Missioni Consolata - Gennaio 2002
30 GENNAIO 2002 CONSOLATA MI SS IONI «MA ORA…» Per un confronto tra protestanti e cattolici, è necessario tenere pre- sente che, delle Lettere di San Pao- lo , i primi privilegiano quella ai Ro- mani e i secondi la Prima Lettera ai Corinti . E i motivi ci sono. Le varie lettere di Paolo - scrive un pastore protestante svizzero - sono come il fiume Rodano, immissario del lago di Ginevra, mentre la Lette- ra ai Romani è lo stesso fiume che, maestoso, esce dal lago... È indi- spensabile, nonostante le difficoltà che la lettera presenta, farvi ricorso se si vuole individuare allo stato pu- ro il nesso tra Antico e Nuovo Te- stamento e quale sia la novità ap- portata da Gesù Cristo. La lettera contiene espressioni ri- correnti e in modo trionfale: Ma ora; ora però; ma c’è di più; c’è molto di più; e non basta… Per dire: Prima di Cristo era così, ora però… Ed anche: Siamo tutti (proprio tutti) peccatori e miserabili; ora però, con la fede in Cristo, tutto cambia... Cambia il no- stro rapporto con Dio. Gesù Cristo è il grande «però» di Dio in mezzo alla nostra miseria. So- no questi continui «ma ora» a costi- tuire il centro teologico ed architet- tonico della Lettera ai Romani . Qui - affermano i protestanti - ci dovremmo unire tutti. Tanto che il pastore Paolo Ricca chiede ai suoi fedeli: «La nostra Chiesa è all’altez- za di questo ecumenismo mozzafia- to di Dio? Non è forse il caso di dire che tale Dio è davvero troppo ecu- menico per i nostri gusti?». Inoltre, nel documento del Conci- lio ecumenico Vaticano II circa l’u- nità della Chiesa, c’è un’affermazio- ne che i protestanti stessi ritengo- no «esplosiva»; ed è che non tutte le verità della fede godono del me- desimo valore; per cui esiste una ge- rarchia, «essendo diverso il loro nes- so con il fondamento della fede cri- stiana» ( Unitatis redintegratio, 11 ). IL PESO DI UN TRISTE PASSATO In uno studio di agosto-settembre 2001, in onore di Giovanni Paolo II, un docente dell’università cattolica di Eichstät, Karl Ballestren, così ini- zia il suo articolo: «Una nota fami- glia della Germania del Sud ha po- tuto apprendere, da antichi docu- menti provenienti dall’archivio del Castello, come si erano comportati i suoi antenati al tempo della riforma protestante. Quando questi ricono- scevano da lontano un predicatore protestante, che si avvicinava alla cittadina appartenente al loro do- minio, montavano a cavallo, gli an- davano incontro e lo impiccavano al primo albero. E si sentivano la co- scienza a posto». L’autore commenta: «Ciò significa che avere la coscienza pulita non vuol dire fare il giusto ». Numerosi i casi, specie durante le missioni popolari cattoliche, di bib- bie protestanti date alle fiamme in pubblica piazza. È come se noi, og- gi, lo facessimo con il corano. Il patriarca ortodosso Athenago- ras, famoso per l’abbraccio con Pao- lo VI, scriveva: «A Costantinopoli, quando io studiavo teologia, se un prete cattolico incrociava un orto- dosso si girava dall’altra parte. Co- sì in treno, negli Stati Uniti, preti e vescovi cattolici passavano oltre. E, se eravamo nel medesimo scompar- timento, mi ignoravano ostentata- mente». In Grecia, ai giorni nostri, i catto- lici sono trattati allo stesso modo, ritenuti cittadini di seconda classe. A volte, in campo cattolico, alcu- ne strette di mano ecumeniche ven- gono mal digerite. Il 6 maggio 1983, in occasione dei 500 anni dalla na- scita di Lutero, venne firmato un do- cumento tra cattolici e luterani dal titolo «Martin Lutero, testimone di Gesù Cristo». Però la rivista 30 Gior- ni qualificò l’avvenimento la mano- vra di «una lobby cattolica a favore di Lutero». Non si possono neppure dimenti- care gli spudorati massacri e il di- sprezzo che l’integralismo islamico compie, in diverse parti del mondo, verso gli infedeli (per loro). Da parte ebraica spesso si cita il gesuita, padre Paolo Segneri (1624- 1694). Nel suo libro L’incredulo sen- za scusa , il capitolo sugli ebrei, in- titolato «Votati da Dio allo stermi- nio», inizia: «Fu già costume tra gli antichi di scrivere su le spalle dei servi ciò che volevano, e d’inviarli, così, quasi lettere aperte, agli ami- ci in lontana parte. Così ha fatto Dio con gli ebrei: ha scritto sulla pelle delle loro schiene la condanna, che tutti possono vedere e leggere, ed essi no». Cose del genere fanno parte della «teologia del disprezzo»... E perché in molte lingue la parola «nero» si- gnifica «sporco» con tutti i suoi de- rivati? È noto il film di Stanley Kramer In- dovina chi viene a cena? C’è un fi- danzato, un medico elegante e com- petente, però è di... colore. Film pa- tetico, ma significativo, da considerarsi Per la conversione del cuore Veramente a pezzi Povero Cristo! Non solo ha patito la croce e connessi, ma anche «la teologia del disprezzo», le lotte feroci e stupide dei «capi» cattolici contro quelli ortodossi o protestanti. E viceversa. Mentre gli esperti discutono a iosa, producendo montagne di libri. E dov’è l’ecumenismo?
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