Missioni Consolata - Febbraio 2002

47 APRILE 1998 CONSOLATA MI SS IONI vi cortei hanno ancora il chiodo fisso dell’Amerika e dell’imperialismo malvagio (...). Ma stranamente sono evasivi ed evanescenti sui Pinochet dei tempi d’oggi: loro, i talebani. Si respira nelle piazze una strana aria: se non di giustificazione, quanto meno di superficialità. Eppure, siamo di fronte a un regi- me decisamente più crudele e disumano del pur cru- dele regime di Pinochet. Niente, è secondario: il problema è l’interventismo amerikano». Cristiano Gatti, sul quotidiano « il Giornale » dell’11 ottobre 2001 «QUESTA GUERRA GIUSTISSIMA» «La gente si è abituata e la tragedia dell’11 settem- bre sembra ormai passata. Ci vorrebbe forse un missile talebano sul Vaticano per far ricordare alla gente che il mondo giusto sta cercando di mandare all’inferno per sempre la nuova minaccia musul- mana? (...) Non è una critica a Voi, che oggi dedicate 4 pagine a questa guerra giustissima, bensì ai nuovi giova- nissimi presuntuosi che si fanno abbindolare dai teorici della pace sempre e per forza». Lettera firmata pubblicata dal quotidiano « Li- bero » del 25 novembre 2001 CATTOLICI, MARXISTI E BUONI SENTIMENTI «Le culture ideologiche, di fronte alla guerra contro il terrorismo, si sono preoccupate più di mobilitare la piazza su temi generici come la pace e le ingiu- stizie nel mondo che di suggerire cosa fare in con- creto, subito, qui, ora. (...) In tutta la sua storia, il pacifismo non è riuscito a evitare una sola guerra e i buoni sentimenti non hanno mai risolto i problemi del mondo. (...) Da Gesù Cristo, attraverso quel buon sentimento che è la fede, a Karl Marx, attraverso quelle buone intenzioni che è la socializzazione dei mezzi di pro- duzione, c’è chi ha auspicato un cambiamento del- la natura umana. Gesù Cristo è finito sulla croce, Marx in soffitta. E l’uomo è rimasto quello di sem- pre: lupo dell’uomo. (...) Ho l’impressione che le culture ideologiche, cattoli- ca e marxista e collaterali, abbiano prodotto danni irreparabili alla nostra cultura politica nazionale». Piero Ostellino, sul quotidiano « Corriere della Sera » del 24 novembre 2001 «NOI SIAMO IL BENE» «Visto che sono un leale cittadino americano, non dovrei dirvi perché è accaduto tutto ciò: del resto non è nostra abitudine indagare sul perché qualco- sa - qualsiasi cosa - accada. Preferiamo accusare gli altri di malvagità immotivata. “Noi siamo il bene”, ha dichiarato un profondo pensatore alla Tv ame- ricana, “loro sono il male”: e il pacchetto è pronto. A metterci, per così dire, il fiocco è stato poi Bush in persona con il suo discorso davanti alle Camere riunite, occasione in cui il presidente ha elargito ai parlamentari - e in qualche modo a tutti noi della cerchia - la sua profonda conoscenza delle astuzie e delle usanze dell’islam: “Odiano ciò che vedono in quest’aula”». Gore Vidal, sul quotidiano « la Repubblica » del 16 novembre 2001 «NON IN NOSTRO NOME» «Gli italiani che combatteranno in Afghanistan non lo faranno in nostro nome. Noi non siamo in guer- ra. (...) È facile parlare di necessità della guerra in un’aula di Parlamento o in una piazza tra lo sven- tolio delle bandiere. Un po’ meno se la si vede da vicino, se gli “effetti collaterali” hanno un nome, un’identità, un lavoro, degli affetti. Se le macerie che vediamo sono quelle di una casa o di un ospedale, se il bambino mutilato ha un vol- to. Se, dietro i discorsi retorici, scorgiamo i listini di borsa in cui le azioni delle fabbriche delle armi aumentano di valore, o seguiamo le vie del petro- lio. Se scopriamo che i buoni di oggi erano i cattivi di ieri, e viceversa, e che le donne, con o senza bur- qa, continuano ad essere usate, magari per la pro- paganda». Redazionale di « Dialogo in Valle », periodico cat- tolico di Condove (Torino), dicembre 2001 (a cura di Paolo Moiola) Kabul: ancora immagini di ragazzi nell’orfanotrofio «Children of Aloudin».

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