Missioni Consolata - Febbraio 2002

Gli sforzi per integrare nella co- munità argentina i numerosi boli- viani immigrati sono notevoli e que- sto esempio di apertura verso di- verse culture è da imitare. Una caratteristica di questi istitu- ti è lo spirito di famiglia e collabo- razione che vi regna. Ho l’impres- sione di essere in una comunità molto interessata a migliorarsi, con- vinta d’avere in mano la chiave per trasformare il futuro dell’Argenti- na. Ancora una volta si può toccare direttamente l’efficacia dell’anima- zione fatta dai padri José Luis Pe- reira e Silvio Lorenzini. Questi mis- sionari sono attenti nel trasmettere i valori del vangelo, convinti che non vi sarà una formazione com- pleta, senza quella spirituale. Non si devono ripetere gli errori dell’era «jurassica», quando i dinosauri a- vevano una struttura fisica enorme, ma con una massa cerebrale molto piccola, incapace di controllare e soddisfare le esigenze somatiche; per cui si estinsero! Personalità armoniosa e società, scienza e fede illuminata, economia equa e politica coscienziosa: ecco gli estremi di una formazione moder- na, necessaria in Argentina. E sono lieto di sapere che i miei confratelli missionari vedono nella scuola un luogo privilegiato per plasmare uo- mini e donne del futuro. Adelante, padres! , sempre avanti! In attesa, domani, di impegnarsi più a fondo, anche nell’università. I l popolo argentino, così com- plesso e vario, ha una capacità enorme di sopportare la soffe- renza e orientarsi con estrema tolle- ranza verso i cambiamenti. L’ultima sera del mio soggiorno a Buenos Aires, nella cappella della casa provinciale, bruciava un cero davanti all’immagine della Conso- lata. La fiammella tremolante mi ha spinto a una riflessione, un augurio per questa gente affascinante: «Non temere, Argentina! Le tue mani non cedano, perché il Signore, tuo Dio, è in mezzo a te. Egli sarà tuo salvatore, esulterà per te di gioia e ti farà nuova con il suo amore» (Sof 3, 16-17). I l «peso» di venta. . . leggero N el dicembre 2001 l’Argentina ha vissuto eventi tragici. Nei giorni 18-20 Buenos Aires e altre città sono state sac- cheggiate con violenze da migliaia di individui, esasperati dal- la crisi sociale, non esclusa la fame. Sono morte 27 persone, centinaia i feriti, 3 mila gli arrestati. Il presidente della repub- blica Fernando De la Rua si è dimesso; e sono in corso inda- gini sulle sue responsabilità di fronte agli abusi della polizia nel reprimere le dimostrazioni, nelle quali si erano mescolati an- che degli estremisti. Il fallimento socioeconomico ar- gentino è da ascriversi pure allo stesso De la Rua e al ministro del- l’economia Domingo Cavallo, so- stenitore della globalizzazione- privatizzazione delle imprese, che ha creato numerosi disoccupati. Nuovo presidente (il quinto in 20 giorni) è Eduardo Duhalde . Que- sti ha bloccato il pagamento del- l’enorme debito estero (132 mi- liardi di dollari) e ha sospeso la parità tra peso (moneta argenti- na) e dollaro, con una svalutazio- ne del 30%. L’inflazione è dietro l’angolo. Le tensioni non sono fi- nite: La crisi argentina preoccupa anche Stati Uniti, Messico, Cile, Uruguay, Spagna, Italia. La crisi è sociale, ma non solo. «Va tenuto presente - ha detto l’arcivescovo Estanislao Karlic, presidente della Conferenza e- piscopale - che l’Argentina vive una crisi profondamente mo- rale, una crisi che coinvolge tutti, non solo i leader. Le “maz- zette” non le prendono solo i politici, ma anche altri cittadini». Mc

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