Missioni Consolata - Gennaio 2002
38 GENNAIO 2002 CONSOLATA MI SS IONI se di provviste, vini pregiati e persi- no una tartaruga per il brodo... Chiu- sa in cucina, porta a compimento una creazione artistica, condita di raffinatezza, dovizia e squisitezza. Il pranzo inizia con una preghiera da parte dei 12 membri della comu- nità per purificarsi da eventuali pec- cati. Con il susseguirsi delle pietan- ze, il pasto trasporta i commensali ad una disposizione d’animo più aperta, assopendo rancori e dubbi, per dar luogo ad una gioiosa serenità. Pas- sano dalla irrequietezza alla tran- quillità, dalla vecchiaia ad uno spiri- to giovanile. Il pranzo finirà fra can- ti, balli e risate. Grazie alla trovata di Babette, la comunità ritrova armonia e lo di- mostra la scena finale del giroton- do intorno al pozzo. Babette in quel pranzo ha perso tutto, ma ha offerto il meglio di sé. Ad una delle sorelle che le dice «ora sarete povera per il resto della vo- stra vita», lei risponde che non è co- sì, perché l’amore arricchisce e poi... «un artista non è mai povero!». «In paradiso - le dice Filippa - sa- rete la grande artista che Dio inten- deva che foste. Oh, come incante- rete gli angeli!». UN PO’ DI BELLEZZA PER ELEVARSI Nei paesi di missione l’ecumeni- smo, non solo tra cristiani ma anche tra i credenti di varie religioni, sta assumendo un’importanza primaria, come «una marcia in più», per un rapporto di fiducia e dialogo. I vescovi italiani, nell’ultimo do- cumento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (giugno 2001), sottolineano l’importanza di tre at- teggiamenti dello spirito: gioia, spe- ranza, bellezza. «Le vie che Gesù in- dica sono segnate dalla bellezza, perché bella è la vita di comunione, bello è lo scambio dei doni e della misericordia» (13). «Sì, la vita di Gesù è stata una vi- ta bella, vissuta in pienezza: egli è stato un uomo sapiente, capace di vivere tutti i registri delle relazioni umane, compreso quello dell’amici- zia; le pagine evangeliche sulla ca- sa di Betania sono tra le più affa- scinanti di tutta la Scrittura» (21). È forse proprio di questa dimen- sione che abbisogna l’ecumenismo. San Tommaso d’Aquino sulla bel- lezza: « Ad pulchritudinem tria requi- runtur: integritas, consonantia, cla- ritas - per la bellezza ci vogliono tre cose: l’integrità (delle parti), l’ar- monia (tra le parti) e la luminosità». Proprio ciò che manca sovente nei rapporti umani e anche tra le Chie- se per le troppe divisioni. Il protestante e grande teologo Karl Barth amava la musica, in par- ticolare Mozart. Nel 1965 scrisse una Lettera al musicista . Vi si legge: «Forse gli angeli quando sono in- tenti a rendere lode a Dio suonano la musica di Bach, ma non ne sono sicuro; sono certo invece, che quan- do si trovano tra loro suonano Mo- zart e allora anche il Signore trova diletto nell’ascoltarla». Anche nel senso che le grandi sin- tesi o i larghi accordi avvengono in alto e non dove si litiga o si discu- te soltanto... Per Paolo VI il simbolo dell’unità ecumenica consisteva nell’«ogiva» e lo spiegava allo scrittore Jean Guit- ton congiungendo in alto le due ma- ni ad arco acuto. Lassù... Per comunicare veramente in mo- do costruttivo, occorre elevarci, ma- gari con la musica di Mozart. «Non si tratta - diceva sempre Paolo VI - di convincere l’altro che è nell’erro- re, ma di unirmi a lui in una verità più alta». Se chiedo «ti dispiace portarmi qualcosa da mangiare?», formulo una richiesta. Ma se dico «facciamo colazione insieme?» esprimo un de- siderio di comunione. Ed è qualco- sa di più profondo. Questi dialoghi per elevazione, ad ogiva, esigono inventiva, capacità creativa e artistica. Non come av- viene in certe biblioteche morte, prive di linfa rinnovatrice, simili a cimiteri, libri ormai senza lettori o teatri senza spettatori. «BUON GIORNO» VICINO DI POSTO È una grigia mattina in una città del nord. Un autobus è carico di pen- dolari e studenti. I passeggeri sie- dono, uno accanto all’altro, infagot- tati nei pesanti abiti invernali, in- sonnoliti dal ronzio monotono del motore e dal calore del riscaldamen- to. Nessuno parla. Si vedono tutti i giorni, ma preferiscono nascondersi dietro il giornale. Una voce esclama all’improvviso: «Attenzione, attenzione!». I gior- nali frusciano, le teste si sollevano. «È il vostro conducente che vi par- la». Silenzio generale. Tutti guarda- no verso la nuca dell’autista. La sua voce è piena di autorità: è lui che ha in mano il volante. «Mettete via i giornali - prosegue -. Tutti quanti!». Un centimetro alla volta i giorna- li si abbassano. «Adesso voltatevi e guardate la persona che vi siede ac- canto». E, sorpresa, tutti obbedi-
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