazio della tenda e di stendere i teli della dimora senza risparmio” ( Is 54, 2 )». A Roma l’Allamano avvicina al- cune personalità del mondomissio- nario (ciò fa supporre che sia que- sta la principale ragione del suo viaggio), in particolare il card. Gio- vanni Simeoni e mons. Domenico Jacobini, rispettivamente prefetto e segretario di Propaganda Fide , non- ché il cappuccino card. Massaja. A costoro, presumibilmente, sottopo- ne la prima bozza del Regolamento dell’Istituto, con lo scopo di «rac- cogliere giovani sacerdoti aspiranti alle missioni, prepararli convenien- temente e quindi metterli a disposi- zione di Propaganda Fide , che li a- vrebbe inviati nelle missioni alle di- pendenze delle varie Congregazioni già esistenti». L’Allamano incontra anche il pa- pa, ma non lascia alcun commento scritto su quell’incontro, che ha co- me scopo principale quello di son- dare la fattibilità di un progetto an- cora in fase preliminare. L’udienza dura quanto basta per ricevere una benedizione per il santuario, i sa- MISSIONI CONSOLATA 66 FEBBRAIO 2002 GIACOMO CAMISASSA l’amico confondatore Nacque a Caramagna (TO) il 27 set- tembre 1854. Dopo le classi ele- mentari, fu apprendista fabbro. L’e- sperienza gli affinò il senso pratico che lo accompagnerà per tutta la vi- ta, dimostrandosi esperto in quasi tutti i settori tecnici, senza paura di sporcarsi le mani, nonostante la sua levatura intellettuale. Laureato in teologia, fu «aggrega- to» fra i dottori delle facoltà di teo- logia e diritto di Torino. Il 15 giu- gno 1878 venne ordinato sacerdo- te. Chiamato da Giuseppe Allamano come economo e vicerettore del san- tuario della Consolata e del convit- to ecclesiastico, vi entrò insieme con lui nell’ottobre 1880. Vi rima- se fino alla morte, avvenuta il 18 a- gosto 1922. Personalità poliedrica, per sua scel- ta rimase sempre in secondo piano come «cooperatore e braccio destro», «esecutore oculato e laborio- so» dell’Allamano, condividendo ideali, preoccupazioni, iniziative per il rinnovamento del santuario della Consolata, la fondazione e direzione dell’Istituto Missioni Consolata, il sostegno delle missioni, impegnandosi con uguale capacità in vari campi: insegnamento, co- struzioni, stampa, spedizioni missionarie. Fondò e diresse la rivista «La Consolata», oggi «Missioni Conso- lata», che servì a far conoscere il cammino dei missionari della Con- solata. Meticoloso e preciso, prestò la sua intelligente collaborazio- ne nella redazione di lettere, relazioni, regolamenti, progetti per la fondazione, direzione e organizzazione dell’Istituto Missioni Conso- lata, di cui fu vicerettore. Dal febbraio 1911 all’aprile 1912, visitò a nome dell’Allamano le missioni del Kenya, per rendersi conto del loro stato e fare progetti di sviluppo. Visse per 42 anni in profonda comunione e amicizia con l’Allama- no. Ogni cosa fu progettata, studiata e vagliata insieme, nel rispet- to delle reciproche competenze e capacità. Dal 6 ottobre 2001 le spoglie mortali di Giacomo Camisassa ripo- sano a Torino, nella chiesa pubblica dei Missionari della Consolata di Corso Ferrucci 18, accanto al beato Giuseppe Allamano. I due gran- di amci si sono finalmente ritrovati. «Eravamo una cosa sola - disse l’Allamano del Camisassa -. Se ab- biamo fatto qualcosa di buono è perché eravamo tanto diversi; ma abbiamo promesso di dirci la verità e l’abbiamo sempre fatto; se fos- simo stati uguali, non avremmo visto i difetti l’uno dell’altro e a- vremmo fatto molti sbagli in più. Non dimenticate quest’uomo!». Gottardo Pasqualetti
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