Missioni Consolata - Febbraio 2002
MISSIONI CONSOLATA 60 FEBBRAIO 2002 F uori della patria storica, gli armeni hanno sempre dimostrato intraprendenza, capacità imprendito- riale e creatività, fondando comunità floride da ogni punto di vista, non ultimo quello culturale e artistico. Ne è una dimostrazione la loro presenza nell’Impero persiano, che ha lasciato segni importanti: basti ricor- dare le bellissime chiese dei santi Taddeo e Stefano nel nord dell’Iran, autentici capolavori d’arte, o il quartie- re armeno di Nuova Julfa a Isfahan, uno dei maggiori poli turistici. Numerosa e prospera ai tempi dell’ultimo scià, la co- munità armena in Iran è oggi in profonda crisi. La crisi interessa anche l’Iran. A più di 20 anni dalla rivoluzione di Khomeini, il paese ha una grande voglia di cambiamento, però frustrata dall’impossibilità di a- gire secondo meccanismi democratici. Il potere è in ma- no ad una cricca di musulmani ultraconservatori. Par- lando con la gente si ha l’impressione che, se avesse la possibilità, prenderebbe il volo verso lidi con maggiore libertà. Alcuni lo hanno già fatto e altri sono in procin- to di farlo. Questo desiderio è, a maggior ragione, vivo tra gli ar- meni, il cui esodo dall’Iran è massiccio. Giorno dopo giorno la comunità armena di Teheran si assottiglia. Ne- gli uffici della cattedrale sono stata testimone di un an- dirivieni di persone con passaporti e moduli per chie- dere informazioni sulle pratiche di espatrio. I più si di- rigono verso gli Stati Uniti, altri in Europa e pochi in Armenia. Erano 300 mila prima della rivoluzione. Ora si parla di 50-60 mila persone, ma le cifre reali sem- brano essere inferiori: 25 mila al massimo. Gli armeni paiono proprio decisi a porre fine al loro secolare inse- diamento in Iran. Il club armeno di Teheran è l’unico luogo pubblico do- ve le donne sono libere di vestire come credono; per questo le autorità hanno preteso che l’entrata fosse proibita agli iraniani. Sono stata invitata da due amiche armene: Aida, divorata dalla nostalgia per la famiglia negli Stati Uniti (mentre lei non è ancora riuscita ad ot- tenere il visto), e Charlotte, anch’ella desiderosa di la- sciare il paese, magari per l’Italia, di cui conosce splen- didamente la lingua. Sono loro a farmi entrare in un’a- la del club, attrezzata per i ricevimenti. Vi si sta celebrando una festa di nozze e sono curio- sa di darci un’occhiata. Quella che a me sembra una na- turale animazione non le rallegra; al contrario, i loro oc- chi sembrano diventare ancora più tristi. Aida me lo spiega: «Stringe il cuore vedere queste sale semivuote. E pensare che un tempo non si riusciva a far stare tut- ti gli invitati!». S e l’Iran non è facile per i musulmani, lo è ancora di meno per i cristiani. Vi sono problemi comuni a tut- ti: è difficile trovare lavoro; la gente è sempre meno di- sposta a sopportare l’imposizione dell’abito e del com- portamento islamico, con una legge che interviene pe- santemente nella vita privata. Così spesso, le donne armene, le più colpite dalla morale islamica, spingono mariti e padri a lasciare il paese. Ci sono «circostanze» che valgono solo per i cristiani. Davanti alla legge il cristiano non è uguale al musul- mano: è la costituzione a stabilirlo. Se un cristiano ha una vertenza con un musulmano, quest’ultimo ha qua- si sempre la meglio; se il primo commette una colpa, va incontro a sanzioni più gravi rispetto al secondo. Mi è stato riferito il «prezzo del sangue»; la legge prevede in alcuni casi pene pecuniarie come risarcimento alla fa- miglia per l’uccisione di un congiunto; se un armeno uc- cide un musulmano, la penale è di 7 mila dollari; ma, se l’uccisore è musulmano, la penale scende a 300 dol- lari. Nelle assunzioni pubbliche i musulmani sono privi- legiati (nelle imprese private sembra, invece, che gli armeni siano benvisti). Anche nello sport: nella squa- dra nazionale non possono giocare calciatori armeni. Ma gli obblighi di un armeno verso la collettività non sono minori, a cominciare dal servizio militare. Anche gli armeni sono tenuti a difendere l’Iran e hanno pa- gato il loro tributo di morti negli otto anni di guerra contro l’Iraq. Gli armeni in Iran: indagine tra le comunità KHOMEINI IN CATTEDRALE Armeni e iraniani in crisi. Stranieri intraprendenti e artisti. Musulmani e cristiani. Vittime del genocidio. In attesa di libertà.
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