Missioni Consolata - Febbraio 2002
29 FEBBRAIO 2002 CONSOLATA MI SS IONI P eshawar. Nei campi profughi della città pakistana la gente continua ad arrivare e le con- dizioni di vita si fanno sempre più precarie per mancanza di cibo e per l’imminente arrivo del freddo. «An- che se non sarà come l’inverno af- ghano, sarà sempre dura, ma alme- no qui abbiamo più possibilità di sopravvivere» ci dice Nassim. Lui è fortunato. È riuscito ad aggirare il blocco della frontiera da parte dei soldati pakistani. Arrivato da pochi giorni, sembra ancora un po’ sper- so, anche se continua a sorridere. Appena rientrati nella «guest house» che ci ospita, dalla televi- sione via cavo arriva la notizia: Ka- bul è caduta! Il giorno seguente ci rechiamo in vari uffici governativi, dove tentia- mo (invano) di ottenere il permes- so per transitare nelle «aree tribali». Ovvero in quelle zone del Pakistan, che da Peshawar arrivano sino alla frontiera con l’Afghanistan, in ma- no a tribù locali. Potremmo quasi definirle zone franche, perché qui il governo pakistano non ha alcuna autorità. Si limita solamente al con- trollo della strada che, attraverso il Kyber Pass, porta sino alla città di confine di Thorkam. Il giorno precedente un convo- glio di giornalisti, con l’appoggio di un capo tribù, ha «forzato» il po- sto di blocco della polizia pakista- na, che oggi quindi non sembra di- sposta ad accontentare fotografi, giornalisti e cameramen occidentali che premono per entrare in Afgha- nistan. Per fortuna, arriva una telefonata di un amico del Gr Rai , il quale ci informa che i pakistani hanno fi- nalmente deciso di accordare il per- messo di transito attraverso le zone tribali. Il 17 novembre finalmente riu- sciamo a partire, con un centinaio di altri rappresentanti dei media di tutto il mondo. Arriviamo a Thorkam, dove le operazioni di controllo dei passaporti sono este- nuanti, un po’ per il numero di per- sone da controllare, un po’ per l’e- strema meticolosità dei pakistani. Alle 19.00 riusciamo ad entrare in Afghanistan. SULLA STRADA PER KABUL «Welcome toAfghanistan» sorri- de il mujaheddin , appoggiato al pick-up che ci sbarra la strada. Al- cuni come lui formeranno la nostra scorta sino a Jalalabad. Al mattino presto ci sveglia la guida, informandoci che il giorno precedentemoltemacchine di gior- nalisti avevano percorso la disse- stata via del contrabbando che por- ta a Kabul e che, anche in quel mo- mento, molti si stavanomettendo in viaggio. Mujaheddin - Sono i «combattenti nella guerra gradita a Dio». In Afghanistan, hanno combattuto pri- ma contro l’invasore sovietico e poi contro i talebani. Talebani (o taliban) - Sono gli «stu- denti di teologia coranica», istruiti nelle «madrase», le scuole coraniche. Fino alla caduta, guidati dal mullah Omar. Alleanza del nord - Indica la coalizio- ne costituita dalle varie fazioni di mujaheddin per combattere i tale- bani. Guidata da Massud fino al 9 settembre 2001, quando il generale tagiko è stato ucciso. Al Qaeda - È l’organizzazione islami- ca di Osama bin-Laden. I protagonisti Kabul (sinistra); profughi (destra). Copertina dossier: l’orfanotrofio «Children of Aloudin», a Kabul. (continua a pagina 34)
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