Missioni Consolata - Ottobre 1996

coc l :D A (jJ n passo indietro nel tempo... ed è agosto, con tutti al mare o in montagna, borsa permettendo. Sulla spiaggia o davanti alla baita, lei compone parole incrociate e lui sfoglia un quotidiano. - Che c'è sul giornale di oggi? - Tutto quello di ieri, cioè nulla. Ma, dopo un istante, lui legge a voce alta: «Nella regione del Caqueta, in Colombia, migliaia di coltivatori di coca occupano le strade, per protestare contro la decisione del governo di sradicare i campi di coca...». <~Cos'è la coca?» interrompe lei. Elui: «E una pianta, dalle cui foglie si ottiene cocaina». U l «caso Colombia» è stato pressoché i&norato dai giornali-italiani. Mentre scriv1amo (3 settembre 1996), apprendiamo che i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie (Fare) hanno attaccato l'esercito colombiano, uccidendo 54 militari. Il sanguinoso scontro è avvenuto a las Delicias, nel Putumayo. la tensione si respirava già in luglio, con epicentro nel Caqueta, dove operano i missionari della Consolata. Il g1orno 31 padre leonel Narvaez scriveva: «Da tre settimane, dove prima c'era solo la guerriglia, sono giunti anche i militari, che hanno «fumigato» i campi di coca, nonché le piantagioni di caucciù e cacao. l contadini si sono mobilitati: bloccano le strade, protestano e chiedono un intervento positivo del governo. la strada tra San Vicente e Florencia è controllata da 1O mila manifestanti, venuti dai villaggi più remoti dopo 3-4 giorni di viaggio. la violenza può scatenarsi da un momento all'altro, soprattutto perché c'è la guerriglia». Il legame tra coltivatori di coca e guerriglia è stretto, poiché i guerriglieri esigono «un pizzo» elevato dai coca/eros, garantendo in cambio protezione armata alle coltivazioni di coca, dichiarate illegali dal governo di Bogota. Intanto il bilancio dello scontro MA ROATT fra ~uerriglia ed esercito è di 200 morti, decme di feriti e distruzioni materiali ingenti. U l presente numero speciale di «Missioni Consolata» A'cw Ji. dola coca dimostra come il problema sia di attualità. A'cw Ji. dtJk coca è un «dramma in quattro atti». • Atto primo: è «un atto stor1co», dove la violenza emerge come filo conduttore della storia cofombiana. Violenza dello stato, delle fazioni politiche, della guerriglia, dei narcotrafficanti, dei militari e paramilitari. Ma è difficile distinguere il «buono» dal «cattivo». • Atto secondo: la scena si svolge nel Caqueta, nell'Amazzonia colombiana. Protagonisti i coloni, che disboscano e coltivano nella speranza di arricchirsi, e gli indios, primi abitanti del territorio e minacciati di estinzione. Per entrambi la coca è un'esca quasi irresistibile e genera la narco-coscienza. • Atto terzo: nel Caqueta arrivano i missionari della Consolata. Che fare di fronte al «pericolo coca»? le risposte non mancano: nascono così le «coltivazioni alternative» ed altri progetti. Progetti di vita in un contesto di morte. • Atto quarto: è breve, ma sufficiente per cogliere la posizione della Republica de Colombia (attraverso l'ambasciatore a Roma). Un vescovo colombiano dice pure la sua: ed è una parola di speranza evangelica. Dopo il primo e il secondo atto ci sono due «mtermezzi», per ricordare che la coca è «una foglia morta», come pure che «la coca non è cocaina». U l messaggio del dramma è... A'cw Ji. dtJk coca. Ovvero: non serve sradicare la coca, né tanto meno fumigarla inquinando l'ambiente. Occorre impegnarsi in altre scelte. Il messa~io si tramuta, allora, in una Campagna d1 sensibilizzazione da lanciarsi in tutta Italia (vedi supplemento, pp. l-VIli). Amico lettore, se c1 stai, batti un colpo. lui e lei, dalla spiaggia o dalla baita, hanno già alzato la mano. lA REDAZIONE «NON DI SOLA COCA» 3 Missioni Consolata- Ottobre '96

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