Missioni Consolata - Febbraio 2002

35 FEBBRAIO 2002 CONSOLATA MI SS IONI I l secolo passato ha visto numerose catastrofi umanitarie. Io speravo, fino a qualche tempo fa, di non vederne più. Sono state firmate ogni tipo di carte dei diritti, una montagna di carte: per l’uomo, per la donna, per il bambino, per il vecchio, per la mezza età. Nonostante questo, ciò che sta acca- dendo in questo momento storico si può definire come una caduta libera verso la barbarie. Vorrei raccontare cosa sta accadendo in due delle sette corsie dell’ospedale di Emergency a Kabul. Una è la corsia pediatrica. Ogni giorno arriva qui un bambino mutilato, ferito, tagliato in due pezzi dall’e- splosione di una «cluster bomb» ( 1 ) americana. Gli ame- ricani si sono rifiutati di indi- care agli sminatori i luoghi bombardati con quegli ordi- gni. Quando le cluster bombs non esplodono nell’impatto con il suolo, la loro dispersio- ne le trasforma in mine sparse sul territorio per un ampio raggio. È stata fatta una gran- de propaganda sul lancio degli aiuti, i famosi sacchetti gialli, che anch’io ho visto. Ora quei pacchi lanciati dal cielo hanno lo stesso colore delle... cluster bombs americane. Sono lì, sparse dentro e fuori ai villag- gi, pronte per essere raccolte dai bambini, bramosi di trova- re i famosi aiuti. Bene, io chia- mo questo terrorismo! Queste lanciate dal cielo sono mine antiuomo, mine contro la giustizia, la pace, la libertà, la verità! Io non ci sto. Non ci sto. Credo che Emergency faccia bene a de- nunciare questo gioco al massacro. A ll’interno del nostro ospedale di Kabul, c’è poi un’altra corsia: quella destinata ad ospitare i pazienti che hanno preso parte alle ostilità. Ci sono combattenti talebani non afghani, pakista- ni, uomini di Al Qaeda . Con i talebani hanno com- battuto uomini di 22 diverse nazionalità. Questi pazienti non sono stati portati feriti in ospe- dale. Siamo andati a prenderli nelle carceri di mas- sima sicurezza, dove erano abbandonati a morire. Siamo andati perché, altrimenti, sarebbero stati brutalmente uccisi. E con loro sarebbero stati ucci- si i più basilari diritti umani. Diritti che valgono an- che per i combattenti talebani. D’altronde, questa è la politica degli Usa: non fare prigionieri. Una po- litica che pratica e genera terrore. Per questo dob- biamo muoverci prima che sia troppo tardi, prima che le retroazioni simmetriche giungano anche in Europa. Noi viviamo in un’Europa meno sicura, perché gli Usa hanno deliberatamente scelto di oc- cupare tutti i luoghi sacri del Medio Oriente. Que- sta politica estera americana è da fermare. È un do- vere morale per tutti! Alcuni sostengono che quella statunitense sia «la verità della civiltà». In realtà, si tratta solo dell’at- tuazione di una politica imperialista volta a com- battere i disastri di una reces- sione economica interna al paese. Naturalmente, l’Italia si è schierata in prima linea. Ab- biamo un parlamento che per il 95% ha votato a favore del- l’ingresso in guerra contro l’Afghanistan. Oppure è la guerra contro Osama bin-La- den, che forse in questo mo- mento si sta nascondendo in uno dei rifugi fatti costruire dalla CIA vent’anni fa. Purtroppo, in questo contesto storico io sono molto meravi- gliato della mancanza di un se- rio movimento per la pace. Noi proponiamo il dialogo come alternativa alla guerra. Dob- biamo fare cultura per oppor- ci a questa catastrofe. Un esempio concreto in questa di- rezione è proprio Emergency . Io dico questo e poco importa se dal parlamento italiano ar- rivano insulti personali gratuiti ( 2 ). L’unica forma di resistenza in questo momento è parlare di fra- tellanza per evitare che si cada in una spirale di di- sperazione per tutti. Spero che questo non accada mai. Dipenderà tutto da noi. Ma dobbiamo muo- verci! ( 3 ) ( 1 ) Termine per indicare le «bombe a grappolo», tipo di ordigno che, all’impatto con il suolo, libera circa 50 bom- be di dimensioni ridotte che si sparpagliano sul terreno circostante. ( 2 ) Il dottor Strada si riferisce a Silvio Berlusconi, che lo ha definito «un uomo confuso». ( 3 ) Questo intervento è stato fatto lo scorso 15 dicembre 2001 presso la Camera del lavoro di Milano in occasione della presentazione del libro «Afghanistan anno zero». È opportuno ricordare che questo lavoro di Giulietto Chie- sa e Vauro è stato scritto PRIMA dell’11 settembre. CADUTA LIBERA VERSO LA BARBARIE di Gino Strada / «Emergency» Il commento

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