Missioni Consolata - Gennaio 2002

mo tutti il tè?». In un angolo della modestissima sala, attorno ad un fornello a gas de- gli anni ’60, sostavano le volontarie Natalja e Irina con la teiera fuman- te e alcune tazze di diversa foggia e colore. Ma, prima del tè, interven- ne il solito Claudio con la seguente domanda per le signore: «Suppon- go che voi siate cristiane. Come sie- te riuscite a conservare la fede in un paese fino a ieri ateo?». «In casa - rispose Natalja - solo mia cugina ed io eravamo credenti; frequentavamo le pochissime chie- se aperte; il fatto ci penalizzava so- cialmente, perché eravamo discri- minate. Però abbiamo conservato la fede...». «Io - dichiarò Irina - non ho conservato la fede: l’ho trovata! So- no stata fortunata. Ero alla ricerca di qualcosa di nuovo e ho scoperto che Gesù veniva proprio incontro alle mie esigenze...». «Anch’io, come Irina - si intro- mise padre Vladimir -, non ho con- servato la fede, bensì l’ho scoperta all’età di circa 30 anni... E ora il tè!». DA ATEO A SACERDOTE Padre Vladimir Lapsin, 54 anni, ci incuriosì pure per il suo abbiglia- mento. Infatti non indossava la ta- lare nera, comune a numerosi col- leghi ortodossi (specie se monaci), bensì semplici pantaloni e un ma- glione girocollo beige a strisce color marrone moka. Con baffi, pizzo ed occhi socchiusi, richiamava il volto di Vladimir Lenin (1870-1924). Ma di padre Lapsin ci colpirono, soprattutto, le vicende della sua vi- MISSIONI CONSOLATA 19 GENNAIO 2002 GLI STECCATI NON TOCCANO IL C C I I E E L L O O Ci ha colpiti favorevolmente che, in questo in- contro cattolico-ortodosso, sia stato ricordato anche il teologo protestante Dietrich Bonhoef- fer, vittima del regime nazista. Padre Lapsin, che cosa pensa dell’attuale movimento ecume- nico nelle chiese? In ogni liturgia ortodossa si prega sempre per il bene di tutte le chiese e per la loro unità. In verità molti ortodossi intendono tale preghiera in modo diverso: alcuni pensano che, affinché ci sia unità, bisogna che tutti i cristiani diventino ortodossi. A me non sembra che questo sia fon- damentale, indispensabile. Ogni chiesa può conservare la sua tradizione e i suoi doni teologici specifici; però questo non impedisce di rispettarsi l’un l’altro, di ritenersi tutti fratelli. Sono al corrente delle differenze tra chiesa ortodossa e cattolica, ma ritengo che non siano tali da farci diventare nemici. Ciò che ci u- nisce è molto di più di quanto ci divide. Nell’ottocento un metropolita ortodosso dice- va che gli steccati che ci separano su questa ter- ra non arrivano fino al cielo. Sopra gli steccati, posti dagli uomini, noi siamo uniti. Il compito dell’ecumenismo è di rendere visibile l’unità; questa non è un elemento da costruire, ma si tratta di vedere ciò che già c’è. Come presentare Gesù Cristo all’uomo d’oggi? È una domanda cruciale, cui non è facile ri- spondere. Ritengo che, per presentare Cristo al- l’uomo d’oggi, bisogna prima averLo dentro di noi. Gesù ha detto ai suoi discepoli: «Sarete miei testimoni da Gerusalemme fino ai confini della terra». Noi possiamo offrire una testimonianza su qualcuno solo se lo conosciamo. Ebbene, per parlare di Cristo all’uomo moderno, dobbiamo prima avere un rapporto personale con Lui. Poi (aspetto molto importante) occorre parlare alla gente nella lingua che capisce. Questo è uno dei problemi principali nella chiesa ortodossa russa. Non si tratta di inventare nuove verità, ma di trasportare il messaggio di Gesù nella vita odier- na. Gesù Cristo non usava elucubrazioni teologi- che, non aveva una grande eloquenza ed espres- sioni altisonanti: parlava di cose semplici, della vita di tutti i giorni. Anche per questo il suo in- segnamento si è conservato valido ed attuale a 2.000 anni di distanza. Oggi il linguaggio con cui si annuncia Cristo è invecchiato e risulta incomprensibile, special- mente per chi ha alle spalle decenni di propa- ganda atea. Ma il vangelo è sempre vivo. È come Cristo che bisogna parlare all’uomo d’oggi. Se si parla come Lui, tutti Lo capiscono. Quale sarà il futuro socioreligioso della Russia? Lo stato, fino a ieri ateo, oggi sembra lasciar fare... Per adesso sì. Che cosa sarà in futuro... chi vi- vrà vedrà. In Russia tutto cambia ad una tale ve- locità che non è possibile fare previsioni a breve termine. Dopo 15 anni di perestroika (ristrutturazione) e di altri movimenti, tanta gente nutre il forte desiderio di un ritorno all’ordine. Quando sento numerosi individui che chiedono ordine, mi viene in mente la Germania prima di Hitler o l’Italia prima di Mussolini. Temo «il ritorno all’ordine». a cura di F. B. Ecumenismo, Cristo e uomo moderno, ritorno all’ordine

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