Missioni Consolata - Gennaio 2002

quasi un emblema di un certo cristia- nesimo. Bill Clinton nell’articolo «Noi vit- time un po’ colpevoli», in relazione alla caduta delle Torri Gemelle, dopo aver riportato alcuni casi di spietata crudeltà, conclude: «Il razzismo con- tro i neri e gli indiani si paga» ( La Stampa , 10 novembre 2001)... In una chiesa metodista degli Sta- ti Uniti un pastore bianco sta predi- cando. I fedeli, neri, devono stare fuori. Finito il sermone un’anziana signora nera, Mary, entra in chiesa, va all’altare e manifesta il desiderio di aggregarsi alla comunità. Ma le si dice di iscriversi ad un’altra chiesa per soli neri. In lacrime, Mary attra- versa la navata della chiesa minac- ciando: «Uno di questi giorni dirò, io, a Dio come mi avete trattata!». I neri che si trovano fuori l’accolgono con il canto: «Mary, non piangere, cessa di lamentarti: l’armata del fa- raone è stata inghiottita nel mare». Altre volte il rifiuto o il dissenso avviene in modo più subdolo, col si- lenzio. Ignorando tutto. UN RICORDO PERSONALE Anni fa venni invitato a Torre Pel- lice (Pinerolo), a conclusione del Si- nodo valdese, per una tavola roton- da. Al termine il pastore Tourn mi fe- ce omaggio di due libri: uno piccolo su Pietro Valdo e un altro, cospicuo ed elegante, di Edmondo De Amicis Un documento ecumenico dive r s o? P er riparare allo scandalo della divisione dei cristiani, negli anni ‘30 ebbero inizio, in modo abbastanza consistente, gli incontri ecume- nici (il più delle volte lunghi e laboriosi) tra confessioni diverse, e quasi sempre si concludevano con un documento che sanzionava gli accordi raggiunti. L’esame di questi documenti, raccolti in volumi, è assai complesso: sono numerosi; il linguaggio è difficile; le sottigliezze sono onnipresenti (per dire e non dire), frutto di compromessi. Inoltre sono inesorabilmen- te minacciati da una sorte maledetta: quella di passare da vita a morte in brevissimo tempo. Documenti sepolti per sempre nelle biblioteche eccle- siastiche, posti in alto negli scaffali e non facilmente raggiungibili. L’ultimo documento è del 22 aprile 2001. Si tratta di una « Charta Oe- cumenica - Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa». Un commentatore lo definisce «una novità assoluta» e si au- gura che «venga ampiamente diffuso, studiato e incarnato nel tessuto vi- vo delle comunità ecclesiali». Ma, finora, studiato da chi? Non andrà a finire anch’esso sul mucchio degli altri innumerevoli scritti che l’hanno preceduto, in attesa che un prossimo documento ne diventi la pietra tom- bale? Sarebbe un peccato, perché è ben formulato, non troppo lungo, divi- so in tre parti. Ogni parte è introdotta da un opportuno testo biblico: ❐ «Cercate di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito» ( Ef 4, 3-6 ); ❐ «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» ( Gv 13, 35 ); ❐ «Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio» ( Mt 5, 9 ). Testi che ci fanno arrossire, perché la realtà è assai diversa. Ogni par- te si chiude con un «Ci impegniamo», e si tratta di nove solenni impegni. La set t imana per l ’uni tà del la Chiesa D al 18 al 25 gennaio tutti i cristiani pregano per ritrovare l’unità per- duta. È la Settimana della preghiera universale, ideata da padre Cou- turier, celebrata per la prima volta a Lione nel gennaio del 1936. Prece- dentemente, nel 1895 Leone XIII, sollecitato dalla lucchese Elena Guer- ra, istituì la novena di Pentecoste: anche per affrettare «l’opera della riconciliazione dei fratelli separati». Poi, nel 1908, due ministri anglica- ni, Spencer Jones e Paul Wattson lanciarono, l’Ottavario per l’unità del- la Chiesa. Con la conversione al cattolicesimo di Wattson l’Ottavario as- sunse un carattere piuttosto «papalino», di crociata, per la «conversione» dei non cattolici. Cosa non accettata evidentemente da tutti. La settimana di preghiera per l’unità della Chiesa si compie una volta all’anno e può ridursi ad un atto sporadico, presto dimenticato, in aspet- tativa che passi un anno. A che serve, se l’ecumenismo spirituale non giunge a produrre una vera «conversione del cuore»? O se, peggio an- cora, ognuno continua a tirare dalla propria parte? Si racconta che quando il politico svizzero, Im Grund, si recò da Nico- las de Flüe (1417-1487) per aggiornarlo sui gravi dissidi fra i confede- rati svizzeri e per chiedergli consiglio, il frate prese il proprio cordone e vi fece un nodo; poi lo porse a Im Grund dicendogli di scioglierlo: cosa che l’uomo politico fece facilmente. «È così - disse il frate - che bisogna scio- gliere le difficoltà degli uomini». Siccome il suo interlocutore obiettava che non era facile, gli rispose: «Tu non potrai mai sciogliere questo nodo se tutti e due ci mettiamo a tirare il cordone dalla propria parte. Ed è questo che gli uomini vogliono fare». Proprio questo. I. T.

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