Missioni Consolata - Ottobre 1996

«ADELANTE... CON JUICIO!» Coltivazioni alternative alla coca? Sì. Ma senza pericolosi quanto inutili «Strafare». N ella regione del Caqueta sono circa 40 mila gli ettari colti- vati a coca da piccoli proprietari terrieri, sotto il controllo di gruppi guerriglieri . Questi hanno rimpiazzato il governo lega- le: forniscono semi, assistenza tecnica e trasporto; garantisco- no prestiti, protezione e , soprattutto, armi e prodotti chimici importati da Europa e Stati Uniti. Dalla coltivazione della foglia di coca il contadino arriva alla produzione di •cpasta-base» (una farina contenente l'alcaloide della cocaina e impurità varie) e la vende al narcotrafficante che, mediante il processo di cristallizzazione, ottiene cocaina pura: un chilo di cocaina esige cinque quintali di foglie di coca. Con un chilo di pasta-base il contadino guadagna 1.100 dollari (1.700.000 lire) : un buon affare, se paragonato ai prezzi di caucciù (un dollaro al chilo) e cacao (90 centesimi); senza men- zionare il pagamento irrisorio per mais o banane. Eppure nelle terre della coca si vive peggio di 15 anni fa: violenza e criminalità sono in ascesa; le famiglie sono sfasciate; valori sociali e organizzazione civile sembrano scomparsi. Tanto denaro, piovuto improvvisamente sulle teste dei cam- pesinos (vissuti fino a ieri del duro lavoro nei campi), ha minato le basi della cultura contadina, creando confusione e assenza d 'ogni norma. S crive in proposito Jaime Eduardo Jararnillo, sociologo co- lombiano: •Oggi nessuno si dedica all 'agricoltura tradizio- nale: questo non solo perché un ettaro di coca fornisce al con- tadino entrate mai sognate. C'è di più: la lavorazione della coca fa affluire alle campagne una folla di "giornalieri" (spesso sot- toccupati in città), studenti in cerca di rapidi guadagni e awen- turieri , che introducono valori e comportamenti distruttivi della moralità tradizionale. Austerità di vita, risparmio e sobrietà di consumi (virtù antiche della campagna) vengono spiazzate dai nuovi arrivati . Dove si lavora la coca, nel cuore della foresta , ar- rivano prostitute e uso smodato di liquori; si aprono discote- che, che diventano centri d'incontro, assai più di scuola e chie- sa. Il tutto a fronte dell 'assenza deUe forze istituzionali, sostituite dalla legge del revolver>•. C ontro la coltivazione illegale di coca lo stato colombiano, sotto la pressione degli Stati Uniti, propone programmi alternativi , usando il bastone e la carota. Prima la carota: .Voi eliminate la coca e noi vi diamo i soldi•• dice il governo ai contadini. In caso di mancata collaborazione, viene usato il «bastone>• delle fumigazioni : gli elicotteri spargono il diserbante gli/osato sulle coltivazioni di coca per distruggerle. Dal punto di vista ecologico, la distruzione chimica della coca è un disastro , perché colpisce anche altre piante e awelena es- seri umani e animali. Per sfuggire a tale repressione, inoltre, il coltivatore abbandona la zona fumigata ed invade nuove terre: distrugge altra foresta, finisce in miseria e diventa una potenzia- le recluta della guerriglia. Chi conosce bene la foresta amazzonica sa che è impossibile fermare con la forza la produzione di coca; occorrerebbero mi- lioni di soldati o scempi ecologici già perpetrati con i defolianti . N el1991 , a Curillo e Valparaiso (comuni sul fiume Caqueta), è iniziato un progetto di sviluppo agricolo-sociale gestito dal governo colombiano e finanziato dal fondo delle Nazioni Unite per il controllo della droga (Uncdp) . Lo scopo dichiarato era di fa- vorire l'agricoltura come requisito per eliminare le coltivazioni ille- gali di coca, da sostituirsi con riso, mais, banane, maniaca, canna da zucchero, caucciù, alberi da frutta ; nonché allevamenti di bovi- ni e ovini. Vari interventi promessi sono stati realizzati per miglio- rare le condizioni di vita dei campesinos: costruzione di ponti, strade, scuole, centri ospedalieri, uffici , punti di ritrovo; per la commercializzazione dei prodotti, si è puntato sulla creazione di cooperative, che si sobbarcavano il costo di trasporto e parteci- pavano alla definizione del prezzo del prodotto da vendere. Tuttavia, il progetto di ottenere, con le coltivazioni alternati- ve alla coca, entrate economiche sufficienti è fallito: così il colo- no ha mantenuto il suo campo di coca.. . e l'obiettivo di ridume la produzione non è stato raggiunto. I l passaggio alle coltivazioni alternative è un processo molto lento: occorrono pazienza e tolleranza. Mentre si promuove tale progetto, le istituzioni statali devono mirare , al tempo stes- so, a costruire una •<nuova società» in cui la gente possa vivere serenamente. Tale società non è la conseguenza della sostitu- zione della coca, ma la premessa perché il processo possa rea- lizzarsi. Senza l'esempio di uno stato impegnato nel promuove- re giustizia e pace, rispetto della persona e dei suoi diritti, soli- darietà e onestà, istruzione alla portata di tutti, non ci sarà al- cun cambiamento nell 'Amazzonia colombiana. Prima di ribaltare le coltivazioni agricole, bisogna ribaltare la scala dei valori . P. C. guenze limitate nel tempo in fatto di colonizzazione. L' attuale configura- zione dell 'area si deve quasi intera- mente alle migliaia di persone che, costrette da miseria e violenza, ab- bandonarono le terre natie, attraver- sarono la cordigliera orientale e cer- carono nuove terre da coltivare ne- gli llanos (pianure) e selve. vevano che un'unica alternativa di sopravvivenza: trasferirsi in territo- rio amazzonico e strappare terra a volontà dalla foresta. e in parte verso le foreste orientali. La stessa strada fu presa dai cosid- detti bando/eros, per rifugiarsi nei territori di frontiera e scampare alle ritorsioni delle bande vincenti. Ad essi si aggregarono quanti avevano conti in sospeso con la giustizia... La situazione si protrasse fino alla metà degli anni ' 60, lasciando in eredità alla gente la «cultura della violen- za>>, tuttora alla radice degli episodi di rivolta e lotta armata. Gli immi- grati nelle pianure orientali poteva- no contare su un unico aiuto da par- te dello stato: il riconoscimento del- la proprietà delle terre di cui si era- no impossessati. Prima causa di tale migrazione fu il latifondismo. A partire dal XVll secolo, le grandi famiglie della no- biltà colombiana avevano iniziato ad impadronirsi della maggior parte delle terre fertili del paese, desti- nandole soprattutto a pascoli esten- sivi; poi continuarono, con le buone e le cattive, a fagocitare quelle dei piccoli proprietari. Agli inizi di que- sto secolo la situazione era ormai drammatica. Molti contadini non a- 30 «NON DI SOLA COCA» Missioni Consolata - Ottobre ' 96 Alla piaga dellatifondismo (sem- pre più aggressivo) si aggiunsero, a partire dal dopoguerra, l ' esplosione demografica e dieci anni di violen- cia: la guerra civile che, scoppiata nel 1948 in seguito ali ' assassinio del leader liberalpopulista Eliecer Gai- tan, provocò oltre 300 mila morti, causò un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita, seminò il terrore nelle campagne, con un eso- do rurale di proporzioni gigante- sche. L' esodo si rivolse in parte verso le città, andando a costituire i bar- rios clandestinos (quartieri clande- stini) dei grandi agglomerati urbani, Negli anni seguenti lo stato stes- so, in varie fasi, si fece promotore della colonizzazione: un processo pianificato e controllato, in modo (continua a pag. 39)

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