Missioni Consolata - Gennaio 2002

Quella volta urlai contro la don- na. Urlai che io ero in ambulatorio sempre e che lei non poteva porta- re il piccolo solo all’ultimomomen- to. Urlai che cosa voleva da me, che io ero unmedico e che forse avrem- mo potuto salvarlo. Urlai (lo dico a mia discolpa) perché non era giusto e urlerei ancora adesso (ogni volta che ricordo quel fatto, mi viene un nodo in gola) perché, se la morte è ingiusta, non penso che si possa tro- vare pace. Forse il mio urlo era rivolto con- tro questo nostro mondo, ma solo quella madre disperata (e forse in- cosciente) ed un piccolo gruppo di pazienti in attesa mi potevano sen- tire. LA MORTE INGIUSTA 2 (UN’ALTRA DELLE TANTE) Era una bimba piccola e denutri- ta. La madre ce l’aveva portata e non eravamo riusciti a salvarla. Avevamo però lottato insieme a lei e insieme avevamo perso. Ero andato a visitarla nella sua ba- racca e la bimba giaceva vestita di bianco, il volto si era rasserenato ed era quasi bella (i bambini denutriti sono sempre brutti). Avevo notato che la madre non piangeva e le chiesi perché. Mi rispose molto dignitosamente che la bimba non aveva ancora vis- suto e che, quindi, non poteva la- sciare il vuoto che lascia un anziano quando muore. Lo capii, sincera- mente, anche perché sapevo che la madre aveva lottato per farla vive- re. LA MORTE INGIUSTA 3 (ANCORA UNA) Maria Elena (sì, proprio quella che morì di morte assassina per ma- no di Sendero Luminoso ) un giorno arrivò correndo a casa mia. L’accompagnava un’altra donna e fra le braccia aveva un piccolo bam- bino. «Sono arrivata troppo tardi - mi disse appena entrata -, ho sentito l’anima del piccolo sfuggirmi». Il bambino era morto fra le sue braccia e, nel suo sguardo profon- do, capii il suo immenso dolore e la sua grande sorpresa. Il bambino era figlio di una donna che aveva in- contrato per strada e che stava cer- cando un medico. LA MORTE GIUSTA Mia nonna è morta a 97 anni. Sapeva che era giusto morire e qua- si desiderava raggiungere mio non- no, ma.... era attaccata alla vita e non voleva farsi vincere dalla mor- te. Ha lottato fino all’ultimo, non perché non voleva morire, ma per- ché voleva vivere. Questo è bello e giusto. LA MORTE DESIDERATA L’assistente sociale (e torniamo in Perù) mi aveva avvisato che in una casa nelle vicinanze dell’ambulato- rio c’era un vecchietto e che da tem- po i familiari dicevano che doveva morire. Andai a casa sua e, entrato, mi abituai lentamente all’oscurità. C’era un letto e su questo era diste- so un vecchio avvolto dalle coperte. Gli parlai serenamente e gli chie- si che cosa aveva. «Sono vecchio - mi rispose - e mio figlio non aspet- ta altro che la mia morte; ma io non ho nessuna intenzione di morire». «Che problema c’è?» chiesi. Mi mostrò allora la cassa da morto pre- parata al suo fianco, lamentandosi per questa stupida spesa che suo fi- glio aveva fatto con troppo antici- po. Aiutai in quell’occasione l’assi- stente sociale a portare via la cassa e, lasciata la casa, non potei che ag- giungere quest’altra esperienza (la fantasia dell’uomo è senza limiti) al- la mia collezione di «cose umane». LA MORTE ASSASSINA Maria Elena è stata uccisa da Sendero Luminoso . Due colpi di pistola davanti ai propri figli e poi un candelotto di dinamite per fare a pezzi il suo cor- po nel tentativo di fare a pezzi la sua memoria. Più tardi un altro cande- lotto per distruggere la sua tomba. Maria Elena aveva trent’anni. Era una bellissima ragazza negra, una dirigente popolare sincera e prepa- rata, una leader politica di sinistra e MISSIONI CONSOLATA 63 GENNAIO 2002 Cimitero di Lima-Villa Maria: il 1 novembre i peruviani celebrano i morti offrendo loro la musica e i cibi preferiti.

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