Missioni Consolata - Gennaio 2002
Riduzionismo: processo che semplifica lo studio dei fenomeni, «riducendoli» alle loro componenti ele- mentari e scartando aspetti ritenuti non essenziali o dovuti al caso. Considerando solo alcuni degli e- lementi in gioco, si perde di vista la globalità, la complessità e semplicità del mondo che ci circon- da. Meccanicismo: nato dalla fisica del XVII secolo, so- stiene che il comportamento di un qualsiasi siste- ma (corpo umano, bosco, atmosfera…) sia deduci- bile semplicemente studiando i comportamenti dei singoli elementi che costituiscono il sistema stes- so. Tali elementi costitutivi (simili agli ingranaggi di una macchina) sarebbero legati tra loro da rela- zioni di causa-effetto (tutto dipenderebbe dal pas- sato, avrebbe una causa precisa). Conoscendo tut- te le leggi matematiche e fisiche che regolano il fun- zionamento della realtà, sarebbe possibile prevedere tutti gli eventi che possono accadere. Il meccanicismo segnò il trionfo della fiducia degli uo- mini nelle proprie capacità razionali , nella possibi- lità di arrivare alla totale comprensione dei feno- meni naturali e, quindi, al dominio dell’uomo sulla natura. Ancora oggi, invade ogni sfera della nostra società (medicina, biologia, psicologia, sociologia, economia…), portando l’uomo a ragionare per «compartimenti stagni». Teoria dei sistemi complessi: teoria antiriduzioni- sta ed antimeccanicista; ha aperto la strada alla vi- sione olistica dei fenomeni , ossia ad una visione che considera tutti gli elementi in gioco. Il mondo non è più visto come una serie di parti separate ed indipendenti tra loro, ma come un insieme com- plesso, il cui comportamento non è facilmente pre- vedibile. La natura non è più retta da leggi rigoro- se e sempre valide, ma ora viene vista come una complessa rete di fenomeni che interagiscono tra loro. Principio di indeterminazione di Heisenberg: for- mulato agli inizi del Novecento, rivela che alcuni fe- nomeni avvengono per caso, e non a causa di un determinato evento precedente. L’impossibilità di fare previsioni precise sul comportamento dei fe- nomeni, quindi, non dipende da deficienze tecno- logiche, dagli strumenti di misura, ma è una carat- teristica stessa della natura. Etnoscienza: da «etno» (popolo) e scienza, indica u- na forma di conoscenza, di sapere, prodotta e pra- ticata da altri popoli e altre culture, non occiden- tali. Da non confondere con il concetto di cultura «popolare». Poiché il meccanicismo ha portato a considerare la scienza occidentale come unica de- tentrice di verità oggettive ed universali, l’etno- scienza è stata sottovalutata, se non ignorata o di- sprezzata, fino all’inizio del XX secolo. Principi della termodinamica: la termodinamica è la scienza che studia come l’energia si trasferisce da una forma ad un’altra (ad esempio da lavoro meccanico a calore). Il 1° principio stabilisce che l’energia, così come la materia, non può essere né creata né distrutta, ma solo trasformata. Si dice cioè che l’energia si conserva. Ogni processo pro- duttivo e di consumo ha bisogno di energia e di ma- teria, e sia l’una sia l’altra vengono trasformate du- rante il processo stesso: l’uomo, cioè, trasforma le materie prime (estratte come risorsa dall’ambien- te naturale) in merci e poi le merci in rifiuti (che do- vranno tornare in qualche modo all’ambiente stes- so). Al contrario dei cicli naturali, i processi attua- ti dall’uomo non si chiudono, e producono rifiuti ed inquinamento. Il 2° principio stabilisce che alla fine di ogni processo, o trasformazione, l’energia si degrada, ossia la qualità dell’energia peggiora: questo significa che diminuisce l’attitudine dell’e- nergia ad essere ancora utilizzata da qualcun altro. Un esempio: l’energia contenuta in un litro di ben- zina viene trasformata dal motore a scoppio in e- nergia termica e poi in lavoro meccanico, in ener- gia elettrica…; quando il litro di benzina è brucia- to completamente, in nessun modo è possibile recuperarlo. Si dice che il fenomeno è irreversibi- le. Qualsiasi processo che fabbrica merci, quindi, impoverisce la disponibilità di energia, e materia, nel futuro, ossia diminuisce la possibilità di pro- durre altre merci. Entropia: si è visto che il 2° principio si occupa del- la direzione in cui avvengono le trasformazioni spontanee (per fare altri esempi, un oggetto caldo si raffredda spontaneamente, ma uno freddo non si riscalda spontaneamente; una palla lanciata in alto rimbalza e lentamente si ferma, ma una palla ferma non inizia a rimbalzare spontaneamente…). Si dice che ogni trasformazione spontanea, men- tre provoca il peggioramento della qualità dell’e- nergia coinvolta, inevitabilmente ha come conse- guenza un aumento di entropia nel sistema consi- derato. L’entropia è una grandezza fisica che misura il grado di disordine in cui si trovano gli e- lementi che costituiscono un sistema, ossia la loro direzione. Ogni trasformazione che avviene in na- tura, quindi, provoca un aumento di entropia, dan- do un contributo alla «degradazione dell’universo». Tale concetto è centrale nell’economia di un pia- neta in cui le risorse naturali sono sempre più li- mitate per una società in continua crescita. Eco-efficienza: all’interno di un processo indu- striale, indica un impiego il più possibile minore di materiali ed energia, al fine di diminuire il con- sumo delle risorse naturali (acqua, suolo, mine- rali, combustibili…) e la produzione di rifiuti e so- stanze inquinanti. Si.Ba. G LOSSARIO E SSENZIALE
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