Missioni Consolata - Febbraio 2002

E rano i giorni tragici dell’esodo dal Rwanda, luglio 1994. Ricordo una donna con un cesto in testa, un fagotto sotto il braccio destro e sul sinistro un bimbo di pochi mesi, che tentava di succhiare qualche goccia di latte dal seno vuoto. Accanto, un bambino di tre anni sorreggeva con la manina il fagotto della mamma: un po’ di farina, una coperta per proteggere tutti e tre di notte... In Etiopia rivedo quella manina nei piccoli malati di Aids : ogni giorno mi tendono le ma- ni nel saluto mattutino. Avverto in loro il biso- gno di essere accarezzati, e lo faccio. È bello sentire le loro brac- cia sul collo. Mi sento come Gesù, che coc- colava i piccoli. Mi sento quasi un po’ Dio . Un Dio che prende per mano gli ulti- mi, ma che non riesce a cancel- lare la loro condanna a morte. Mentre li stringo con tenerezza, interrogo con lo sguardo la missionaria infermiera: manca qualcuno? «Lui è morto stanotte» mormora la suora. La frase mi trafigge come un coltello ta- gliente. Ebbene Tzehaie (che significa «mio sole») non ap- parirà più in mezzo al gruppetto gioioso dei compa- gni, che mi ricevono festanti sul cortile. E ntro in chiesa (un vecchio container , adibito a cappella) e interpello il mio Dio: «Mi stai prendendo in giro? Mi fai sentire come se fossi tu stesso ad accarezzarli, e poi... Sono un gio- cattolo nelle tue mani? ». E risento la bruciante ri- sposta: «Il rimedio per l’Aids c’è. Ma non è colpa mia se non viene distribuito a tutti equamente». «È vero, Signore - commento -. Tu hai fatto tutti gli uomini uguali. Ma è anche vero ciò che si legge ne La fattoria degli animali di George Orwell: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Siamo stati noi a rendere alcuni “più uguali” degli altri?». Inizio la messa e invito: «Riconosciamo i nostri pec- cati». Poi guardo i bambini colpiti da Aids. Nessuno di loro ha peccato, ma stanno pagando per i peccati altrui. Mi viene in mente il profeta Amos: «Odio le vostre feste, non gradisco le vostre riunioni, né i vo- stri doni. Piuttosto, scorra come acqua la giustizia, come un torrente perenne» (cfr. Am 5, 21-24 ). Penso ai cristiani che vanno in chiesa senza capire che il popolo di Dio è formato da «poveri in spirito», che sopravvivono anche nella miseria. E, mentre continuo l’eucaristia, risento l’impotenza di rime- diare allo scandalo di troppi cristiani: orgogliosi di essere figli di Dio, ma fratelli solo a parole. Mi affi- do alla preghiera. P . S ALVADOR D EL M OLINO , DA A DDIS A BEBA P OST SCRIPTUM . Ho appreso che, nel dicembre scorso, il parlamento italiano ha votato all’unani- mità un aumento mensile di stipendio per gli ono- revoli, pari a 1.162 euro (2.250.000 lire). Così essi percepiscono 4.648 euro di indennità, 3.873 di dia- ria, 4.028 per i portaborse (spesso familiari), 774 per spese-viaggio. Totale: 13.323 euro (arrotondan- do per difetto), pari a 26 milioni di lire al mese . Ma è proprio vero?... Dopo 35 mesi di parlamento, l’onorevole ha diritto alla pensione, mentre il cit- tadino vi accede (se vi accede) dopo 35 anni. Inoltre per lor signori sono gratis telefono cellula- re, cinema e teatro, viaggi in treno e aereo (nazio- nali), piscine, palestre, circolazione su autostrade... Nemmeno Bertinotti e Pannella hanno protestato? E non è finita, perché pure il ristorante è gratuito. Nel 1999 gli onorevoli hanno mangiato e bevuto per 2.850 milioni di lire, a spese del popolo . Cari amici, ditemi che sono tutte balle. Altrimenti... Buona quaresima! ARROTONDANDO, ma per difetto

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=