Missioni Consolata - Febbraio 2002
biamo fatta in tempo per il giubileo del 2000. Oggi la nuova cattedrale è una meraviglia. Lo dicono tutti. A noi piace soprattutto perché è ope- ra nostra». Anche il comune diede un con- tributo, rimuovendo le macerie dei muri abbattuti e fornendo la terra per alzare il livello della nuova co- struzione di 50 centimetri rispetto a quella vecchia. La gente pagò mille sacchi di cemento, mentre la Dire- zione generale dei missionari della Consolata offrì 20 mila reais . Al termine la spesa complessiva fu di 90 mila reais , per un’opera che si avvalse della solidarietà interna- zionale ( Adveniat tedesca e Missio- nari della Consolata), dell’apporto dell’autorità locale e del concorso dei fedeli. Un bell’esempio di coo- perazione. «Proprio così - conferma il vesco- vo -. Naturalmente tutto dipendeva dal come si chiedeva. Non bastava lanciare appelli generici; bisognava impegnarsi di persona, casa per ca- sa. Io sono abbastanza esplicito e, quando chiedo, ottengo quasi sem- pre qualcosa». La costruzione della cattedrale è ancor più meritoria, se si tiene con- to del contesto sociale. Nel 1994 il Brasile adottò la nuova moneta real (plurale reais ): una divisa forte, su- periore persino al dollaro. Il rap- porto con il «biglietto verde» era di 0,80 a 1. Dopo un periodo di stabi- lità forzosa e costosa, nel febbraio 1999 il real fu svalutato del 50% e l’inflazione riprese a correre. Oggi occorrono 3 reais per 1 dollaro. Oggi, con la globalizzazione-pri- vatizzazione, il Brasile dipende dal capitale estero. Il fenomeno ha au- mentato la disoccupazione, special- mente nelle grandi città di São Pau- lo, Rio de Janeiro, Porto Alegre... dove operano le industrie. E pesa- no i macigni di sempre: la mancata riforma agraria e l’iniqua distribu- zione della ricchezza. UNA DIOCESI IN CHIAROSCURO Nel 1988 eravamo a Zé Doca, o- spiti del vescovo Valle. Allora il pre- sule lamentava la scarsa collabora- zione della gente alla vita della dio- cesi. Oggi si registra un mutamento in meglio. La costruzione della cat- MISSIONI CONSOLATA 24 FEBBRAIO 2002 L a parrocchia di Bom Jardim è una delle più estese della dio- cesi: dista 30 chilometri da Zé Do- ca, è affidata ai due frati france- scani conventuali, molto giovani, e comprende più di 100 comunità. Pochi anni or sono ne è sorta u- na nuova: la comunità di São João do Caru. D’accordo con il parroco, avevo deciso di visitarla durante la stagione delle piogge. São João dista da Bom Jardim, in linea d’a- ria, circa 90 chilometri ed è rag- giungibile solo in barca durante il tempo delle piogge. I l programma prevedeva che mi trovassi alle sette del mattino a Bom Jardim. Da qui un frate ed io, in camion, avremmo raggiun- to il fiume per proseguire in una canoa a due posti fino a São João. Però il camion (data la pessima strada) non poteva marciare. Al- lora prendemmo una moto-taxi. La distanza era modesta: 12 chi- lometri. Ma ci impiegammo oltre un’ora, perché fummo costretti a fermarci una dozzina di volte a causa del fango. Giunti al fiume, salimmo in bar- ca: io davanti e il giovane frate dietro, al volante, vicino al moto- re. Dopo mezz’ora ci fermammo ad Alto Alegre per il rifornimento di carburante. Ripartimmo con due ospiti, che ci avevano chiesto un passaggio: poiché l’imbarcazione era piccola, due persone in più co- stituivano un bel rischio. Ma tut- to andò bene. Sennonché, ad un certo punto, udii un tonfo, seguito da un grido del frate guidatore. - Cosa è successo? - Il motore è caduto in acqua! - Cosa?... E ora? C’è un remo? - No. Si disperava il giovane frate, i- nesperto, anche perché sapeva che era colpa sua, non avendo fissato bene il motore sulla barca. Era mezzogiorno e fummo co- stretti ad abbandonarci alla cor- rente del fiume, sotto un sole co- cente. Non furono bei momenti... Finché il rumore di un’altra im- barcazione ci sollevò il cuore. Ri- tornammo a Porto Alegre. Quanto al motore, nuovo di zec- ca, ma caduto nel fiume, poteva- mo scordarcelo per sempre. A São João do Caru ritornammo cinque mesi dopo, via terra questa volta, in Toyota , messa a disposizione dal sindaco locale. Ma quasi subito l’auto ci piantò in asso per un guasto meccanico. Un camion, superaffollato, ci portò a destinazione dopo sei ore di viag- gio su una strada... che non c’era! Erano le 5 del pomeriggio. L’accoglienza della popolazione fu straordinariamente gioiosa: con tante foto-ricordo, perché era la prima volta che un vescovo mette- va piede in quel paese... La visita pastorale continuò il mattino suc- cessivo con l’amministrazione del- le cresime. Per il ritorno c’era ancora il ca- mion, ma in ritardo. Partimmo al- le due del pomeriggio. Percorsi u- na decima di chilometri, il camion si fermò per caricare alcuni sacchi di farina. Poi incominciò a piove- re come Dio voleva, e ci impanta- nammo. Bisognava aspettare che spiovesse. Io, intanto, camminai per circa tre chilometri, finché il camion mi raggiunse. Seguirono sette ore di scivola- te, sbandate e testacode. Ma, gra- zie alla Madonna Consolata, arri- vammo a Bom Jardim sani e salvi. Nella diocesi di Zé Doca si vi- vono anche queste avventure. Walmir Valle, vescovo di Zé Doca SE LA BARCA PERDE IL MOTORE E NON HA I REMI , SE IL CAMION S’ IMPANTANA E. . . Visita pastorale a São João do Caru
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